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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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andiera nemmeno nel periodo di maggior consenso interno e internazionale al fascismo,<br />

è indubbio che quei tentativi tennero in vita la gracile piantina deill’antifascismo, facendo sì<br />

che essa acquistasse vigore non appena le circostanze lo permisero. E queste circostanze<br />

si verificarono con la grande crisi dei 1938 (invasione nazista della Cecoslovacchia e patto<br />

di Monaco) e con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale (1° settembre 1939). Subito<br />

nasce a Parigi un «Comitato italiano» di cui fanno parte Randolfo Pacciardi, Alberto<br />

Tarchiani, Carlo Sforza e altri; questi uomini sentono che si avvicina il momento della lotta<br />

antifascista condotta dentro l’Italia, e non più solo fuori d’Italia. Dopo il 10 giugno 1940,<br />

fallito ogni sforzo per tenere l’Italia fuori dal conflitto, si moltiplicano le attività antifasciste<br />

che intendono accelerare i tempi della lotta; tuttavia molte di queste attività si svolgono<br />

ancora all’estero, come il centro di Ignazio Silone a Zurigo e il centro che nasce ai Cairo<br />

(ovviamente con il benevolo appoggio degli inglesi) e che vede al lavoro «Giustizia e<br />

Libertà» e i comunisti; fra questi un nome che diventerà assai noto in Italia dopo la<br />

guerra: Renato Mieli.<br />

Il primo CLN<br />

Nell’estate del 1941 il professore universitario Silvio Trentin organizza a Tolosa il<br />

«Movimento rivoluzionario per la liberazione e la ricostruzione», il cui motto è «Libérer et<br />

Fédérer». Pochi mesi dopo, in ottobre, sempre a Tolosa si forma per iniziativa dello stesso<br />

Trentin e di Francesco Fausto Nitti (combattente repubblicano in Spagna, noto come «il<br />

maggiore rosso») il «Comitato d’azione per l’unione dei popolo italiano». È un embrione di<br />

CLN, perché nasce dall’accordo fra «giellisti», comunisti e socialisti. Nello stesso periodo di<br />

tempo (1940-41) anche nell’America dei nord vedono la luce organizzazioni antifasciste cui<br />

danno vigore e autorità gli uomini dell’ultima emigrazione politica negli «States»: Sforza,<br />

Tarchiani, Garosci, Pacciardi, Cianca, Sturzo, Chiaromonte. Le più prestigiose sono la<br />

«Mazzini Society» e «Italia Libera», di tipo apartitico. C’è anche un paio di comunisti<br />

illustri, in America: Donini e Berti; ma questi vanno per la loro strada. Altri gruppi di esuli<br />

diedero vita a movimenti nell’America latina; e non fu per caso che il grande congresso<br />

panamericano antifascista, ispirato e promosso da Sforza, si tenne poi il 17 agosto 1942 a<br />

Montevideo. Infine a Londra fu organizzata da alcuni esuli la società «Friends of Free<br />

Italy»; con essa ebbe contatti anche il combattivo sardo Emilio Lussu, giunto in Inghilterra<br />

nel 1942 dalla Francia, con un’idea a dir poco balzana: suscitare una rivolta antifascista<br />

nella natia Sardegna. Naturalmente gli inglesi declinarono la proposta e ascoltarono con<br />

cortese perplessità anche le previsioni di Lussu, secondo il quale a Londra dovevano<br />

togliersi dalla testa che i Savoia, o Badoglio, o i dissenzienti fascisti potessero mai fare un<br />

colpo di stato, il che invece avvenne puntualmente un anno dopo.<br />

Intanto si avvicina l’ora della verità per il regime. Sui teatri di guerra una sconfitta segue<br />

l’altra. L’antifascismo prende fiato anche all’interno del paese. In qualche università la<br />

fronda diventa opposizione, come a Padova, dove troneggia la figura di Concetto Marchesi,<br />

alla Normale di Pisa, dove gli studenti respirano le parole di libertà di Guido Calogero, e<br />

persino alla Cattolica di Milano, a dispetto delle note simpatie mussoliniane di padre<br />

Agostino Gemelli.<br />

Alla fine del 19942 si produce l’evento che Leo Valiani ha definito «vero fatto rivoluzionario<br />

nuovo»: la ricostituzione di un fronte comune di liberazione formato dai rinati partiti politici<br />

(ovviamente ancora clandestini). In quello scorcio di primo inverno, a Torino, comunisti,<br />

cattolici, liberali e socialisti danno vita al «Comitato dei Fronte nazionale antifascista». È –<br />

in nocciolo – il futuro CLN della lotta armata. All’inizio del 1943, a Roma, intensifica la sua<br />

attività uno dei più illustri rappresentanti dell’Italia prefascista, Ivanoe Bonomi, penultimo<br />

presidente del Consiglio prima della conquista del potere da parte di Mussolini, il quale

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