20.05.2013 Views

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

lungo le poche grandi vie di comunicazione stradali e ferroviarie, l’Italia diventerà ben<br />

presto un facile obiettivo.<br />

I «block-buster»: 1525 kg di esplosivo<br />

Prima dell’8 settembre 1943, data dell’armistizio, Napoli viene bombardata 76 volte,<br />

Catania 67, Messina e Palermo 50, Agrigento 43, Cagliari 39, Siracusa 36, Ragusa 34,<br />

Trapani 28, Reggio Calabria e Torino 24, Salerno 21, Genova 17, Brindisi 16, Taranto<br />

15, Catanzaro e Milano 13, Bari, Cosenza, Foggia e Savona 9 volte, La Spezia 7, Sassari<br />

6, Alessandria 5, Livorno e Nuoro 4, Benevento, Bologna, Grosseto, Imperia, Lecce e<br />

Venezia 3, 2 volte Civitavecchia, Novara, Pavia, Pisa, Reggio Emilia, Roma, Varese e<br />

Viterbo e una volta, infine, Vercelli, Trento, Terni, Potenza, Pescara, Parma, Frosinone,<br />

Cuneo, Cremona, Caltanissetta e Bolzano.<br />

In generale, nella fase iniziale del conflitto, cioè fra il giugno 1940 e l’inverno-primavera<br />

1941, a fare le maggiori spese dei bombardamenti inglesi sono le città del Meridione,<br />

più vicine alle basi britanniche di Malta e di Gibilterra. Napoli subisce il primo attacco<br />

aereo la notte del 31 ottobre 1940: l’incursione, durata 45 minuti, ha per obiettivi il<br />

porto, la stazione ferroviaria e le raffinerie di Poggioreale. Le bombe, sganciate<br />

dall’altezza di appena 600 metri, piombano invece nei vicoli popolari di Porta Capuana<br />

compiendo stragi. Ma Napoli, un anno dopo, è anche la prima città italiana a fare la<br />

triste conoscenza delle nuove bombe nemiche, quelle da 4000 libbre (quasi due<br />

tonnellate) che aprono spaventose voragini nei rioni del Vomero, Santa Lucia e<br />

Mergellina.<br />

Questi ordigni, che pesano esattamente 1814 chili e ne contengono 1525 di esplosivo,<br />

sono soprannominati «block-buster» poiché il loro potere di scoppio è tale da demolire<br />

un isolato di edifici: privi di alette direzionali, in tutto simili ad una grossa caldaia e<br />

nemmeno arrotondati verso la parte posteriore, essi sono in grado di polverizzare<br />

un’area di 20.000 metri quadrati, pari ad una superficie circolare che abbia un diametro<br />

di 162 metri. Con i «block-buster» cadono su Napoli anche centinaia di spezzoni<br />

incendiari, ordigni lunghi mezzo metro, pesanti due chili, contenenti termite e magnesio<br />

e capaci di sprigionare un calore di 2500 gradi.<br />

Poi la guerra aerea degenera e, nei suoi orrori, verranno coinvolti i civili, senza<br />

discriminazione. Di fronte agli sviluppi e all’estensione del conflitto gli inglesi non<br />

tardano, infatti, a sostituire all’indirizzo strategico dell’obiettivo unico e preciso (come la<br />

FIAT di Torino, o l’Ansaldo di Genova o le acciaierie Breda di Milano) il concetto più<br />

generico di un bombardamento a zone («areabombing») che ha per scopo la<br />

progressiva distruzione e lo sconvolgimento di tutto il sistema militare, industriale ed<br />

economico nemico.<br />

Uno dei prodromi più evidenti è l’attacco aeronavale scatenato su Genova la mattina di<br />

domenica 9 febbraio 1941. La squadra britannica di base a Gibilterra penetra nel golfo<br />

ligure con una puntata di sorpresa e, giunta a 15 chilometri dalla costa, rovescia sulla<br />

città 273 colpi da 381 (uno piomba nella cattedrale di San Lorenzo e dopo avere fatto<br />

saltare tutte le vetrate istoriate salvo quella che rappresenta il santo patrono rotola<br />

davanti all’altare maggiore senza esplodere: oggi è ancora lì, a testimonianza<br />

dell’episodio) e 1182 proiettili di minore calibro. Sono le 7.45. Durante mezz’ora, guidati<br />

dalle indicazioni degli osservatori aerei, gli artiglieri inglesi centrano 254 edifici del<br />

centro di Genova, fra piazza Acquaverde, via XX Settembre e piazza della Vittoria. Dalle<br />

macerie vengono estratti 72 morti e 250 feriti, ma di questi, settanta moriranno nei<br />

giorni seguenti. Sono pochi i colpi da 381 che colpiscono le navi in porto e le industrie<br />

pesanti di Cornigliano e Sestri Ponente.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!