SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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20.05.2013 Views

delle materie prime non è peggiore del passato. E ciò, nonostante le difficoltà che dal 1939 ad oggi sono andate aumentando con un crescendo impressionante. Non posso tuttavia nascondere le enormi difficoltà alle quali andiamo incontro per gli effetti dei bombardamenti e per le conseguenze che ulteriori successi russi potrebbero avere sull’approvvigionamento delle materie prime e quindi sulla produzione. Le gravi difficoltà in cui mi sono sempre dibattuto per rifornire le materie prime assumono oggi aspetti particolarmente gravi inquantoché: a) la produzione mineraria va contraendosi con un ritmo che non esito a definire pauroso in ogni settore. Alla diminuita produzione si aggiungono le difficoltà dei trasporti via mare e via terra, tanto che oggi è problematico ogni trasporto da e per le isole maggiori. Dalla Sardegna non si riesce a trasportare il carbone e così ne soffrono tutte le industrie, ma in modo particolare quella della soda, la cui mancanza incide sulla produzione delle fibre tessili artificiali con danni gravi per le forniture militari che, per mancanza di cotone e lana, fanno affidamento sulle fibre artificiali. I minerali di ferro e di zinco pure molto faticosamente arrivano ed in quantità notevolmente ridotte. Per detti minerali la situazione è aggravata dalle condizioni in cui si trovano le miniere del Predil, minacciate dai partigiani ai quali sono già passati diversi operai. I minerali di ferro della Nurra da tempo non si trasportano e, dato il materiale accumulato a piazzale, l’attività è ridotta a pochissima cosa. Analoghe difficoltà si hanno per il rame dell’AMMS e della miniera di Tertenia della ditta Nastuzio, e così per il sale, pelli gregge, lana ecc. Dalla Sicilia si hanno ormai difficoltà per il trasporto del sale e dello zol o. f La mancanza di tali materie prime mette in serie difficoltà le industrie chimiche con particolare riguardo, agli effetti della guerra, a quelle esplosive e degli aggressivi e nebbiogeni. Aggiungo che trovasi ancora in Sicilia la quasi totalità del raccolto di cotone 1942, che non si riesce, malgrado ogni sforzo, a trasportare in continente. Si tratta di tutta la nostra disponibilità (circa 5.000.000 di kg.) senza la quale non si riuscirebbe a far fronte ai bisogni delle FF. AA. neanche fino a giugno. Per il cotone la cosa assume un aspetto ancora più grave che per le altre merci dato che esso, facilmente incendiabile, potrebbe essere distrutto dai bombardamenti. b) Dal mese di ottobre la produzione siderurgica è stata notevolmente inferiore al programmato. Si tratta del 20% di meno, in media, per i mesi di novembre, dicembre e gennaio dovuto agli allarmi, ad altre difficoltà ed anche al minor rendimento della massa operaia. Dallo stesso mese di ottobre la produzione automobilistica è stata ridotta ad una percentuale minima e prima che essa possa raggiungere il livello dell’ottobre scorso passeranno ancora alcuni mesi durante i quali si avrà un minore apporto complessivo di automezzi pari a circa 9000 unità. c) Il decentramento richiede trasporti non indifferenti per il trasferimento iniziale e impone trasporti maggiori per l’esercizio degli stabilimenti che hanno dovuto sparpagliarsi su zone che, per quanto ristrette, non offrono, agli effetti dei trasporti, i vantaggi di un complesso riunito in un’area limitata. d) Il decentramento importa impiego di materie prime per i lavori di adattamento o, peggio ancora, per la realizzazione di impianti completamente nuovi come si è verificato per la FIAT ed altri. Se a quanto sopra si aggiungono le attuali deficienze di energia elettrica, le difficoltà nei trasporti di carbone e le difficoltà per approvvigionarci di combustibili liquidi nella misura a noi indispensabile, il quadro assume un aspetto veramente preoccupante sotto ogni rapporto.

Non mi illudo pertanto che i programmi delle forze armate per il 1943 possano avere pieno sviluppo date le troppe numerose incognite che vi si oppongono. E ciò pur avendo buttato tutto quanto ho disponibile nella fornace». […] Le conclusioni, anche se esaminate ora, mi sembrano chiare. Il quadro della situazione era tale da non ammettere dubbi sulle conseguenze; tuttavia, come se ciò non fosse stato sufficiente, esprimevo i miei dubbi sull’attuazione dei programmi delle forze armate discussi il 29 gennaio a Palazzo Venezia per meglio impressionare e incitare Mussolini ad agire su Ribbentrop. Continuavo a combattere l’ottimismo o, per essere più esatto, la faciloneria, la superficialità con cui si affrontavano problemi dai quali dipendeva l’esistenza dell’Italia. Nello stesso giorno, per combattere eventuali illusioni che ancora potessero avere presa su Mussolini, gli consegnavo l’elenco delle industrie ausiliarie di Milano e Napoli che erano state colpite dai bombardamenti del 14-15 febbraio. Si trattava di industrie importanti fra le quali: a Milano: Alfa Romeo, C.G.E., Allocchio e Bacchini, Philips, Tecnomasio Italiano, Brown Boveri, Olap, Bianchi, Pagano, Filotecnica Salmoiraghi, Irradio, Caproni; a Napoli: Navalmeccanica, Società ossigeno ed altri gas, Cledca, Compagnia Napoletana Gas. La voce del dissenso «Nel 1943 quasi tutti i partiti antifascisti avevano tracciato il loro programma, anche se non tutti erano capaci o disposti a realizzarlo» Allo scoppio della guerra in Italia (giugno 1940) l’opposizione al fascismo era opera di minoranze esigue: i partiti rappresentati in parlamento prima del 1922 erano quasi tutti in embrione e gli unici che svolgevano una attività clandestina di certe proporzioni erano il Partito Comunista e gli ex appartenenti ai gruppi di Giustizia e Libertà. Il quadro tracciato da Roberto Gabriele in Partiti e movimenti antifascisti alla vigilia del 25 luglio 1943 è il seguente: Agli inizi del 1943 il gruppo dirigente del PCI in Italia era costituito da: Agostino Novella, Giorgio Amendola, Umberto Massola, Celeste Negarville, Giovanni Roveda e Antonio Roasio. Anche la diffusione dei fogli clandestini, che negli anni precedenti era affidata all’iniziativa sporadica dei gruppi periferici e ai difficili viaggi di coloro che venivano dall’estero, fu riorganizzata e migliorata. Nell’ottobre del 1941 uscì il primo numero de Il grido di Spartaco, la cui redazione si trovava a Milano. Ad esso seguirono altre due pubblicazioni, Il quaderno del lavoratore e L’unità, che videro la luce rispettivamente nel giugno e nel luglio del 1942. I socialisti italiani, che, ad eccezione di alcuni gruppi che operavano nel Nord, erano rimasti inattivi, cominciarono, verso la fine del 1942, a riorganizzare il loro partito. Per alcuni anni essi avevano svolto la loro attività nei gruppi di Giustizia e Libertà. Solo i socialisti milanesi si mantennero, pur collaborando con quei gruppi, autonomi. Per questo, al momento della ricostituzione del Partito Socialista, essi ne divennero una delle correnti più rappresentative ed importanti. Per lo più coloro che vi aderivano erano di orientamento molto radicale e si presentavano come decisi avversari della vecchia tradizione riformista. Il gruppo milanese era collegato con altri nuclei socialisti che operavano in diverse città del

delle materie prime non è peggiore del passato. E ciò, nonostante le difficoltà che dal 1939<br />

ad oggi sono andate aumentando con un crescendo impressionante.<br />

Non posso tuttavia nascondere le enormi difficoltà alle quali andiamo incontro per gli<br />

effetti dei bombardamenti e per le conseguenze che ulteriori successi russi potrebbero<br />

avere sull’approvvigionamento delle materie prime e quindi sulla produzione.<br />

Le gravi difficoltà in cui mi sono sempre dibattuto per rifornire le materie prime assumono<br />

oggi aspetti particolarmente gravi inquantoché:<br />

a) la produzione mineraria va contraendosi con un ritmo che non esito a definire pauroso<br />

in ogni settore. Alla diminuita produzione si aggiungono le difficoltà dei trasporti via mare<br />

e via terra, tanto che oggi è problematico ogni trasporto da e per le isole maggiori.<br />

Dalla Sardegna non si riesce a trasportare il carbone e così ne soffrono tutte le industrie,<br />

ma in modo particolare quella della soda, la cui mancanza incide sulla produzione delle<br />

fibre tessili artificiali con danni gravi per le forniture militari che, per mancanza di cotone e<br />

lana, fanno affidamento sulle fibre artificiali. I minerali di ferro e di zinco pure molto<br />

faticosamente arrivano ed in quantità notevolmente ridotte. Per detti minerali la situazione<br />

è aggravata dalle condizioni in cui si trovano le miniere del Predil, minacciate dai partigiani<br />

ai quali sono già passati diversi operai.<br />

I minerali di ferro della Nurra da tempo non si trasportano e, dato il materiale accumulato<br />

a piazzale, l’attività è ridotta a pochissima cosa.<br />

Analoghe difficoltà si hanno per il rame dell’AMMS e della miniera di Tertenia della ditta<br />

Nastuzio, e così per il sale, pelli gregge, lana ecc.<br />

Dalla Sicilia si hanno ormai difficoltà per il trasporto del sale e dello zol o. f La mancanza di<br />

tali materie prime mette in serie difficoltà le industrie chimiche con particolare riguardo,<br />

agli effetti della guerra, a quelle esplosive e degli aggressivi e nebbiogeni.<br />

Aggiungo che trovasi ancora in Sicilia la quasi totalità del raccolto di cotone 1942, che non<br />

si riesce, malgrado ogni sforzo, a trasportare in continente. Si tratta di tutta la nostra<br />

disponibilità (circa 5.000.000 di kg.) senza la quale non si riuscirebbe a far fronte ai<br />

bisogni delle FF. AA. neanche fino a giugno.<br />

Per il cotone la cosa assume un aspetto ancora più grave che per le altre merci dato che<br />

esso, facilmente incendiabile, potrebbe essere distrutto dai bombardamenti.<br />

b) Dal mese di ottobre la produzione siderurgica è stata notevolmente inferiore al<br />

programmato. Si tratta del 20% di meno, in media, per i mesi di novembre, dicembre e<br />

gennaio dovuto agli allarmi, ad altre difficoltà ed anche al minor rendimento della massa<br />

operaia.<br />

Dallo stesso mese di ottobre la produzione automobilistica è stata ridotta ad una<br />

percentuale minima e prima che essa possa raggiungere il livello dell’ottobre scorso<br />

passeranno ancora alcuni mesi durante i quali si avrà un minore apporto complessivo di<br />

automezzi pari a circa 9000 unità.<br />

c) Il decentramento richiede trasporti non indifferenti per il trasferimento iniziale e impone<br />

trasporti maggiori per l’esercizio degli stabilimenti che hanno dovuto sparpagliarsi su zone<br />

che, per quanto ristrette, non offrono, agli effetti dei trasporti, i vantaggi di un complesso<br />

riunito in un’area limitata.<br />

d) Il decentramento importa impiego di materie prime per i lavori di adattamento o,<br />

peggio ancora, per la realizzazione di impianti completamente nuovi come si è verificato<br />

per la FIAT ed altri.<br />

Se a quanto sopra si aggiungono le attuali deficienze di energia elettrica, le difficoltà nei<br />

trasporti di carbone e le difficoltà per approvvigionarci di combustibili liquidi nella misura a<br />

noi indispensabile, il quadro assume un aspetto veramente preoccupante sotto ogni<br />

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