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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Lo stesso 15 aprile c’è mobilitazione in Piazza Venezia, Mussolini parla agli italiani per<br />

formulare la vana promessa: «In Africa ritorneremo». Probabilmente neppure lui crede alle<br />

sue parole. Per gli italiani poi, questo sforzo propagandistico, che vede anche il duce<br />

impegnato in prima persona, appare grottescamente inutile, mentre il grano coltivato nei<br />

giardini pubblici delle città comincia a verdeggiare, per la seconda stagione di seguito e si<br />

profilano all’orizzonte i riti della mietitura, le radio nelle case diffondono le canzonette<br />

patriottiche sull’«orticello di guerra». Un insieme di «buffonate», questo il giudizio della<br />

maggior parte degli italiani, che sottolinea soltanto la realtà d’una guerra affrontata senza<br />

mezzi adeguati, una guerra che ha mandato al macello le nostre truppe su tanti fronti.<br />

Come si è visto il contrasto maggiore tra Mussolini e Ciano era nella diversa concezione tra<br />

i due per arrivare allo sganciamento dal conflitto; perché questa è la realtà, anche il duce<br />

capisce che bisogna uscirne e cercare di salvare il salvabile. Ma mentre Mussolini crede nel<br />

tentativo di Hitler di pace separata con la Russia (accodandosi in ritardo al dittatore nazista<br />

nella stolta convinzione che il collasso dell’URSS sia questione di settimane e che Stalin<br />

accetti le condizioni della Germania) Ciano, e con lui i contestatori interni del regime, crede<br />

possibile uno sganciamento dalla Germania soltanto attraverso la pace separata con gli<br />

anglo-americani.<br />

Nella primavera del 1943 Mussolini esorta Hitler a realizzare il progetto di pace all’Est e<br />

scrive al Führer: «Voi siete riuscito a indebolire la Russia in modo tale che essa non può<br />

costituire, almeno per molto tempo, una minaccia consistente. Per questo io Vi dico che il<br />

capitolo Russia può essere chiuso. Con una pace, se possibile, ed io la ritengo possibile, e<br />

con una sistemazione difensiva – un imponente vallo orientale – che i russi non riusciranno<br />

a varcare». Ma quando Mussolini scrive queste cose al suo compagno d’avventure i<br />

tedeschi sono ormai convinti, perché l’Armata Rossa ne ha dato ampie prove, che la<br />

speranza di arrivare ad una sostanziale conclusione del conflitto a Est dev’essere<br />

accantonata; Hitler si fa un’altra illusione, forse più disastrosa della prima, ma ormai<br />

obbligata: spera ancora di assestare un colpo decisivo alle truppe sovietiche sul loro<br />

territorio.<br />

Nel suo messaggio a Hitler Mussolini continua a dare prova di scarso realismo quando<br />

propone, in quel momento e nelle condizioni in cui si trova l’esercito italiano, di passare<br />

per la Spagna, sbarcare in Marocco e «prendere alle spalle» gli Alleati! Secondo il duce,<br />

Madrid lascerebbe fare. È l’ennesima prova della follia mussoliniana in quel periodo. Dal<br />

Führer non avrà mai risposta a questo progetto.<br />

Dal 7 al 10 aprile i due dittatori s’incontrano a Klessheim, vicino a Salisburgo. Mussolini<br />

sottopone a Hitler una proposta elaborata dal sottosegretario Bastianini, tendente ad<br />

accattivare all’Asse maggiori simpatie da parte dell’Europa soggiogata. Dovrebbe essere<br />

una sorta di dichiarazione a due, in cui si garantisce il rispetto delle nazionalità europee,<br />

anche di quelle che costituiscono minoranze. È evidente nel progetto Bastianini l’intenzione<br />

di fare qualcosa che contrasti la grande coalizione mondiale pazientemente formata dagli<br />

Alleati, soprattutto per merito di Churchill, con l’enunciazione d’una specie di «Carta<br />

europea» da contrapporre alla «Carta atlantica». È un progetto ben fragile, e in ritardo di<br />

almeno due anni rispetto a quello che forse poteva essere un momento più favorevole.<br />

Non risulta che Hitler sia intervenuto molto per bocciare l’idea, il compito è affidato al<br />

gelido Ribbentrop, e il dittatore tedesco gratifica poi il suo collega italiano con uno dei soliti<br />

monologhi ai quali Mussolini non contrappone ormai alcuna argomentazione.<br />

Forse per non deluderlo completamente, Hitler gli concede che nel comunicato finale di<br />

Klessheim si accenni vagamente ai «diritti delle nazioni al loro libero sviluppo e<br />

collaborazione».

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