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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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La procedura è informale e rapidissima, visto l’atteggiamento minaccioso degli Alleati<br />

che rischia di mandare a monte ogni cosa. Se Badoglio ha tentato di giocare un’ultima<br />

carta per avere dai vincitori condizioni o garanzie maggiori, essa è fallita. Il 3 settembre<br />

alle 17.15 Castellano firma quello che sarà definito il «corto armistizio» tra l’Italia e gli<br />

Alleati, un documento di puro valore militare.<br />

Secondo un’altra versione, accreditata da documenti alleati, ciò che rischiò di bloccare le<br />

trattative di Castellano fu la richiesta italiana che prevedeva, al momento dell’annuncio<br />

dell’armistizio, lo sbarco di quindici divisioni alleate a nord di Roma, assicurando così la<br />

protezione totale della capitale con i suoi rappresentanti istituzionali e l’isolamento dei<br />

tedeschi, che avrebbero avuto rapidamente tagliate le linee di comunicazione tra nord e<br />

sud.<br />

La richiesta era obiettivamente inaccettabile per i rappresentanti di Eisenhower. Le<br />

quindici divisioni non erano subito disponibili; inoltre un’operazione anfibia del genere<br />

richiedeva un periodo di preparazione enorme rispetto all’urgenza per lo stesso governo<br />

di Roma di concludere. La richiesta era l’ennesimo espediente di Badoglio per ritardare<br />

la resa dei conti? Ma con quale obiettivo?<br />

In definitiva gli Alleati promettono le quindici divisioni, ma in due rate, le prime sei<br />

subito, le altre nove in seguito; ma gli sbarchi avverranno a sud di Roma. Come<br />

«consolazione» per gli italiani si assicura che la divisione aviotrasportata sarà inviata a<br />

protezione di Roma. Sono promesse impegnative per gli Alleati (che in gran parte<br />

tuttavia non saranno mantenute): a farle profferire è stata la convinzione di Eisenhower<br />

sul margine di tempo ormai ristrettissimo che rimane al governo Badoglio prima di<br />

crollare per effetto d’una grave crisi interna o per l’intervento dei tedeschi.<br />

Quanto alla scelta della zona di sbarco (a nord o a sud di Roma) gli esami più recenti di<br />

documenti sembrano accreditare la tesi secondo cui furono ancora gli inglesi, dopo<br />

averla caldeggiata in un primo tempo, a far bocciare la scelta più settentrionale;<br />

attraverso l’uso della loro macchina segreta ULTRA i britannici avrebbero intercettato,<br />

con altri messaggi segreti dei tedeschi, quello di Hitler a Kesselring, in cui si ordinava di<br />

far ripiegare verso nord tutte le truppe della Wehrmacht, distruggendo le unità italiane<br />

che incontravano sul loro cammino e attestandosi quindi, all’incirca, su quella che<br />

sarebbe poi diventata nota come «linea gotica».<br />

A questo punto, sbarcare a nord avrebbe impedito ai tedeschi di liquidare<br />

definitivamente l’esercito italiano e nello stesso tempo avrebbe dato spazio ad un<br />

governo italiano rimasto nella capitale e con un ampio territorio da amministrare.<br />

Insomma si sarebbero realizzate condizioni che impedivano al piano inglese di mettere<br />

definitivamente in ginocchio l’Italia come potenza mediterranea.<br />

La difesa di Roma<br />

Vera o meno questa interpretazione – peraltro suffragata da numerosi documenti – del<br />

delenda Italia perseguito tenacemente dagli inglesi, è un fatto che a Roma c’è<br />

impreparazione di fronte alla reazione tedesca e pure delusione per la mancata<br />

promessa di uno sbarco alleato a nord di Roma. Prima della firma dell’armistizio del 3<br />

settembre il generale Giacomo Carboni, che comanda il Corpo d’Armata motocorazzato<br />

a difesa della capitale, dice esplicitamente a Castellano che soltanto nel caso d’uno<br />

sbarco «in prossimità» della capitale è in grado di garantire la difesa. In sostanza il<br />

piano prevede che una parte del Corpo d’Armata di Carboni (tre divisioni di fanteria) si<br />

schierino a difesa di Roma, mentre il resto dei reparti, dotati di mezzi corazzati,

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