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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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debbono prendere alle spalle i tedeschi impegnati a loro volta da uno sbarco «in<br />

prossimità» della capitale.<br />

E Castellano riparte per Cassibile, dove firmerà l’armistizio, con la precisa indicazione di<br />

Ambrosio, da trasmettere agli Alleati, secondo la quale lo sbarco può anche avvenire a<br />

sud di Roma, ma esso dev’essere compiuto «a portata di mano» delle divisioni di<br />

Carboni, perché si possa realizzare il piano italiano di difesa. Nulla di tutto questo<br />

avverrà e Castellano tornerà a Roma con al seguito, in incognito, il generale americano<br />

Maxwell Taylor, incaricato di accordarsi con Carboni sui particolari operativi per la<br />

divisione aviotrasportata americana che dovrebbe essere lanciata contemporaneamente<br />

all’annuncio dell’armistizio.<br />

Ma anche la missione Taylor, che trova un Carboni estremamente pessimista, si<br />

esaurisce in breve (e con essa salta definitivamente il piano delle truppe<br />

aviotrasportate), quando Taylor apprende che tutti gli aeroporti grandi e piccoli intorno<br />

a Roma sono già nelle mani dei tedeschi o comunque suscettibili di caderci in poche<br />

ore. In più i mezzi motocorazzati di Carboni, secondo una tragica e cronica costante<br />

delle svolte decisive per l’Italia della Seconda Guerra Mondiale, sono quasi privi di<br />

carburante e di munizioni.<br />

L’annuncio alla nazione<br />

Siamo ormai all’8 settembre. Badoglio fa un estremo tentativo per persuadere gli Alleati<br />

a studiare uno sbarco a nord di Roma e per far rinviare l’annuncio dell’armistizio,<br />

previsto per il 12 settembre. Contro il parere di Eisenhower, e soprattutto degli inglesi,<br />

che invitano il re e Badoglio col suo governo a lasciare la capitale, sia il monarca che il<br />

vecchio maresciallo continuano a ritenere che il fatto di stare a Roma significa salvare<br />

quel minimo di coesione che ancora rimane nella nazione italiana. Ma Eisenhower dà<br />

l’ennesima delusione a Badoglio: non soltanto respinge l’idea dello sbarco a nord di<br />

Roma ma gli comunica che lo sbarco avverrà a sud, molto più lontano. È Salerno il<br />

luogo prescelto, completamente spiazzato rispetto ad ogni operazione intesa a<br />

difendere Roma. In più Eisenhower dice a Badoglio che è impossibile procrastinare<br />

ancora l’annuncio dell’armistizio, di cui i tedeschi sono ormai a conoscenza per mezzo<br />

dei loro servizi segreti, e lo invita ad informare gli italiani quello stesso giorno,<br />

contemporaneamente a lui.<br />

Invano Badoglio tenta di ritardare l’evento. È una giornata di grande tensione e<br />

confusione. Che fare? Come mettere in salvo l’«Italia legale» in una notte, di fronte al<br />

precipitare degli eventi, alla ormai irreparabile reazione tedesca? D’altra parte<br />

Eisenhower è irremovibile, pretende che Badoglio faccia l’annuncio alla nazione alle ore<br />

20 con un comunicato radiofonico straordinario. E il vecchio Maresciallo deve sottostare<br />

all’imposizione. Lo fa anzi con mezz’ora d’anticipo: alle 19.30 dell’8 settembre con la sua<br />

voce metallica, dal forte accento piemontese, il maresciallo Pietro Badoglio, marchese<br />

del Sabotino, duca di Addis Abeba, uno dei personaggi più controversi degli ultimi<br />

cinque lustri di storia d’Italia, da Caporetto all’impero, fino ai tragici 45 giorni del suo<br />

governo, annuncia alla popolazione: «Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di<br />

continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di<br />

risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al<br />

generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La<br />

richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze anglo-

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