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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Lucerna, comunica che, in linea di massima, il suo governo è favorevole ad uno sviluppo<br />

dei colloqui. E aggiunge che sarebbe stato molto interessante entrare in contatto con<br />

«qualche generale italiano» disposto ad assumersi, per esempio, un ruolo «alla de<br />

Gaulle»,<br />

Badoglio e gli inglesi entrano direttamente in contatto il 14 gennaio 1943. Eden ne dà<br />

infatti una avvisaglia cautelosa all’americano Cordell Hull scrivendogli: «Nonostante i<br />

recenti approcci del duca d’Aosta, restiamo estremamente dubbiosi circa la volontà o<br />

capacità di qualsiasi membro della Casa Reale di guidare una rivolta contro il fascismo. Un<br />

generale con sufficiente seguito nell’esercito, quale il generale Badoglio, potrebbe al<br />

momento opportuno essere in grado di rovesciare il governo».<br />

Poiché Eden scrive al collega americano alla vigilia del convegno di Casablanca del gennaio<br />

1943 (dove gli inglesi giocheranno il tutto per tutto per persuadere i recalcitranti Stati Uniti<br />

ad effettuare uno sbarco in Sicilia) in quel momento non vuole dire di più; ma a convegno<br />

chiuso e ad «affare» concluso, sarà più esplicito e largo di informazioni. «Uno dei nostri<br />

rappresentanti in Svizzera», scrive il 1° febbraio 1943 e, dunque, almeno sette mesi dopo i<br />

contatti di cui dava notizia, «ha appreso che il maresciallo Badoglio è pronto ad assumere<br />

il potere e a stabilire in Italia un governo militare. Egli è in contatto col maresciallo<br />

Caviglia. Il maresciallo Badoglio ha proposto di inviare un emissario, il generale Pesenti, in<br />

Cirenaica per discutere un’azione coordinata, entro e fuori d’Italia per rovesciare il regime<br />

fascista. Il maresciallo Badoglio non ha chiesto alcuna assicurazione circa il futuro, ma<br />

soltanto che il generale Pesenti conduca tali discussioni con noi e che gli vengano<br />

accordate facilitazioni per reclutare una forza tra gli italiani residenti all’estero ed i<br />

prigionieri di guerra».<br />

Se questa è la punta visibile dell’iceberg, non v’è dubbio che la parte maggiore di essa<br />

rimane ancora sott’acqua in difetto di documenti. Uno degli indizi più importanti è<br />

contenuto, per esempio, nel volume del generale Clark, comandante della 5ª Armata<br />

americana in Italia.<br />

Il ruolo di Supermarina<br />

Riferendosi al momento in cui Eisenhower e lui, a Londra, stanno disperando sul successo<br />

del prossimo sbarco alleato in Nord Africa, tanto grandi sembrano le difficoltà, egli ha<br />

scritto; «Tra le varie cose, però, che nutrirono le speranze di Eisenhower vi fu una<br />

conferenza che egli ebbe con una “persona clandestina”, non identificata, la quale lo<br />

avvertì che il popolo italiano era pronto a fare la pace ad ogni costo. Alti personaggi del<br />

governo italiano», fu detto ad “lke”, «si erano “finalmente convinti di non poter vincere<br />

nemmeno se la parte con la quale si trovano vince” ed erano così desiderosi di non<br />

inimicarsi gli Stati Uniti, che i sommergibili erano stati ritirati dall’Atlantico».<br />

Per quanto, dunque, rimanga completamente sconosciuta la personalità di colui che a<br />

Londra, tra il 30 settembre e il 18 ottobre 1942, porta ad Eisenhower queste assicurazioni,<br />

si può concludere che si trattò di un emissario autorevole, ben capace di conoscere non<br />

solo gli umori della popolazione, ma gli orientamenti di almeno una parte dei governo<br />

fascista e dell’alto comando della Marina.<br />

Da questo punto di vista è impossibile non attribuire un peso rilevante alla clausola,<br />

richiesta dal duca d’Aosta quasi negli stessi giorni, della esclusione di una resa della nostra<br />

flotta; pare del tutto evidente che attorno alla fine del 1942 comincerà a determinarsi<br />

presso Supermarina un atteggiamento almeno di preparazione agli avvenimenti che si<br />

indovinavano imminenti.<br />

Erano state date certe garanzie, e gli inglesi le avevano accettate in linea di massima;<br />

occorreva farle diventare operanti. Il primo risultato di questi fatti fu – senza dubbio – il

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