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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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La morte di re Boris di Bulgaria<br />

Un «giallo» sgomenta l’Europa nell’estate 1943, la misteriosa morte di re Boris III di<br />

Bulgaria, quarantanovenne, successore di Ferdinando I e marito di Giovanna di Savoia,<br />

figlia di Vittorio Emanuele III: colto da inesplicabile malessere lo zar dei bulgari spira<br />

dopo lunga agonia alle 16.22 di sabato 28 agosto.<br />

«Boris, mio marito, non è morto di morte naturale» dirà in seguito la regina, madre di<br />

due figli, Simeone e Maria Luisa. «La sua fine, in un modo o nell’altro, è stata<br />

criminosamente provocata». Sulla misteriosa morte di Boris c’è già nel 1943 – e<br />

continuerà nei due anni a venire – un intreccio di ipotesi, di accuse, di rivelazioni e la<br />

più strampalata sembra proprio quella dei tedeschi i quali, attraverso Goebbels,<br />

sostengono che a volere la morte del sovrano è stata la Casa reale italiana, e<br />

l’esecutrice del delitto è stata la principessa Mafalda, cognata di Boris.<br />

Boris, salito al trono nel 1918 alla morte del padre Ferdinando, s’era legato a Hitler<br />

dopo un tormentato periodo di assoluta neutralità quando, nella spartizione dei Balcani,<br />

la Germania aveva assegnato a Sofia la regione della Dobrugia meridionale, un territorio<br />

ch’era stato bulgaro fino al 1913.<br />

Nel gennaio 1941, però, Hitler aveva regolato il conto chiedendo e ottenendo da Boris il<br />

permesso per il passaggio attraverso la Bulgaria delle truppe tedesche che accorrevano<br />

in aiuto di quelle italiane sui monti della Grecia: inoltre il 1° marzo 1941 la Bulgaria<br />

aveva aderito al Patto Tripartito.<br />

Allo zar Boris non mancano accortezza e abilità politica (Mussolini l’ha definito «un<br />

Giolitti balcanico») ed egli sa cogliere il senso degli avvenimenti e prevederne, nel limite<br />

del possibile, le eventuali conseguenze. I successi della Wehrmacht tedesca non lo<br />

abbagliano: conosce la potenza degli Stati Uniti e dell’URSS, sa che quando questa<br />

potenza potrà dispiegarsi in pieno per la Germania nazista sarà la fine. E, infatti, di<br />

questa fine avverte i primissimi sintomi con la caduta di Mussolini in Italia.<br />

Di qui, anche, la ricerca di contatti con inglesi e americani, ricerca faticosa e della quale,<br />

comunque, Hitler sembra sia stato messo subito al corrente dall’efficiente servizio di<br />

spionaggio delle SS.<br />

Boris deve quindi muoversi con estrema prudenza; in Bulgaria operano infatti<br />

attivamente ben tre formazioni comuniste che ricevono aiuti sia dagli USA che dall’URSS<br />

ma il presidente del Consiglio è il professor Filov, di accesi sentimenti filotedeschi. Re<br />

Boris stesso descrive con una spigliata frase la situazione ideologica del suo paese: «I<br />

miei generali sono germanofili, i miei diplomatici anglofili, la regina è italiana e il mio<br />

popolo simpatizza per i russi. Io sono l’unica persona neutrale della Bulgaria».<br />

Il cattolicissimo Boris dice no a Hitler<br />

Il 13 agosto 1943 Boris è convocato da Hitler a Berchtesgaden dove arriva il giorno di<br />

Ferragosto, accompagnato dal ministro della Difesa, Mihov, e dal proprio aiutante di<br />

campo. Il Führer gli ha messo a disposizione un aereo con un suo pilota di fiducia, il<br />

tenente colonnello Hans Bauer. L’ordine del giorno delle conversazioni è: «Esame della<br />

situazione militare e politica generale. La funzione della Bulgaria durante la guerra».<br />

Non esistono testimonianze dirette dei colloqui fra Hitler e Boris ma è sottinteso che il<br />

Führer chieda allo zar dei Bulgari se il suo paese intende seguire l’esempio dell’Italia a<br />

sganciarsi dall’alleanza con la Germania: bisogna, conclude Hitler, che la Bulgaria entri<br />

subito in guerra contro l’Unione Sovietica (finora ha sempre rinviato questa mossa) e<br />

intensifichi le persecuzioni contro gli ebrei (cui il cattolicissimo Boris, fino a questo

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