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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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inglese. È una scelta nefasta per l’Italia, perché le trattative dureranno a lungo e<br />

daranno modo ai tedeschi di rafforzare il loro dispositivo militare nella penisola, mentre<br />

la popolazione dovrà subire i pesanti bombardamenti aerei. Quanto a Londra, la scelta<br />

italiana è del tutto opportuna, perché la più grande preoccupazione di Churchill appare<br />

quella di evitare contatti diretti tra italiani e americani.<br />

Il primo contatto con gli Alleati è tentato dal ministro degli Esteri, Guariglia, l’ultimo<br />

giorno di luglio. Nella notte il ministro di Badoglio incontra in Vaticano il segretario di<br />

stato di Pio XII, Maglione. Lo scopo è di avere un tramite per contattare l’ambasciatore<br />

di Londra presso la Santa Sede, Osborne, e l’uomo di Roosevelt, Taylor.<br />

Armistizio senza condizioni<br />

Ma la risposta a Guariglia, malgrado i buoni uffici di Maglione, è del tutto negativa, ed è<br />

indice della chiusura che in quel momento gli Alleati, anche perché irritati e sospettosi<br />

per la formula «la guerra continua», hanno verso il governo Badoglio: semplicemente<br />

Osborne e Taylor rispondono di «non essere in grado di comunicare proposte italiane ai<br />

rispettivi governi». Il che è assurdo e significa che hanno istruzioni dirette a rifiutare<br />

qualsiasi contatto che non sia nel senso, immediato ed esplicito, della resa senza<br />

condizioni, evitando ogni inutile negoziato.<br />

Guariglia non disarma e tramite il console generale Berio a Tangeri e il segretario di<br />

legazione Lanza d’Ajeta a Lisbona cerca ulteriori contatti, questa volta con i<br />

rappresentanti dello Stato Maggiore alleato. Il problema per l’Italia è complesso: non<br />

soltanto si cerca di evitare la pura e semplice applicazione della clausola della resa<br />

incondizionata, si deve pure far capire agli Alleati che l’armistizio deve essere<br />

accompagnato da immediate misure militari capaci di evitare la rappresaglia tedesca<br />

contro gli italiani. Ma la risposta ai due diplomatici italiani è sempre la stessa: gli Alleati<br />

sono pronti soltanto a ricevere una richiesta di armistizio da parte italiana, senza<br />

condizioni. Il resto è di loro competenza, ed è subordinato alle necessità strategiche più<br />

generali.<br />

A questo punto Roma pensa che la cosa migliore sia di affidare una nuova missione di<br />

sondaggio ad un militare, e viene scelto il generale Giuseppe Castellano, un elemento di<br />

fiducia del Capo di Stato Maggiore generale Ambrosio. Gli è affidata la missione di<br />

recarsi segretamente a Lisbona per riprendere i contatti con i rappresentanti militari<br />

degli Alleati, contatti che si sono chiusi con un nulla di fatto per il diplomatico Lanza<br />

d’Ajeta.<br />

Con maggiore forza, pensa Badoglio, un generale riuscirà a sostenere la tesi della<br />

necessità di interventi militari per stroncare la rappresaglia tedesca sul nascere. In<br />

sostanza, sostiene Roma, l’armistizio è un fattore secondario, l’importante è studiare<br />

subito operazioni militari congiunte contro i tedeschi. Il Maresciallo evidentemente<br />

pensa, con parecchia ingenuità e anche senza conoscere fino in fondo l’atteggiamento<br />

ostile degli inglesi, di rovesciare semplicemente la situazione, trovandosi fuori<br />

dall’alleanza con i tedeschi e «a fianco» degli Alleati.<br />

Castellano parte da Roma il 12 agosto sotto falso nome per Lisbona. Ma prima di questa<br />

partenza c’è stato un fatto che avrebbe dovuto aprire gli occhi a Badoglio sulla effettiva<br />

volontà alleata, e soprattutto inglese, di prendere in seria considerazione le offerte<br />

dell’Italia. Il 31 luglio il governo italiano, su richiesta del Vaticano, ha risposto alla Santa<br />

Sede di avere deciso di dichiarare Roma «città aperta». Badoglio chiede al Vaticano di<br />

farsi portavoce autorevole di tale dichiarazione presso i governi alleati. Il 2 agosto il

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