20.05.2013 Views

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

tutti i reparti avversari. Nel frattempo, però, i giapponesi hanno rinunciato a<br />

Guadalcanal e, nel massimo segreto, l’intera guarnigione (11.700 superstiti) è stata<br />

evacuata dal Tokyo Express: quando le tre colonne del generale Patch – che ha<br />

rimpiazzato Vandergrift – si congiungono il 9 febbraio 1943 nel villaggio canaco del<br />

fiume Tenaubo il nemico è già scomparso da un pezzo. Le perdite americane nei<br />

combattimenti terrestri non superano i 1492 morti – contro i 14.800 giapponesi, più i<br />

9000 morti di malattia – ma la marina statunitense ha pagato Guadalcanal con due<br />

portaerei e 126.000 tonnellate di naviglio da guerra.<br />

Guadalcanal – che non a torto verrà chiamata «la Stalingrado del Pacifico» –<br />

rappresenta il punto di svolta della guerra contro il Giappone. Nella prima fase del<br />

conflitto, infatti, gli eserciti di Tokyo hanno conquistato tutti gli arcipelaghi del settore<br />

occidentale e sud-occidentale dell’oceano ma subito dopo, mentre tentavano di<br />

estendere il loro controllo alle basi americane e inglesi delle isole hawayane e<br />

dell’Australia, sono stati fermati e respinti con la battaglia di Midway: infine, costretti<br />

alla difensiva, hanno cercato soltanto di proteggere le posizioni nelle Salomone e nella<br />

Nuova Guinea. È a questo punto che gli Stati Uniti preparano la loro nuova strategia<br />

offensiva. Quattro sono le strade che possono condurli a Tokyo ma la più breve, quella<br />

che parte dal nord, dalle Aleutine, impedisce – con le condizioni climatiche, gelo e<br />

nebbia quasi tutto l’anno – di pensare ad una «Overlord del Pacifico». Altra via è quella<br />

dello stretto di Malacca che ha l’enorme vantaggio di avere una serie di solide basi in<br />

India ma che, per contro, ha l’inconveniente di essere dominio inglese e pertanto<br />

potrebbe essere percorsa solo a condizione di un accordo con Londra. Le altre due vie<br />

sono quelle chiamate «delle giungle» e «degli atolli»: la prima è una specie di sentiero<br />

terrestre, discontinuo, che sale dal Pacifico del Sud di isola in isola ed è teatro delle<br />

operazioni di MacArthur; la seconda, un percorso marittimo – affidato a Nimitz –<br />

attraversa il Pacifico centrale ed è il cammino più breve e diritto sull’obiettivo.<br />

Così, mentre Nimitz nel 1942 si mette alla ricerca della battaglia navale decisiva che<br />

segnerà la fine del Giappone, MacArthur, di atollo in atollo, comincia la conquista della<br />

Polinesia con tutta una serie di combattimenti oscuri ma sanguinosi per raggiungere<br />

traguardi secondari. I giapponesi, dal canto proprio, attuano quella che il generale<br />

Chassin, nella sua Storia militare della Seconda Guerra Mondiale, chiama «la strategia<br />

del salasso»: fortificano anche il più piccolo scoglio, si chiudono – votati alla morte –<br />

dentro a trincee e a bunker; arrivano a creare fortilizi persino sulle cime degli alberi, la<br />

cosiddetta guerra degli alberi di cocco.<br />

Il salto del montone<br />

Per risparmiare forza e tempo MacArthur perfeziona poco alla volta la sua tattica del<br />

«salto del montone» (o «salto della rana», o «della cavalletta») che consiste – fatti salvi<br />

i casi di necessità assoluta – nel trascurare le posizioni nemiche forti per attaccare<br />

l’avversario in quelle deboli: «Da quel momento», scriverà MacArthur nelle memorie, «i<br />

miei movimenti e le mie operazioni furono guidati dall’applicazione di questo principio:<br />

evitare l’attacco frontale con le sue terribili perdite di vite umane; passare oltre i punti<br />

di appoggio tenuti troppo fortemente dal nemico, e neutralizzarli tagliando le loro linee<br />

di comunicazione. In altri termini, attaccarli là dove non ci sono. Ecco la tattica che mi<br />

assicurò il successo di tutta la campagna, dalla Papuasia fino a Manila. In realtà si<br />

trattava dell’impiego di mezzi moderni in una manovra che era vecchia come il mondo:

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!