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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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formare il suo governo il maresciallo preferisce avere magistrati, tecnici, funzionari e<br />

militari, che gli creano meno «grane» ma non lo aiuteranno certo molto a uscire da una<br />

situazione estremamente difficile. Così il 26 luglio la lista del ministero comprende: agli<br />

Esteri l’ambasciatore Raffaele Guariglia, già rappresentante dell’Italia ad Ankara; l’ex<br />

prefetto Bruno Fornaciari agli Interni (sarà sostituito dopo poco tempo da Umberto<br />

Ricci); alle Finanze e al Tesoro va il provveditore generale dello Stato Domenico<br />

Bartolini; Giovanni Acanfora, direttore generale della Banca d’Italia, assume il dicastero<br />

degli Scambi e Valute; alle Corporazioni va il consigliere di Stato Leopoldo Piccardi; una<br />

serie di altri direttori generali o «ex» vanno rispettivamente alla Giustizia (Gaetano<br />

Azzariti); all’Educazione Nazionale (Leonardo Severi); ai Lavori Pubblici (Domenico<br />

Romano); all’Agricoltura (Alessandro Brizi); alla Cultura Popolare (Guido Rocco); poi<br />

alcuni generali: Antonio Sorice per il ministero della Guerra, Melchiade Gabba per<br />

l’Africa Italiana, Renato Sandalli per l’Aeronautica, Carlo Favagrossa per la Produzione<br />

bellica, Federico Amoroso alle Comunicazioni, mentre la responsabilità della Marina è<br />

affidata all’Ammiraglio De Courten. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio è<br />

nominato il consigliere di Stato Pietro Baratono.<br />

I primi atti del governo Badoglio sono del 27 luglio. Alla prima riunione il ministero,<br />

sotto la presidenza del maresciallo, delibera una serie di misure che mentre accolgono<br />

alcune richieste fondamentali dei partiti antifascisti (e della maggioranza dell’opinione<br />

pubblica) dimostrano che già il timore di una forte reazione fascista alla caduta di<br />

Mussolini si è attenuato dopo la prova delle prime 48 ore. Sono decretati: lo<br />

scioglimento del partito fascista, la soppressione del Gran Consiglio del fascismo, del<br />

Tribunale speciale per la difesa dello stato, della Camera dei Fasci e delle Corporazioni,<br />

la liberazione dei condannati per reati politici; sono varate norme per il funzionamento<br />

degli enti assistenziali, sportivi ed educativi che dipendevano dal disciolto PNF. Tra gli<br />

altri provvedimenti minori c’è anche l’abrogazione delle leggi che limitano i diritti dei<br />

celibi, un ridicolo ricordo del periodo in cui il fascismo colpiva chi era «colpevole» di non<br />

incrementare il tasso demografico del paese.<br />

Ma se all’antifascismo queste misure atte a rimuovere e frantumare l’apparato del<br />

regime sono gradite, subito dopo c’è la doccia fredda: nella stessa riunione del Consiglio<br />

dei ministri sono varate misure per l’ordine pubblico che tra l’altro vietano la<br />

costituzione, o ricostituzione, di partiti politici sotto qualsiasi forma e vietano altresì l’uso<br />

di simboli, bandiere, distintivi politici. Si afferma un po’ vagamente che quattro mesi<br />

dopo la fine del conflitto («La guerra continua», come si ricorda, ha affermato il primo<br />

proclama di Badoglio) si procederà all’elezione della Camera dei deputati.<br />

Hitler rifiuta l’incontro con il re<br />

Ma la distrazione per l’Italia su questi temi politici, pure di grande importanza per il<br />

futuro, dalla dura realtà della guerra e dell’alleanza sempre più spinosa con la Germania<br />

di Hitler, ha breve durata. Da una parte si sta disastrosamente concludendo la<br />

campagna in Sicilia (il 22 luglio gli Alleati sono entrati a Trapani e Palermo, le ultime<br />

resistenze nel corno Nord-Est dell’isola cadranno tra il 6 agosto con l’occupazione di<br />

Catania, e il 17, con l’ingresso degli Alleati a Messina); sul fronte interno, per piegare, e<br />

lo fanno brutalmente, il morale della popolazione e costringere il governo Badoglio ad<br />

accettare la resa senza condizioni, gli Alleati bombardano indiscriminatamente le grandi<br />

città italiane.

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