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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Verso la metà di febbraio, improvvisamente, giungeva a Roma il ministro degli Esteri<br />

tedesco von Ribbentrop. La ritirata dei tedeschi in Russia e la situazione delle truppe<br />

dell’Asse, che in Tunisia si aggravava continuamente per le difficoltà sempre maggiori che<br />

si opponevano ai rifornimenti, aveva forse spinto Hitler ad inviare persona di sua piena<br />

fiducia per studiare da vicino gli umori dell’Italia nei riguardi della Germania la quale non<br />

voleva certo rinunciare al concorso del nostro paese. Pensando che Ribbentrop, fra l’altro,<br />

avrebbe avuto il compito di rinfrancare Mussolini – che in quel periodo appariva depresso<br />

fisicamente a causa dell’ameba e dell’ulcera e molto di più moralmente in conseguenza<br />

degli avvenimenti – tentai di sfruttare a nostro vantaggio la circostanza, apparentemente<br />

favorevole, per indurre Mussolini a contrapporre alle buone parole e alle continue<br />

affermazioni di invincibilità, fatte dalle alte gerarchie tedesche, la gravità della nostra<br />

situazione e il dovere, da parte della Germania, di aiutarci. Consegnai quindi al capo del<br />

Governo, il 25 febbraio, la mia relazione semestrale all’oggetto: Situazione dopo 30 mesi di<br />

guerra – Previsioni per il prossimo avvenire affinché nello spiegare al rappresentante<br />

tedesco quale importanza assumeva, anche per la Germania, la difesa del suolo italiano,<br />

insistesse sulle nostre indilazionabili necessità. Gli raccomandavo di tenere presente che se<br />

il Grande Reich si trovava in difficoltà queste non gli avrebbero però impedito – qualora i<br />

tedeschi avessero voluto aiutarci – di venirci incontro in considerazione del fatto che<br />

quanto domandavamo rappresentava per loro una percentuale minima rispetto alle<br />

quantità di cui essi disponevano.<br />

Non annetto il voluminoso rapporto (3664 Gab. del 25 febbraio) trattandosi di documento<br />

analogo ad altri precedentemente esaminati. In esso mi diffondevo in modo particolare sui<br />

carburanti e lubrificanti, rappresentando i settori nei quali le nostre deficienze si erano<br />

fatte più minacciose e, valendomi dei dati fornitimi dal Commissariato Generale Carburanti<br />

e Lubrificanti – da me pure presieduto – segnalavo che al 1° gennaio 1943 l’Italia<br />

disponeva in tutto (benzina avio e auto-petrolio, gasolio, olio combustibile per caldaie e<br />

motori) di tonnellate 187.000 contro 320.000 del 1° gennaio 1942 e contro un consumo<br />

minimo normale di pace di 200.000 tonn./mese.<br />

Perciò, dopo avere definito la situazione quasi disperata, rappresentavo la necessità di<br />

ottenere subito quanto ci occorreva in previsione dell’aggravarsi di essa per le difficoltà<br />

contro le quali lottavano anche i tedeschi. Affermavo: «… preoccupazioni maggiori<br />

esistono per l’avvenire, qualora l’avanzata dei russi potesse consentire a questi di<br />

danneggiare, con gli aerei, i pozzi di petrolio della Romania. Una visione della gravità della<br />

situazione è data dallo specchio seguente (omesso) qualora si pensi che il fabbisogno<br />

mensile attuale (ridotto) delle FF. AA. è di tonn. 160.000 che, aggiunte a tonn. 40.000<br />

rappresentanti il minimo irriducibile, per la vita del paese, raggiunge 200.000 tonnellate<br />

mentre l’apporto mensile delle importazioni, Albania compresa, raggiunge solo 100.000<br />

tonn. circa».<br />

Mussolini leggendo – come sempre – il documento alla mia presenza mi permise di<br />

aggiungere a voce quanto egli doveva rappresentare a Ribbentrop ed in quale forma per<br />

essere più efficace: soprattutto perché Ribbentrop stesso, rientrato in Germania, non<br />

potesse essere influenzato dai tecnici e quindi indotto a trovare – con l’aiuto dell’abituale<br />

malafede – scuse per rispondere negativamente.<br />

Giunto alle conclusioni che seguono ribadisco, verbalmente, alcuni concetti per me molto<br />

importanti.<br />

«Entrati in guerra nelle difficili condizioni a voi note per deficienza di materie prime e per i<br />

pochi mezzi di cui disponevano l’Esercito e l’Aeronautica dopo oltre trenta mesi di guerra,<br />

durante i quali la quantità di materiale siderurgico messo a disposizione del paese è stato<br />

del 75% superiore a quello del corrispondente periodo della guerra 1915-18, la situazione

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