20.05.2013 Views

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

gli inglesi sono inflessibili sulla clausola della resa senza condizioni. E non è tanto<br />

Churchill, il cui pragmatismo gli suggerisce sempre soluzioni di compromesso pur di<br />

conseguire l’obiettivo primario, ma il resto del gabinetto inglese, e in particolare il<br />

Foreign Office, diretto da Anthony Eden, vecchio e tenace nemico dell’Italia, a restare<br />

fermo alle clausole più dure.<br />

Churchill: «armistizio in due tempi»<br />

Il premier britannico propone infatti una soluzione di compromesso tra i 45 punti iniziali<br />

degli inglesi e i dieci di Eisenhower, con la riserva finale di applicare tutte le clausole più<br />

dure una volta avuto il consenso degli italiani alla soluzione «morbida» americana. Dice<br />

Churchill: «Personalmente ritengo che le condizioni che Eisenhower può ora offrire sono<br />

molto più suscettibili di essere capite da un rappresentante del governo italiano e<br />

pertanto suscettibili di immediata accettazione, rispetto ad uno strumento di resa… Se<br />

riusciremo ad imporre condizioni di emergenza, questo significa che gli italiani ci<br />

saranno dati mani e piedi legati… ».<br />

L’idea del premier britannico significa in pratica un armistizio in due tempi (ed egli<br />

stesso parla di two stages): prima clausole militari, poi quelle politiche ed economiche.<br />

Per Eden è invece necessario che fin dall’inizio agli italiani, giudicati infidi per antico<br />

preconcetto, a qualsiasi credo politico appartengano, si pongano sul tavolo subito e<br />

contemporaneamente tutte le clausole, per evitare di trovarsi un governo di Roma che,<br />

dopo avere accettato le condizioni militari, si opponga a quelle politiche ed economiche.<br />

Ma c’è una considerazione più generale che è decisiva per l’atteggiamento inglese, al<br />

quale finirà anche per allearsi lo stesso Churchill, se pure non ne è stato il vero<br />

ispiratore.<br />

La campagna in Italia, nel luglio del 1943, non è il punto di maggiore impegno per gli<br />

Alleati. Con i russi che avanzano ad Est impegnando il grosso della Wehrmacht e che<br />

inesorabilmente puntano al cuore dell’Europa centrale, per Londra e Washington<br />

diventa prioritaria l’apertura del «secondo fronte» in Francia e ogni sforzo deve essere<br />

condotto in quella direzione. Il fronte italiano serve soltanto per impegnare truppe<br />

tedesche, con il parallelo, inevitabile impegno nei Balcani.<br />

In quel momento conviene un rapido armistizio con l’Italia? Gli italiani a questo punto<br />

sono ancora di più, se alleati della Germania, una grossa palla al piede per Hitler. Meglio<br />

dunque, così ragionano a Londra, lasciare ancora un po’ l’Italia al fianco della Germania,<br />

lasciare cioè con Hitler un paese che gli procura soltanto problemi e nessun vantaggio.<br />

E in più gli italiani, piegati dalle privazioni e dai bombardamenti terroristici, finiranno per<br />

accettare la resa senza condizioni, rinunciando ad ogni tentativo di ammorbidirla.<br />

In questo contesto l’unico inglese ad avere una qualche considerazione in più per il<br />

fronte italiano è ancora Churchill, ma perché il premier britannico non ha ancora<br />

rinunciato all’idea, che peraltro non si realizzerà mai, di usare la penisola come<br />

piattaforma per operazioni nei Balcani, in direzione del Danubio, con lo scopo finale,<br />

anche qui, di tagliare la strada alla futura avanzata dell’Armata Rossa nella zona.<br />

Molto si è discusso su quanto il governo Badoglio avrebbe potuto fare, e come, per<br />

superare l’obiettivo ostacolo della intransigenza britannica. Forse avrebbe potuto<br />

facilitare i piani di Eisenhower rivolgendosi direttamente agli americani tramite il loro<br />

rappresentante speciale presso la Santa Sede, l’ambasciatore Myron Taylor, il quale<br />

aveva manifestato incoraggiamento per tentativi italiani di uscita dal conflitto. Ma<br />

Grandi, e con lui altri, avevano consigliato ad Acquarone, e perciò al sovrano, la strada

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!