SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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20.05.2013 Views

Sono vietati gli assembramenti e la circolazione di qualsiasi corteo, squadra o drappello. È vietato il porto di qualsiasi arma, bastone o corpo contundente. Sono revocati fino a nuovo ordine tutti i permessi di porto d’arma. Le autorità di Pubblica Sicurezza sono autorizzate a porre le limitazioni che riterranno necessarie alla circolazione tramviaria e agli orari degli esercizi pubblici. I contravventori saranno puniti a termine di legge. Viva l’Italia. Viva il Re. Il Generale di Corpo d’Armata Comandante Antero Canale Questo volantino venne diffuso dai sei partiti antifascisti il 7 agosto 1943: Il Comitato dei Partiti per la Libertà, richiamandosi al proprio manifesto del 26 luglio, constatando che il Governo Badoglio non ha realizzato nessuno dei seguenti punti: Liquidazione totale del fascismo e di tutti i suoi strumenti di oppressione Armistizio per la conclusione di una pace onorevole Liberazione immediata di tutti i detenuti politici Ristabilimento di una giustizia esemplare, senza procedimenti sommari, ma inesorabile nei confronti di tutti i responsabili Abolizione delle leggi razziali Costituzione di un governo formato dai rappresentanti di tutti i partiti che esprimono la volontà nazionale Esprime la propria disapprovazione per la mancata attuazione del programma stesso e delibera di fare presente al Paese e al Governo che solo con la immediata ed integrale attuazione dei postulati sopra elencati il Paese potrà uscire dalla tragica crisi in cui si dibatte. Gruppo di Ricostruzione Liberale Democrazia Cristiana Partito d’Azione Partito Socialista Italiano Movimento di Unità Proletaria per la Repubblica Socialista Partito Comunista Italiano Da L’Italia Libera, organo del Partito d’Azione, numero straordinario del 21 agosto 1943: Il problema della pace domina oggi ogni altra questione. Ogni conquista che possiamo strappare oggi, ogni passo compiuto sulla via di una futura libertà non hanno valore che in funzione del problema della pace. Non chiediamo libertà, controllo, democrazia ecc, nell’illusione che il terreno politico attuale sia favorevole allo svilupparsi di queste forze, ma perché sappiamo che sono le uniche vie possibili per porre fine alla guerra voluta dal fascismo. Libertà e pace sono oggi come una sola e medesima cosa. Come sappiamo che la libertà non si ottiene, ma si conquista, così anche la fine della guerra non ci verrà donata, ma sarà conquistata dal popolo italiano nelle sue lotte odierne, quotidiane, dalla sua volontà di aprirsi una strada verso una vita libera e democratica. L’Avanti!, giornale del partito socialista di unità proletaria, nel n. 3 dello settembre 1943, denuncia il ferimento di alcuni operai in una sparatoria avvenuta a Torino durante una manifestazione alla FIAT Mirafiori: Torino, la grande proletaria, la cui sensibilità politica è indiscutibile per le prove date in passato remoto e recente, giovedì 18 agosto è rimasta completamente inerte in ogni sua attività industriale e commerciale: i lavoratori torinesi hanno scioperato!

La stessa massa che il 26 luglio apprendendo la caduta dell’opprimente e brigantesco regime fascista aveva gridato: Viva Badoglio, intendendo in tal modo esprimere la propria fiducia nell’uomo che in antitesi con Mussolini doveva essere simbolo di Pace e Libertà, delusa nella vigilante attesa delle prime settimane, volle far sentire la sua incontenibile volontà astenendosi compatta dal lavoro. L’episodio culminante fu una canagliosa sparatoria di un ufficiale comandante il reparto di truppa adibito alla sorveglianza dello stabilimento FIAT-Grandi Motori. Costui, tanto per dimostrare che… il fascismo non era morto, non potendo ottenere dai suoi soldati che si macchiassero di sangue fraterno, si servì egli stesso di un fucile mitragliatore e sparò sugli operai inermi che ancora non avevano varcato la soglia dello stabilimento. In segno di protesta per i feriti, alcuni dei quali gravissimi, ricoverati negli ospedali della Città, i torinesi nella totalitarietà, scioperarono. Lo stato d’assedio non ha impedito che la dimostrazione, contenuta in limiti di austera serietà e compostezza, riuscisse, tanto che le autorità cittadine considerarono opportuna la chiamata del Ministro Piccardi e dei Commissari della Confederazione dei Lavoratori dell’Industria. […] Lo sciopero generale di Torino seguito a quello di tanti altri centri lavoratori, potrà essere domani la rivolta di tutto un popolo, che, compresso per tanti anni nella sua libertà intende ad ogni costo riscattarla. La strage di Bari La ricostruzione della sparatoria del 28 luglio con l’invito di Bonomi a Senise (capo della polizia) ad aprire un’inchiesta I durissimi ordini di Badoglio per impedire qualsiasi manifestazione popolare al momento della caduta del fascismo porteranno a sanguinosi episodi in tutta Italia. Il più grave, senza dubbio, è la strage di Bari dove il 28 luglio 1943 i soldati apriranno il fuoco su un corteo di giovani uccidendone venti e ferendone moltissimi altri. Fra le vittime (alcune di 13 e 14 anni) vi è anche lo studente diciottenne Graziano Fiore: il ragazzo, quel mattino, si è recato al carcere di Bari dove devono essere liberati numerosi antifascisti, fra i quali suo padre – lo scrittore Tommaso Fiore – il professor Guido Calogero, Peppino Laterza, figlio del noto editore , il filosofo Guido De Ruggiero. L’autorità militare vieterà i funerali e due mesi dopo un sergente a Taranto viene processato per la strage e assolto. All’Archivio Centrale dello Stato è conservato questo documento , probabilmente di Bonomi e inviato al governo per una indagine. Sul foglio, infatti, c’è una annotazione a mano, datata 2 agosto 1943, che dice: «Eccellenza Senise consegnatomi dall’ecc. I. Bonomi che segnala la necessità di una inchiesta». Il giorno 28 luglio, alle ore 12.30 antimeridiane circa, si era formato un gruppo di giovani studenti, che, recando alla testa due bandiere e un cartellone con la scritta «viva il re! viva il maresciallo Badoglio!», si portava verso il comando del Corpo d’armata di Bari, inneggiando alla patria, al re, all’esercito e al maresciallo Badoglio. Come avviene di solito, i dimostranti erano preceduti da una numerosa schiera di monelli, dell’età dai dieci ai quindici anni. I dimostranti si sono fermati in un primo tempo davanti alla sede del Corpo d’armata, che era presidiato da soli quattro carabinieri, e alle cui finestre erano gli ufficiali addetti. Analogamente, alle finestre del palazzo Diana trovavansi tutti gli ufficiali del comando marina. Nessuno di essi ha dimostrato di voler impedire o non gradire la dimostrazione.

Sono vietati gli assembramenti e la circolazione di qualsiasi corteo, squadra o drappello.<br />

È vietato il porto di qualsiasi arma, bastone o corpo contundente.<br />

Sono revocati fino a nuovo ordine tutti i permessi di porto d’arma.<br />

Le autorità di Pubblica Sicurezza sono autorizzate a porre le limitazioni che riterranno<br />

necessarie alla circolazione tramviaria e agli orari degli esercizi pubblici.<br />

I contravventori saranno puniti a termine di legge.<br />

Viva l’Italia. Viva il Re.<br />

Il Generale di Corpo d’Armata Comandante<br />

Antero Canale<br />

Questo volantino venne diffuso dai sei partiti antifascisti il 7 agosto 1943:<br />

Il Comitato dei Partiti per la Libertà, richiamandosi al proprio manifesto del 26 luglio,<br />

constatando che il Governo Badoglio non ha realizzato nessuno dei seguenti punti:<br />

Liquidazione totale del fascismo e di tutti i suoi strumenti di oppressione<br />

Armistizio per la conclusione di una pace onorevole<br />

Liberazione immediata di tutti i detenuti politici<br />

Ristabilimento di una giustizia esemplare, senza procedimenti sommari, ma inesorabile<br />

nei confronti di tutti i responsabili<br />

Abolizione delle leggi razziali<br />

Costituzione di un governo formato dai rappresentanti di tutti i partiti che esprimono la<br />

volontà nazionale<br />

Esprime la propria disapprovazione per la mancata attuazione del programma stesso e<br />

delibera di fare presente al Paese e al Governo che solo con la immediata ed integrale<br />

attuazione dei postulati sopra elencati il Paese potrà uscire dalla tragica crisi in cui si<br />

dibatte.<br />

Gruppo di Ricostruzione Liberale<br />

Democrazia Cristiana<br />

Partito d’Azione<br />

Partito Socialista Italiano<br />

Movimento di Unità Proletaria per la Repubblica Socialista<br />

Partito Comunista Italiano<br />

Da L’Italia Libera, organo del Partito d’Azione, numero straordinario del 21 agosto 1943:<br />

Il problema della pace domina oggi ogni altra questione. Ogni conquista che possiamo<br />

strappare oggi, ogni passo compiuto sulla via di una futura libertà non hanno valore che<br />

in funzione del problema della pace. Non chiediamo libertà, controllo, democrazia ecc,<br />

nell’illusione che il terreno politico attuale sia favorevole allo svilupparsi di queste forze,<br />

ma perché sappiamo che sono le uniche vie possibili per porre fine alla guerra voluta<br />

dal fascismo.<br />

Libertà e pace sono oggi come una sola e medesima cosa. Come sappiamo che la<br />

libertà non si ottiene, ma si conquista, così anche la fine della guerra non ci verrà<br />

donata, ma sarà conquistata dal popolo italiano nelle sue lotte odierne, quotidiane, dalla<br />

sua volontà di aprirsi una strada verso una vita libera e democratica.<br />

L’Avanti!, giornale del partito socialista di unità proletaria, nel n. 3 dello settembre<br />

1943, denuncia il ferimento di alcuni operai in una sparatoria avvenuta a Torino durante<br />

una manifestazione alla FIAT Mirafiori:<br />

Torino, la grande proletaria, la cui sensibilità politica è indiscutibile per le prove date in<br />

passato remoto e recente, giovedì 18 agosto è rimasta completamente inerte in ogni<br />

sua attività industriale e commerciale: i lavoratori torinesi hanno scioperato!

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