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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Kot: «Almeno per quanto riguarda il campo di Starobelsk, abolito nel 1940, noi non<br />

siamo riusciti a ritrovare un solo soldato».<br />

Stalin: «Ordinerò un’inchiesta, glielo prometto… ».<br />

Kot: «Signor presidente, mi consenta di insistere per la liberazione dei nostri ufficiali. Ne<br />

abbiamo bisogno per preparare il nostro nuovo esercito. I documenti che possediamo<br />

stabiliscono la data in cui essi furono portati nei vari campi… ».<br />

Stalin: «Lei ha le liste dettagliate?».<br />

Kot: «Tutti i nomi sono segnati, in ordine alfabetico, dai comandanti russi dei campi;<br />

con queste liste compivano ogni giorno l’appello dei prigionieri. Inoltre la polizia<br />

sovietica aveva aperto un fascicolo individuale per ogni ufficiale. Se si prende, ad<br />

esempio, l’armata del generale Anders ci si accorge che nessuno degli ufficiali del suo<br />

Stato Maggiore è stato ritrovato».<br />

Stalin scrolla la testa, prende il telefono e chiama il capo della polizia: «Sono Stalin.<br />

Volete farmi sapere se tutti prigionieri di guerra polacchi sono stati liberati?<br />

Richiamatemi più tardi». Poi il dittatore cominciò a parlare d’altro finché il telefono<br />

squillò e Stalin, senza dire una sola parola, ascoltò una lunga spiegazione da parte del<br />

capo della polizia. Infine, rivolto all’ambasciatore polacco riprese a parlare con lui senza<br />

più accennare ala scomparsa dei prigionieri.<br />

Da quel momento il governo polacco a Londra invierà all’Unione Sovietica quarantanove<br />

note diplomatiche chiedendo notizie sugli ufficiali mancanti. Nessuna risposta. Nel<br />

dicembre 1942 il capo del governo libero polacco – il sessantaduenne generale<br />

Wladislav Sikorski, un galiziano duro e autoritario – decide, d’accordo col presidente<br />

della repubblica Raczkievicz, di discutere il problema personalmente con Stalin.<br />

Accompagnato dal generale Ladislav Anders, che dirige l’organizzazione della nuova<br />

armata, si reca a Mosca. Il dittatore russo è elusivo. Dice che sul territorio dell’Unione<br />

Sovietica non esiste un solo polacco prigioniero: «Forse sono fuggiti da qualche parte,<br />

quando abbiamo proclamato l’amnistia». «Ma dove mai?», interviene Anders. «Chi lo<br />

sa? Probabilmente in Manciuria», ribatte impassibile Stalin.<br />

Radio Berlino sul massacro di Katyn<br />

Ma a mezzogiorno del 13 aprile 1943 Radio Berlino avverte che «una importante<br />

notizia» sta per essere diffusa. Nelle tre ore che seguono questo annuncio, l’emittente<br />

tedesca compie un rapido, e cautamente ottimistico, riassunto della situazione politica e<br />

bellica in Europa, Africa e Asia. In realtà il bilancio dei primi quattro mesi dell’anno è<br />

stato negativo; perduta Stalingrado l’ultimo giorno di gennaio, i tedeschi combattono<br />

duramente nel Kuban; in Pacifico l’offensiva giapponese si va esaurendo a Guadalcanal.<br />

Terminata la lettura del notiziario (sono le 15.15, ora italiana, di quel 13 aprile 1943)<br />

l’annunciatore di Radio Berlino fa una lunga pausa; poi dice; «Veniamo informati da<br />

Smolensk che la popolazione locale ha indicato alle autorità tedesche un luogo in cui i<br />

bolscevichi hanno perpetrato segretamente esecuzioni in massa e dove la GPU ha<br />

trucidato diecimila ufficiali polacchi. Le autorità tedesche hanno ispezionato il luogo,<br />

chiamato Kosogory, nella foresta di Katyn, un soggiorno di riposo estivo, e hanno fatto<br />

la più terrificante delle scoperte. È stata trovata una grande fossa, lunga 28 metri e<br />

larga 16, riempita con sedici strati di cadaveri di ufficiali polacchi per un totale di circa<br />

tremila uomini. Tutti vestono l’uniforme militare e molti di loro hanno le mani legate.<br />

Tutti presentano ferite alla nuca causate da colpi di pistola. L’identificazione delle salme<br />

non presenterà grandi difficoltà a causa della proprietà mummificatrice del suolo e<br />

perché i bolscevichi hanno lasciato sui corpi delle vittime i documenti di identità. È già<br />

stato accertato che tra gli uccisi c’è il generale Smorawki, di Lublino. Questi ufficiali<br />

erano stati in precedenza a Kolzielsk, presso Orel, da dove – su vagoni bestiame –

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