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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Dopo il 25 luglio 1943 Hitler, allarmato dall’eventualità di uno sganciamento dell’Italia<br />

dall’alleanza (e, soprattutto, di un suo passaggio «ipso facto» nel campo avverso)<br />

intensificò l’invio di truppe nel nostro Paese.<br />

L’«invasione» tedesca, vista con malcelata ostilità dai comandi e dai soldati italiani,<br />

provocò litigi e sparatorie quasi quotidiane.<br />

Il generale Roatta, al convegno italo-tedesco di Bologna del 15 agosto, lamentò che<br />

«non sempre il Comando Supremo è stato avvertito che truppe germaniche avrebbero<br />

varcato la frontiera […]. Ufficiali tedeschi hanno costretto il personale italiano a far<br />

proseguire i treni, pistole alla mano. Parecchi dei militari tedeschi transitati portavano<br />

elmetti con sopra scritto: “Viva Mussolini” […]. Truppe germaniche hanno pagato con<br />

marchi di occupazione».<br />

Di qui la necessità di un compromesso come mostrano queste due disposizioni, l’una<br />

tedesca e l’altra italiana, diramate dalle rispettive parti alle proprie truppe per<br />

preservare l’alleanza.<br />

Il primo documento emerge da una circolare diffusa il 12 agosto 1943 del Comando<br />

della 4ª Armata:<br />

COMANDO 4ª ARMATA – Stato Maggiore – Ufficio Operazioni – n. 15.000 di prot. Op. –<br />

P.M. 1, lì 12 agosto 1943 – Oggetto: Decalogo per le truppe tedesche nel settore 4ª<br />

Armata – Al Comando del 1° Corpo Armata. P.M. 43; Al Comando del 15° Corpo<br />

Armata, P.M. 15; Al Comando del 22° Corpo Armata, P.M. 78; Al Comando M.M. Italiano<br />

in Francia, P.M. 78; Al Comando Aeronautico della Provenza, P.M, 43; Al Comando 5ª<br />

Div. Alpina Pusteria, P.M. 206; Al Comando Artiglieria d’Armata, Sede; Al Comando<br />

Genio d’Armata, Sede; All’Intendenza di Armata, P.M. 169. E per conoscenza: Al<br />

Comando Difesa Territoriale, Alessandria; al Comando Difesa Territoriale, Torino; Al<br />

Comando cc.RR. d’Armata, Sede (Diramazione estesa fino ai comandi di compagnia o<br />

unità corrispondenti).<br />

Il Comando dell’87° C.A. germanico ha diramato fra le proprie truppe il decalogo di cui<br />

viene unita traduzione. In armonia con l’operato del comando dell’87° C.A. è<br />

indispensabile che i Comandi italiani illustrino e ottengano da tutti i dipendenti la più<br />

Cameratesca collaborazione.<br />

Richiamo segnatamente la necessità del saluto reciproco. Gli ufficiali, con opportune<br />

istruzioni, facciano conoscere ai dipendenti i vari distintivi di grado dell’esercito alleato.<br />

Una volta di più la severità di vita, la serietà del servizio, l’interessamento a favore dei<br />

dipendenti sono indispensabili per affermare presso gli alleati la forza vitale del nostro<br />

Esercito.<br />

Il Generale di Armata Comandante (Mario Vercellino)<br />

GEBOTE FÜR DIE SOLDATEN DES 87° AK<br />

(Decalogo per le truppe tedesche dell’87° C.A.)<br />

1. L’Italia è entrata in guerra nel 1940, dissanguata nei precedenti conflitti in Africa<br />

Orientale ed in Spagna, per tenere fede al patto con la Germania. Non è bello<br />

ricordare al soldato italiano che il suo armamento è insufficiente.<br />

2. L’Italia non è un paese d’occupazione. Ha proprie leggi, proprie istituzioni e proprie<br />

norme. Tocca al soldato alleato in Italia di uniformarsi ad esse quali ad esempio:<br />

disciplina stradale, limitazione nell’uso di macchine fotografiche per necessità di<br />

segreto militare, divieto di frequentare determinati locali pubblici. obbligo di esibire<br />

documenti di riconoscimento e di dare le proprie generalità, se richiesto, a superiori<br />

ed organi di polizia italiana.

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