20.05.2013 Views

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

iniziative hitleriane che puntualmente espone al suocero (peraltro ricevendone quasi<br />

sempre taciti consensi), è diventata un elemento di disturbo. Mussolini deve già<br />

fronteggiare la fronda all’interno del partito, non può certo permettersi anche un genero<br />

«disfattista». Così riprende in prima persona il portafoglio degli Esteri, con sottosegretario<br />

Bastianini, e Ciano diventa ambasciatore presso la Santa Sede.<br />

È molto probabile che in quel momento Mussolini condividesse l’idea di Hitler di cercare la<br />

pace con la Russia, per riversare tutte le energie residue dell’Asse contro gli angloamericani.<br />

Ciano è di tutt’altra convinzione: per lui l’uscita dell’Italia dalla guerra passa<br />

attraverso la ricerca di una intesa con gli Alleati, perché gli interessi dell’Italia, mai come in<br />

quel momento, divergono da quelli tedeschi.<br />

L’ex ministro degli Esteri, che Mussolini congeda quasi a malincuore, malgrado l’amarezza<br />

per il siluramento, accetta di buon grado l’incarico in Vaticano perché spera, e si sbaglia,<br />

che la Chiesa sia una buona strada per far camminare il suo progetto di pace separata<br />

dell’Italia con gli Alleati. Ma bisogna anche aggiungere che avrà ben poco tempo per<br />

tentare quella strada, tanto velocemente precipiteranno gli avvenimenti nell’anno.<br />

Il rimaneggiamento del governo è ampio: Grandi lascia il ministero della Giustizia e<br />

subentra De Marsico; Albini sostituisce Buffarini Guidi come sottosegretario all’Interno; alle<br />

Finanze Acerbo è nuovo ministro al posto di Tahon di Revel; all’Educazione Nazionale<br />

Bottai lascia il posto a Biggini; ai Lavori Pubblici Benini subentra a Gorla; alle<br />

Comunicazioni Cini sostituisce Host Venturi; alle Corporazioni Tiengo va al posto di Ricci;<br />

Polverelli va al posto di Pavolini al ministero della Cultura Popolare; infine diventa<br />

ministero il sottosegretariato per la produzione bellica, e alla sua testa rimane il generale<br />

Favagrossa.<br />

In aprile c’è ancora un aggiustamento. Tiengo lascia le Corporazioni e gli subentra<br />

Cianetti.<br />

Ma il cambiamento di rilievo in aprile riguarda il partito: se ne va Vidussoni e arriva Carlo<br />

Scorza, con l’evidente scopo di rivitalizzare il PNF con la «maniera forte».<br />

Contemporaneamente Senise, che aveva continuato l’opera di Bocchini come capo della<br />

polizia, è allontanato e al suo posto subentra il prefetto Chierici. Punizione o semplice<br />

desiderio di cambiare? Una cosa comunque è chiara: il regime, che ora punta più che mai<br />

sui duri per superare la critica situazione, è insoddisfatto della insufficiente opera di<br />

repressione del «disfattismo» da parte della polizia. Tutte queste misure, i mutamenti di<br />

uomini ad alti livelli di responsabilità non cambiano il quadro generale del paese, che è<br />

quello della sconfitta incombente, segnato dalle disagiate condizioni della popolazione e<br />

dallo spirito combattivo spesso ridotto a zero dell’esercito, un esercito che, conclusa la<br />

campagna di Tunisia, sa di dovere prima o poi affrontare la battaglia sul territorio della<br />

madrepatria.<br />

Né riesce a ritemprare gli stanchi quadri del partito Carlo Scorza, che predica l’impegno<br />

«con tutte le forze per la vittoria»; il 15 maggio, Scorza parla alle gerarchie del PNF<br />

all’Adriano, con un discorso che alle solite esortazioni per la vittoria finale associa,<br />

riprendendolo con forza sproporzionata alla capacità d’accoglimento dell’uditorio, il<br />

discorso del «ritorno alle origini». «Stare con il popolo» è la parola d’ordine che Scorza<br />

lancia ai quadri del partito, ma è una consegna che suona stonata, perché il popolo è<br />

ormai lontano dall’era del consenso, al popolo italiano preme una sola cosa: uscire in<br />

qualche modo dal vicolo cieco d’una guerra disastrosa nella quale il regime l’ha cacciato.<br />

«In Africa ritorneremo»

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!