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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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segue si può udire il ron-ron degli aerei, alti nel cielo senza luna. Alle 0.47 i cannoni da<br />

75/35 della Dicat iniziano il tiro di sbarramento, accompagnato da raffiche di<br />

mitragliera. Nello stesso istante le luci accecanti dei bengala si accendono sopra<br />

Stupinigi e sopra San Mauro, lungo il Po; quasi contemporaneamente, con un fischio<br />

lacerante, cadono quaranta bombe da 500 libbre: gli ordigni, che scoppiano al primo<br />

urto senza fare in tempo ad attraversare un fabbricato, colpendo un edificio ne<br />

demoliscono al massimo i due piani più alti. L’incursione termina all’una in punto e un<br />

altro urlo lamentoso delle sirene annuncia il cessato allarme.<br />

L’indomani le stazioni ferroviarie di Porta Nuova e Porta Susa sono prese d’assalto da<br />

una folla di 200.000 partenti; anche i torinesi, che di solito non se lo possono<br />

permettere, mandano in fretta e furia le famiglie in vacanza anticipata dando inizio al<br />

caotico fenomeno di migrazione interna che, negli anni della guerra, si chiama<br />

sfollamento. Quel mattino la gente si precipita alle edicole per cercare nei giornali le<br />

notizie dell’attacco aereo della notte prima ma resta delusa: non trova neppure una<br />

riga. La stampa cittadina e nazionale tace anche il giorno dopo, 12 giugno, e soltanto il<br />

13 il bollettino radio dell’una pomeridiana parla di «velivoli nemici, probabilmente<br />

inglesi» che hanno attaccato Torino provocando «con trenta bombe pochi danni e<br />

qualche perdita fra la popolazione civile». Finalmente, venerdì 14 La Stampa dà i<br />

particolari sull’azione: gli aerei incursori hanno sganciato dall’altezza di circa 6000 metri;<br />

cinque ordigni hanno centrato un mercato coperto, gli altri sono finiti su diversi<br />

fabbricati e il bilancio è stato di 14 morti e 39 feriti.<br />

Terrorismo aereo<br />

Il bombardamento di Torino sarà la prima di una lunga serie di incursioni (oltre 7000)<br />

sulle città italiane durante i cinquantotto mesi e mezzo della guerra: l’ultima avverrà a<br />

Gemona del Friuli nella tarda serata del 30 aprile 1945. Complessivamente, secondo i<br />

dati dell’Istituto centrale di statistica, le vittime civili ammonteranno a 59.796 persone,<br />

pari all’intera popolazione di una città come Asti, o Mantova. A questa cifra vanno<br />

aggiunti 4558 militari.<br />

L’attacco a Torino rappresenta un vero e proprio raid mai tentato prima ma sarà anche<br />

un prezioso «test» per gli esperti degli stati maggiori britannici: duemila chilometri di<br />

volo fra andata e ritorno con la necessità di attraversare due volte le Alpi ad una quota<br />

fra i 5000 e i 6000 metri, prima col carico delle bombe e poi col carburante contato. I<br />

torinesi, che in quella seconda notte di guerra trepidano sotto lo scoppio delle bombe,<br />

non sanno che dei trentasei bimotori Whitley partiti dallo Yorkshire e diretti alla loro<br />

città, ventidue sono stati costretti ad abbandonare l’impresa a causa delle bufere sulle<br />

Alpi. Dei rimanenti, dodici giungono nel cielo del Piemonte (gli altri due si dirigono su<br />

Genova senza riuscire nella missione) ma non hanno egualmente compito facile.<br />

L’obiettivo primario dei Whitley è la FIAT Mirafiori, quello secondario lo scalo delle<br />

ferrovie; tre o quattro Whitley, proseguono nella rotta fin quasi ad Asti prima di<br />

accorgersi di avere sbagliato obiettivo. Le quaranta bombe (e non trenta, come ha<br />

affermato il reticente bollettino italiano del 13 giugno) vengono sganciate sia sulla FIAT<br />

Mirafiori sia su Porta Nuova ma, effettivamente, fanno fiasco.<br />

Nei mesi che seguono questi primi attacchi avviene, in campo britannico, un<br />

fondamentale mutamento dal punto di vista tattico: il Bomber Command della RAF,<br />

sotto la direzione di sir Arthur Harris, che non proprio a torto sarà chiamato «il<br />

macellaio», svilupperà i tipi di velivoli adatti a lunghi percorsi e a notevoli quote e<br />

perfezionerà gli strumenti di rilevazione e di puntamento. Così, priva di ampi spazi,<br />

ristretta orograficamente all’imbocco delle valli o attorno alle città marittime, sviluppata

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