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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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appesa a un nastro nero e argento. Il comandante dell’Afrikakorps se l’è guadagnata<br />

durante la Prima Guerra Mondiale, sul fronte italiano, nel corso di un’audace operazione<br />

militare che ha aperto alle armate imperiali le porte di Caporetto. Molti gliela invidiano e<br />

lui se ne compiace.<br />

«Il clown del circo di Hitler»<br />

Rommel è indubbiamente un valoroso. Figlio di un professore, ha abbracciato la carriera<br />

militare solo per un senso di rispetto verso la volontà paterna. Ma la Prima Guerra<br />

Mondiale, dalla quale è uscito con varie ferite e il grado di capitano, gli ha permesso di<br />

affinare le sue grandi doti tattiche. Nominato istruttore della nuova scuola di fanteria di<br />

Potsdam, proprio sulla tattica ha scritto un manuale, Infanterie greif an (La fanteria<br />

all’attacco, 1937), che oltre a diventare quasi subito un best-seller, ha suscitato<br />

l’interesse di Hitler. Se le teorie militari dell’allora colonnello Rommel non sfuggono<br />

all’attenzione dell’ex-caporale austriaco, l’ideologia nazionalsocialista propagandata da<br />

quest’ultimo non lascia indifferente l’ufficiale. Rommel? «Era il più ambizioso e il più<br />

nazista di tutti noi», dirà dopo la guerra Eugen Dollman, che lo ha conosciuto bene. «È<br />

il clown del circo di Hitler», ribadisce l’aristocratico von Rundstedt, che non lo ha mai<br />

avuto in simpatia.<br />

Certo è che a poco a poco tra Hitler e Rommel nasce e si sviluppa una reciproca<br />

ammirazione che durerà fin quasi alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Solo tenendo<br />

conto di questo si può spiegare il fatto che nel 1938 proprio a Rommel venga<br />

inaspettatamente affidato il comando del battaglione adibito a scorta del Führer in<br />

viaggio nella regione dei Sudeti. O che sempre Rommel, l’anno seguente, venga<br />

nominato comandante del quartier generale di Hitler la vigilia dell’aggressione alla<br />

Polonia. O infine che al termine della campagna polacca l’ex istruttore di fanteria, da<br />

poco promosso generale, chieda e ottenga, lui che non sa nulla di mezzi blindati, il<br />

comando di una Panzerdivision: quella 7ª Divisione corazzata che nella campagna di<br />

Francia, corse così veloce dalla Mosa alla Manica e a Cherbourg, catturando quasi<br />

centomila uomini e perdendo appena 42 carri, da guadagnarsi l’appellativo di «divisione<br />

fantasma».<br />

Quando Rommel scende dall’aereo, col titolo ufficiale di comandante in capo delle forze<br />

tedesche in Libia, Bengasi è caduta da pochi giorni e gli italiani sono ancora in piena<br />

rotta. A Gariboldi, che vorrebbe attestarsi più vicino, l’ufficiale tedesco propone di<br />

formare una linea difensiva nella Sirte, parecchi chilometri ad est di Tripoli. Il baffuto<br />

italiano alza le spalle. Vada, vada a vedere con i suoi occhi com’è la situazione. Così,<br />

quel pomeriggio, il generale ancora senza esercito sale a bordo di un bimotore Heinkel<br />

e fa un’ampia ricognizione sulla zona. Sorvola la via Balbia fino a El Agheila, la posizione<br />

inglese più avanzata. Da pochi metri d’altezza scruta e interroga l’inospitale deserto<br />

della Sirte. Mille domande gli si affacciano alla mente. Potranno i carri armati pesanti<br />

tedeschi procedere su quel terreno? E gli italiani come si comporteranno? Quella sera<br />

Rommel spedisce a Berlino il suo primo rapporto dalla Libia. È improntato ad un<br />

ottimismo che per molto tempo non lo abbandonerà. «Primi colloqui con generali<br />

Gariboldi e Roatta avuto esito soddisfacente. Nostri suggerimenti vengono accolti e<br />

applicati. Unità combattenti avanzate impegnate in Sirte. Eseguita personalmente<br />

ricognizione aerea tale settore». Due giorni dopo, alla luce dei riflettori, sbarcano nel<br />

porto di Tripoli i primi reparti ai suoi ordini. Sono le avanguardie dell’Afrikakorps.

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