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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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dedicarsi insieme con Dwight Eisenhower alla preparazione dei piani per l’operazione<br />

«Overlord», lo sbarco sulle coste della Francia. In particolare il 6 giugno – il famoso D<br />

Day – Taylor prende parte all’assalto dei fanti americani a Utah Beach, sul «piede» della<br />

penisola del Cotentin e tocca terra con i suoi uomini discesi con il paracadute o fatti<br />

calare con gli alianti dietro le linee tedesche, in mezzo ad una selva di trabocchetti e<br />

mine (i famosi «giocattoli di Rommel») che avrebbero dovuto bloccare l’invasione sulla<br />

stessa spiaggia. La lotta è terribile e le perdite sono molto severe, soprattutto quando il<br />

generale decide di tenere ad ogni costo i due «perni laterali» dell’Utah Beach. Venne<br />

ordinata un’inchiesta la quale si concluse con il giudizio che il generale aveva guidato<br />

l’attacco della sua divisione «in modo assolutamente ineccepibile». Comunque di 17.262<br />

paracadutisti appartenenti alle due divisioni (101ª e 82ª Airborne) ne perirono 2499.<br />

Anche nella successiva operazione «Market Garden» (cioè l’audace, se non temeraria,<br />

spinta al di là del fronte, per oltre cento chilometri in direzione del Reno e della Ruhr,<br />

voluta da Montgomery nel settembre 1944) la 101ª Divisione di Taylor si disimpegna<br />

bene e riesce ad impadronirsi del centro di Eindhoven, dei ponti del canale Guglielmina<br />

e dei passaggi sul canale Wihlhelms.<br />

Circa sei mesi dopo, cessate le ostilità in Europa, e ormai vicino alla resa anche l’impero<br />

del Sol Levante, Taylor ritorna in patria e assume la direzione della scuola di West Point<br />

(dal 1945 al 1949) della quale rinnova completamente l’insegnamento. mettendo<br />

l’accento sulle discipline scientifiche ed economiche senza tuttavia trascurare la<br />

preparazione fisica. Negli anni successivi assumerà ancora altri incarichi, sempre più<br />

prestigiosi: nel 1953 comanda l’8ª Armata, nel 1954 assume il comando di tutte le forze<br />

americane dell’Estremo Oriente, infine, nel 1955, è Capo di Stato Maggiore dell’esercito<br />

degli Stati Uniti.<br />

Umberto Oddone<br />

Acquarone, l’«ombra» di Vittorio Emanuele III<br />

Tra i dodici più forti contribuenti dello stato, nel 1934, figurava anche il duca Pietro<br />

Acquarone, di Genova, discendente del secondo conte Acquarone, fatto nobile un secolo<br />

prima da re Carlo Alberto. Ma il nome di Pietro Acquarone balzò alla notorietà nazionale<br />

nel momento più difficile della storia d’Italia, alla vigilia del 25 luglio 1943, caduta del<br />

fascismo.<br />

In uno di quei giorni il duca, ministro della Real Casa, tornato dall’ufficio al Quirinale<br />

nella sua abitazione di via Pergolesi 9, chiamò la moglie, Maddalena Trezza e i figli<br />

Umberto, Luigi Filippo, Cesare, Mia e disse loro che sarebbero dovuti partire<br />

immediatamente per la villa di Gardone Riviera. Lui sarebbe rimasto a Roma, accanto al<br />

re. Alle 4 del mattino, il 25 luglio, subito dopo la fine dell’ultima seduta del Gran<br />

Consiglio del fascismo, il conte Dino Grandi si recò direttamente dal duca e gli dette una<br />

copia della mozione approvata, la mozione che aveva praticamente segnato la sorte di<br />

Benito Mussolini.<br />

Poche ore ancora e Acquarone è davanti a re Vittorio Emanuele. La storia del paese sta<br />

per mutare e lo stesso duca entra nella storia, nella parte dell’uomo che spinge il<br />

sovrano ad agire, dopo avergli fatto sentire da tempo le voci di opposizione attraverso i<br />

rappresentanti della vecchia democrazia parlamentare, i capi militari, gli stessi avversari<br />

interni del fascismo.<br />

Figlio terzogenito di un avvocato ligure di buon casato e di buon censo, Acquarone<br />

aveva scelto la carriera delle armi e – capitano di cavalleria – durante la Grande Guerra<br />

si era comportato da valoroso meritando una medaglia d’argento e una di bronzo al

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