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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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tragico bombardamento del 24 ottobre 1942 (171 morti, distrutte 441 case, colpite<br />

l’università di Porta Romana, l’ospedale Maggiore, il Fatebenefratelli, due chiese, cinque<br />

scuole): «Se oggi gli inglesi vengono a bombardarci hanno ragione. Hanno cominciato i<br />

tedeschi con Londra e noi abbiamo persino inviato un corpo aereo per aiutarli»‘.<br />

All’indomani del bombardamento della notte dal 13 al 14 febbraio 1943 la polizia<br />

segreta rileva che «universalmente la gente se la prende con chi ha scatenato questa<br />

ira di Dio, che sarebbero poi il duce e il Führer, e dice che sarebbe ora di finirla, che se<br />

per trattare una pace è necessario cambiare i due Capi, si cambino prima che vengano<br />

condotte alla rovina due Nazioni». E il 18 febbraio, sempre a Milano e a proposito del<br />

bombardamento di pochi giorni prima: «Ciò che hanno sentito le mie orecchie<br />

all’indirizzo del duce è cosa da non credersi. Chi lo malediceva, chi lo chiamava<br />

farabutto, chi diceva: “quel gran mascalzone dovrebbe trovarsi lui esposto ad una di<br />

queste sciagure, e poi finirebbe di fare l’uomo di coraggio”».<br />

Giuseppe Mayda<br />

La fine di Ettore Muti, detto «Gim dagli occhi verdi»<br />

A quarant’anni di distanza, la morte di Ettore Muti rimane ancora avvolta nel mistero. È<br />

un episodio fosco, un torbido «giallo» inserito nelle vicende confuse e contraddittorie<br />

che riempiono i 45 giorni di Badoglio, specialmente quelle collegate con l’armistizio. Ma<br />

mentre sulla resa di Cassibile disponiamo di una valanga di memoriali, sulla fine di «Gim<br />

dagli occhi verdi», come lo chiamava D’Annunzio, non ci è mai stata detta la verità. La<br />

versione più autorevole è quella del generale Giacomo Carboni, all’epoca capo del SIM<br />

(Servizio Informazioni Militari), il quale organizzò l’arresto di Muti su ordine di Badoglio.<br />

Ma è una versione monca e reticente; quanto meno poco credibile, venendo da una<br />

fonte così direttamente compromessa nell’episodio.<br />

Ettore Muti «incominciò a morire» subito dopo la caduta di Mussolini. Uomo di enorme<br />

coraggio fisico ma con un cervello di gallina, nei giorni precedenti al «ribaltone» del<br />

Gran Consiglio aveva partecipato ad alcune riunioni dei congiurati, forse senza capire<br />

nemmeno che di congiurati si trattava. Ciano se lo portava dietro, come si porta un<br />

grosso mastino al guinzaglio, quando andava, insieme con l’inseparabile Anfuso, da<br />

Dino Grandi. A mezzogiorno di venerdì 23 luglio, vigilia della fatidica riunione del Gran<br />

Consiglio, nell’ufficio del segretario del PNF Scorza ci sono Ciano, Grandi, Bottai e Muti.<br />

Si parla dell’ordine del giorno con il quale, 24 ore dopo, Mussolini sarà messo in<br />

minoranza e il regime crollerà. Muti è visibilmente seccato per le bizantinerie giuridiche<br />

in cui si dibatte la discussione e se ne esce con questa battuta: «Mi fate ridere con i<br />

vostri ordini del giorno! Se volete risolvo io la questione e il Duce ve lo faccio fuori<br />

questa sera». E ripete, in romagnolo: «Al’ ammazz me!». Gli altri trasecolano perché<br />

Muti ha sempre ostentato una fede incondizionata in Mussolini. L’episodio è riferito da<br />

fonti fasciste inoppugnabili come Nino D’Aroma, Giorgio Pini, Duilio Susmel, che lo<br />

spiegano così: Muti, «tanfo intrepido come soldato quanto politicamente sprovveduto»,<br />

si è fatto prendere dall’atmosfera eccitata e ha recitato la parte dell’uomo d’azione,<br />

insofferente delle chiacchiere dei parolai.<br />

Alle 19.30 del 25 luglio, Muti apprende dell’arresto di Mussolini dal boss della<br />

cinematografia del regime, Luigi Freddi, incontrato per caso. Il giorno dopo, lunedì 26,<br />

Muti gira ancora tranquillamente per Roma, in uniforme. C’è qualcuno che si preoccupa<br />

dei suoi movimenti: è il maresciallo Badoglio, che di Muti ha un vero terrore fisico, se<br />

dobbiamo credere a quello che ci racconta il generale Carboni; Badoglio ha dato ordine<br />

al capo del SIM di far sorvegliare l’uomo perché lo giudica «pericolosissimo»; gli risulta

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