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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Documenti e testimonianze<br />

Il governo Badoglio<br />

Dal dicembre 1940 all’estate 1943. Badoglio soffre di essere messo in disparte ed è<br />

molto deluso per il mancato aiuto del re al momento dell’urto con Mussolini. Vari sono i<br />

suoi tentativi di riemergere. Già nel primo inverno di sconfitte 1940-41, egli invita alcuni<br />

amici antifascisti a organizzare il colpo di stato «agendo come una specie di<br />

carboneria». Il maresciallo si autodefinisce: «La bandiera che si presenta quando il<br />

reggimento è schierato. Allora io prendo il comando e si marcia». Gli rispondono che<br />

l’unica organizzazione possibile è quella già esistente dell’esercito e che solo lui può<br />

manovrarla. Ma in verità Badoglio non vuole compromettersi perché è ancora incerto<br />

sull’esito della guerra.<br />

Ecco che il 22 marzo 1941, all’indomani della fallita offensiva italiana in Albania, fa<br />

sapere al re tramite Acquarone di essere disposto a prendere il comando, sicuro di<br />

risolvere la situazione. Non risulta una risposta del re. Insomma, fino all’estate 1942, vi<br />

è una sincronia tra il moto pendolare della guerra e l’oscillare di Badoglio tra il desiderio<br />

di rendere la pariglia al rivale che gli ha «fatto le scarpe» (Cavallero) e il progetto di<br />

tentare il distacco dell’Italia dalla Germania. Un solo scopo egli persegue intanto con<br />

assoluta coerenza: rientrare nelle grazie di casa Savoia; ma come tramite deve<br />

accontentarsi della principessa Maria José incontrandola segretamente a Cogne<br />

nell’estate 1942.<br />

Nell’inverno 1942-43 Badoglio, con la complicità di alcuni amici milanesi e genovesi fa<br />

sapere in Gran Bretagna di essere pronto a capitanare un rivolgimento. Si vanta di<br />

avere con sé anche Caviglia, il che non è affatto vero ma risponde solo al pio desiderio<br />

di comuni amici. Il generale Pesenti sarebbe disposto a recarsi in Cirenaica come suo<br />

ambasciatore. Ma il tentativo fallisce per svariate ragioni, neppure oggi tutte venute alla<br />

luce. Certo è che Eden afferma di non desiderare un mutamento di campo dell’Italia i<br />

cui generali diverrebbero poi fonti di fastidi peggiori persino di quelli cagionati alla Gran<br />

Bretagna da de Gaulle. Successo anche minore avevano avuto altre avances tentate da<br />

Badoglio in Vaticano, col cardinale Maglione.<br />

Il ritorno del maresciallo<br />

Il maresciallo non verrebbe più alla ribalta se, dopo molte esitazioni, a metà luglio 1943,<br />

il re non finisse per rivolgersi a lui. Il sovrano era stato dapprima incerto se sostituire<br />

Mussolini con un governo politico oppure con uno tecnico-militare. Scelta quest’ultima<br />

via, la terna dei nomi è questa: Caviglia, Ambrosio, Badoglio (secondo una<br />

testimonianza invece: il grande ammiraglio Thaon di Revel, Caviglia e Badoglio). In ogni<br />

caso Badoglio sempre all’ultimo posto. Il re infatti teme l’ambizione del maresciallo<br />

anche quando, scartati gli altri perché troppo poco popolari, si rassegna a chiamarlo.<br />

Acquarone aveva detto a Soleri fin dal 16 luglio: «Se gli va bene, chi io ferma più?».<br />

Nei 45 giorni tra il 25 luglio e l’8 settembre Badoglio si occupa poco delle trattative con<br />

gli Alleati, affidate – sappiamo con quali risultati – alle varie «correnti» dello stato<br />

maggiore. Fino all’ultimo egli nutre l’illusione che i tedeschi se ne vadano pacificamente.<br />

Intanto bada a fondare il proprio personale potere assicurandosi l’ordine in due modi:<br />

repressione brutale, ma anche vistosa persecuzione di fascisti per dare un contentino ai<br />

partiti ancora semiclandestini e continuare a tenerli fuori gioco. Il re, assai più

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