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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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poco da spartire, essendo in realtà costituite da reparti appiedati. Quanto all’artiglieria<br />

era in buona parte ippotrainata: solo la «Livorno» possedeva artiglieria motorizzata e<br />

qualche pezzo semovente.<br />

Gli italiani avevano una sola unità modernamente attrezzata, il 10° Raggruppamento<br />

semovente. Per il resto dovevano fare affidamento sulle moderne, ma<br />

quantitativamente modeste, unità tedesche: la 15ª Divisione, con 65 carri armati e la<br />

«Hermann Göring», reduce dalla Tunisia e in via di ricostituzione, con un centinaio di<br />

mezzi corazzati di vario tipo.<br />

La difesa costiera fissa era costituita da elementi isolati di artiglieria a corta gittata<br />

sistemati in fortini di cemento armato intorno alle tre piazzeforti di Augusta, Messina e<br />

Trapani, e da un treno armato della Marina che proteggeva il tratto Augusta-Siracusa.<br />

Un velo protettivo che non era in grado di intervenire contro la flotta nemica al<br />

momento dello sbarco. Dietro non c’era alcuna linea predisposta, tutto era affidato alle<br />

fanterie o alle unità corazzate tedesche, del tutto insufficienti a reggere la massa d’urto<br />

che stava per piombare sulla Sicilia.<br />

Il preludio dello sbarco in Sicilia si ebbe un mese prima, con l’attacco a Pantelleria.<br />

L’isola era stata fortificata, aveva sulla sua ridotta superficie un dispositivo di difesa<br />

ragguardevole, 180 cannoni e undicimila uomini, Tra il 6 e l’11 giugno del 1943 la<br />

piccola isola fu sottoposta a continue ondate di bombardamenti aerei: sei giorni e sei<br />

notti di inferno che spezzarono il morale dei soldati e della popolazione. Le opere in<br />

caverna avevano resistito, la contraerea aveva riportato successi non irrilevanti,<br />

abbattendo numerosi apparecchi nemici. Ma il comando della piazzaforte chiese a Roma<br />

l’autorizzazione alla resa, e questa fu concessa da Mussolini la sera dell’11.<br />

Pantelleria cadde in mano alleata con le sue difese praticamente integre, senza opporre<br />

alcuna resistenza se non quella della contraerea durante i sei giorni di bombardamento.<br />

Più tardi, nell’ora delle recriminazioni, si sarebbe a lungo polemizzato su un presunto<br />

«tradimento» di Pantelleria. Ma è un fatto che Mussolini stesso autorizzò la resa e che<br />

le condizioni del presidio, praticamente senza viveri e senz’acqua perché da tempo<br />

tagliato fuori da ogni contatto con l’Italia, non avrebbero consentito che una resistenza<br />

simbolica di poche ore.<br />

Operazione «Husky»: gli Alleati in Italia<br />

Quanto agli Alleati, Pantelleria era stata semplicemente un banco di prova, un primo<br />

assaggio delle capacità di resistenza degli italiani in caso di sbarco. Eisenhower liquiderà<br />

questa pagina raccontando: «Churchill e io avevamo fatto una piccola scommessa,<br />

basata sulla valutazione di Churchill che non ci fossero in Pantelleria più di tremila<br />

italiani. Mi offrì di pagarmi cinque centesimi di lira per ogni uomo che avessimo fatto<br />

prigioniero in più di quella quantità. I prigionieri furono undicimila e benché, s’intende,<br />

avessi dimenticato quella scherzosa scommessa, il premier inglese pagò subito,<br />

calcolando egli stesso il cambio».<br />

L’episodio di Pantelleria evidentemente non insegnò nulla a Mussolini se il 24 giugno<br />

usciva con l’infelice discorso del «bagnasciuga»: la situazione della piccola isola, stretta<br />

d’assedio da mesi, era molto diversa da quella della Sicilia, ma il duce certo non doveva<br />

ignorare quali enormi carenze ci fossero nel sistema difensivo in Sicilia e ciò avrebbe<br />

dovuto suggerirgli una ben diversa prudenza di fronte all’opinione pubblica.<br />

E viene il giorno dello sbarco in Sicilia. Eisenhower lancia all’assalto dell’isola 160.000<br />

uomini ripartiti tra sette divisioni di fanteria, due divisioni corazzate, due divisioni

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