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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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successiva correzione aveva portato ad un aumento di 50 grammi procapite al giorno, per i<br />

ragazzi dai sette ai diciotto anni e per le tre citate categorie di lavoratori. C’era stata anche<br />

una distribuzione straordinaria di dieci chili di patate, che era poi diventata una regola,<br />

fissata in quindici chili per persona sotto forma di distribuzione semestrale.<br />

Un’Italia all’insegna dei sacrifici<br />

I prodotti della terra erano ormai soggetti a denuncia e non soltanto quelli di grande.<br />

consumo; tutti erano severamente razionati. Quanto allo zucchero ne era stato imposto un<br />

tipo unico, ovviamente a stretto razionamento, costituito per il 30% di prodotto cristallino<br />

di fabbrica e per il 70% di prodotto raffinato. Il 1943 vede la proibizione della produzione<br />

di caramelle e quella della fabbricazione e della vendita di liquori e della birra, eccezion<br />

fatta per la produzione destinata alle Forze Armate.<br />

La gente lamentava il fenomeno dell’accaparramento fin dall’inizio della guerra. Ora il<br />

regime colpiva accaparratori e speculatori, ma il rigore arrivava con grande ritardo,<br />

quando ormai, pur di procurarsi più cibo, la maggior parte della popolazione era venuta a<br />

patti con il mercato nero. Così, quando si dà molta pubblicità ad alcune condanne<br />

esemplari per traffici illeciti si ottiene l’effetto contrario: la popolazione ne è più<br />

demoralizzata che soddisfatta. Il senso della giustizia si è notevolmente ridotto mentre<br />

cresce sempre più il desiderio di sopravvivere, in qualunque modo.<br />

Intanto le finanze dello stato continuano ad essere pesantemente colpite dall’economia<br />

bellica. Nel gennaio del 1943 si denuncia per il bilancio di previsione dello stato 1943-44<br />

un disavanzo di otto miliardi e il governo continua ad emettere Buoni del Tesoro per<br />

rastrellare denaro: una emissione del maggio 1943 al 5% d’interesse raccoglie circa 12<br />

miliardi (contro i 25 raccolti nell’aprile del 1942 per una emissione con interesse inferiore<br />

di un punto). Lo stato s’era visto costretto anche a stampare carta-moneta: nel dicembre<br />

del 1942 erano state messe in circolazione banconote da dieci lire per un totale di mezzo<br />

miliardo.<br />

Il fisco nel 1943 provvede ad una raffica di nuove imposizioni: l’imposta sulle cedole<br />

nell’aprile è portata al 25%; in giugno è istituita una addizionale di guerra dell’1%<br />

sull’imposta generale sull’entrata; e ancora, in aprile, gli affitti non bloccati sono<br />

assoggettati ad un prelievo fiscale del 30%.<br />

La necessità di risparmiare energia elettrica incide anche sulla produzione industriale, con<br />

l’assurda conseguenza di rallentare un ritmo produttivo che dovrebbe essere aumentato<br />

per le necessità belliche. Si abolisce un giorno della settimana produttiva e agli operai che<br />

non raggiungono le 40 ore viene corrisposta una integrazione pari al 75%. La diminuzione<br />

nella produzione di alcuni generi di prima necessità per la guerra è compensata con<br />

restrizioni al settore privato. Così, per quanto riguarda gli autoveicoli, già nel settembre del<br />

1942 è proibita la vendita di vetture (d’altronde quelle a benzina, come si è visto, non<br />

possono circolare per precedente divieto) mentre la produzione di apparecchi radio per<br />

uso privato è proibita nel gennaio 1943. A quest’ultimo provvedimento non è<br />

probabilmente estraneo un intendimento punitivo per una massa crescente di<br />

radioascoltatori italiani che da tempo, ogni sera, nel segreto del loro alloggio, a basso<br />

volume, sintonizzano gli apparecchi sulla lunghezza d’onda di Radio Londra.<br />

Se, come abbiamo visto, maggior rigore è applicato a chi trasgredisce le leggi annonarie o<br />

comunque non si adegua alle più generali disposizioni dell’economia bellica, all’interno del<br />

partito fascista si vuole «dare l’esempio». Se ne incarica personalmente Vidussoni che

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