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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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La Democrazia Cristiana considera come suo primo documento programmatico le Idee<br />

ricostruttive della DC, che nel 1942 vennero elaborate da Alcide De Gasperi. Esse sono, ad<br />

un tempo, un documento ideologico e programmatico perché, accanto a proposte di<br />

riforme politiche, contengono enunciazioni di principi che culminano con questa<br />

affermazione: «Bandito per sempre, utilizzando tutte le forze sociali e le risorse<br />

economiche disponibili, lo spettro della disoccupazione, estese le assicurazioni sociali<br />

semplificando il loro organismo e decentrata la loro gestione che va affidata alle categorie<br />

interessate, la meta da raggiungere è la soppressione del proletariato».<br />

I socialisti mancavano di un programma comune, non solo perché erano divisi in due<br />

organizzazioni, ma anche perché la separazione corrispondeva a diversi orientamenti<br />

politici. Il Movimento di Unità Proletaria propugnava l’instaurazione di una repubblica<br />

socialista e la unificazione di tutte le forze rivoluzionarie in un unico grande movimento,<br />

mentre il Partito Socialista Italiano, almeno in un primo tempo, sembrava non volersi<br />

staccare dal riformismo tradizionale del periodo prefascista.<br />

Il Partito Comunista manteneva le sue rivendicazioni nel limite di obiettivi accettabili da<br />

forze non rivoluzionarie come i cattolici e i liberali. Esso, senza porre pregiudiziali<br />

istituzionali come gli azionisti o di classe come il MUP, continuò a ribadire, dall’inizio della<br />

guerra, due rivendicazioni: l’abbattimento del fascismo e la fine del conflitto».<br />

Un caso di coscienza<br />

Il modo di procedere del duce nel nominare il ministro delle Comunicazioni<br />

nel febbraio 1943 è sintomatico del costume del regime<br />

La singolare vicenda dell’industriale veneziano Vittorio Cini, conte e senatore del Regno, è<br />

sintomatica dell’Italia 1943. Cini, in febbraio, a sua insaputa, venne nominato dal duce<br />

ministro delle Comunicazioni. Il senatore era commissario dell’esposizione di Roma «E<br />

42»; poiché l’organizzazione della rassegna era stata sospesa, il maresciallo Cavallero<br />

aveva fatto il suo nome a Mussolini per l’assunzione di una responsabilità di governo.<br />

Caso unico in un regime che durava da venti anni, Cini prima tentò di rifiutare la carica,<br />

successivamente ribadì il proprio diniego sostenendo ragioni di incompatibilità . Come si<br />

vede dai documenti che pubblichiamo, il 15 febbraio 1943 dovette accondiscendere e lo<br />

fece a malincuore perché ormai come tanti altri vedeva prossima la sconfitta militare e il<br />

crollo politico.<br />

Albergo Bellavista, Cortina d’Ampezzo<br />

6 febbraio 1943 – XXI<br />

Duce, la inattesa notizia della mia nomina a Ministro delle Comunicazioni, trasmessa per<br />

radio, mi trova obbligato a letto dai disturbi di cui Vi ho parlato e che richiederanno un<br />

periodo di riposo e una cura rigorosa.<br />

Come già Vi ho detto nel colloquio di lunedì u.s., sono dolente di non potere, in queste<br />

condizioni, assumere il peso e la responsabilità di funzioni troppo impegnative. Debbo<br />

quindi per la seconda volta ripeterVi la preghiera di dispensarmi da cosi importante<br />

incarico, che, specie in un momento delicatissimo come questo, richiede un massimo di<br />

efficienza anche fisica.<br />

Sarò fra giorni di ritorno a Roma e Vi pregherò di concedermi un’udienza, anche per<br />

rinnovarVi l’espressione del mio grato animo per la prova di fiducia che mi avete dato e del<br />

mio vivo rammarico di non poter corrispondere alla vostra lusinghiera designazione.<br />

Vogliate accogliere i sensi della mia devozione.

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