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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Non mi illudo pertanto che i programmi delle forze armate per il 1943 possano avere pieno<br />

sviluppo date le troppe numerose incognite che vi si oppongono. E ciò pur avendo buttato<br />

tutto quanto ho disponibile nella fornace». […]<br />

Le conclusioni, anche se esaminate ora, mi sembrano chiare. Il quadro della situazione era<br />

tale da non ammettere dubbi sulle conseguenze; tuttavia, come se ciò non fosse stato<br />

sufficiente, esprimevo i miei dubbi sull’attuazione dei programmi delle forze armate<br />

discussi il 29 gennaio a Palazzo Venezia per meglio impressionare e incitare Mussolini ad<br />

agire su Ribbentrop. Continuavo a combattere l’ottimismo o, per essere più esatto, la<br />

faciloneria, la superficialità con cui si affrontavano problemi dai quali dipendeva l’esistenza<br />

dell’Italia.<br />

Nello stesso giorno, per combattere eventuali illusioni che ancora potessero avere presa su<br />

Mussolini, gli consegnavo l’elenco delle industrie ausiliarie di Milano e Napoli che erano<br />

state colpite dai bombardamenti del 14-15 febbraio. Si trattava di industrie importanti fra<br />

le quali:<br />

a Milano: Alfa Romeo, C.G.E., Allocchio e Bacchini, Philips, Tecnomasio Italiano, Brown<br />

Boveri, Olap, Bianchi, Pagano, Filotecnica Salmoiraghi, Irradio, Caproni;<br />

a Napoli: Navalmeccanica, Società ossigeno ed altri gas, Cledca, Compagnia Napoletana<br />

Gas.<br />

La voce del dissenso<br />

«Nel 1943 quasi tutti i partiti antifascisti avevano tracciato il loro programma, anche se<br />

non tutti erano capaci o disposti a realizzarlo»<br />

Allo scoppio della guerra in Italia (giugno 1940) l’opposizione al fascismo era opera di<br />

minoranze esigue: i partiti rappresentati in parlamento prima del 1922 erano quasi tutti in<br />

embrione e gli unici che svolgevano una attività clandestina di certe proporzioni erano il<br />

Partito Comunista e gli ex appartenenti ai gruppi di Giustizia e Libertà.<br />

Il quadro tracciato da Roberto Gabriele in Partiti e movimenti antifascisti alla vigilia del 25<br />

luglio 1943 è il seguente:<br />

Agli inizi del 1943 il gruppo dirigente del PCI in Italia era costituito da: Agostino Novella,<br />

Giorgio Amendola, Umberto Massola, Celeste Negarville, Giovanni Roveda e Antonio<br />

Roasio.<br />

Anche la diffusione dei fogli clandestini, che negli anni precedenti era affidata all’iniziativa<br />

sporadica dei gruppi periferici e ai difficili viaggi di coloro che venivano dall’estero, fu<br />

riorganizzata e migliorata. Nell’ottobre del 1941 uscì il primo numero de Il grido di<br />

Spartaco, la cui redazione si trovava a Milano. Ad esso seguirono altre due pubblicazioni, Il<br />

quaderno del lavoratore e L’unità, che videro la luce rispettivamente nel giugno e nel luglio<br />

del 1942.<br />

I socialisti italiani, che, ad eccezione di alcuni gruppi che operavano nel Nord, erano<br />

rimasti inattivi, cominciarono, verso la fine del 1942, a riorganizzare il loro partito.<br />

Per alcuni anni essi avevano svolto la loro attività nei gruppi di Giustizia e Libertà. Solo i<br />

socialisti milanesi si mantennero, pur collaborando con quei gruppi, autonomi. Per questo,<br />

al momento della ricostituzione del Partito Socialista, essi ne divennero una delle correnti<br />

più rappresentative ed importanti. Per lo più coloro che vi aderivano erano di orientamento<br />

molto radicale e si presentavano come decisi avversari della vecchia tradizione riformista.<br />

Il gruppo milanese era collegato con altri nuclei socialisti che operavano in diverse città del

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