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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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interruzioni per otto giorni; Vatutin alla fine è costretto a ritirarsi di una ventina di<br />

chilometri, ma presto riconquista il terreno perduto, e vince. Il nome di Vatutin è ormai<br />

famoso in tutto il mondo.<br />

La sua carriera era stata regolare, quasi emblematica per gli ufficiali superiori<br />

dell’Armata Rossa. Nato a Cepukino, nei pressi di Voronež (1901) da una umile famiglia<br />

contadina, aderisce già nel 1917, quindi all’età di sedici anni, alla rivoluzione bolscevica<br />

e si batte in Ucraina, durante la guerra civile, contro le bande anarchiche, i famosi<br />

«verdi» di Makhnò. Segue quindi i corsi di istruzione alla scuola superiore interarmi di<br />

Kiev e all’accademia militare Frunze. Nel 1938 è capo di Stato Maggiore della regione<br />

militare di Kiev. All’inizio dell’invasione tedesca viene mandato, in data 30 giugno, sul<br />

fronte di nord-ovest che copre Leningrado, e successivamente, promosso colonnello<br />

generale, è destinato alla testa del fronte di Voronež, dove deve arginare in qualche<br />

modo (e risulterà ben difficile), l’irruzione tedesca in direzione di Kharkov.<br />

Dopo la battaglia di Kursk, alla quale abbiamo già accennato, guida la vittoriosa<br />

controffensiva di Certikov-Cernovskij contro le armate corazzate di Rauss e di Hube. Il<br />

29 febbraio 1944, mentre si reca al Quartier generale di Cerniakovskij, all’uscita di<br />

Miliatin, la sua automobile cade nell’imboscata di una banda di nazionalisti ucraini che<br />

operano praticamente a sostegno dei tedeschi. Si difende da solo a colpi di mitra, ma è<br />

gravemente ferito. Poi arrivano i soccorsi e viene trasportato all’ospedale da campo di<br />

Rovno, poi a Kiev. Ma tutto è inutile, muore due mesi dopo, il 15 aprile.<br />

Titolare degli ordini di Lenin, della Bandiera Rossa, di Suvorov e di Kutuzov di primo<br />

grado, Vatutin sarà proclamato a titolo postumo «Eroe dell’Unione Sovietica» nel 1963.<br />

La città di Kiev, dove Vatutin è stato sepolto il 17 aprile 1944, gli ha innalzato una<br />

statua di bronzo di fronte al Dnepr.<br />

Umberto Oddone<br />

Hermann Hoth alla guida delle Panzerdivisionen<br />

Hermann Hoth fu, per molti anni, il generale «meno reclamizzato» dell’esercito tedesco:<br />

sia perché aveva una vera riluttanza a mettersi in mostra (e in questo era fedele<br />

discepolo del suo maestro von Seeckt, il taciturno creatore della «Reichswehr di<br />

mestiere» della Repubblica di Weimar), sia perché Hitler, che pure lo stimava<br />

moltissimo sul piano tecnico, non lo poteva soffrire sul piano umano e l’antipatia del<br />

Führer si rifletteva nelle disposizioni che Goebbels impartiva ai funzionari del suo<br />

Propagandaministerium. Eppure pochi uomini più di questo sassone alto e sottile (nato<br />

a Neuruppin da una famiglia della buona borghesia nel 1885), dal carattere duro e<br />

spigoloso, con pochi amici nella stessa Generalität, contribuirono al potenziamento<br />

dell’armata nazista e soprattutto all’affermarsi del carro armato. E pochi più di Hoth<br />

guidarono tanto spesso sul campo di battaglia le nuove Panzerdivisionen, dalla Polonia<br />

alla Francia alla Russia, per venire poi messo da parte, alla fine del 1943, per un<br />

insuccesso di cui era responsabile lo stesso Hitler. E in questi casi il Führer, l’infallibile,<br />

non perdonava.<br />

Cavaliere dell’Ordine della Croce di Ferro<br />

La carriera di Hoth è tipica dell’ufficiale di mestiere nell’esercito del Kaiser. A diciotto<br />

anni, nel giugno 1903, è già cadetto, e poi «alfiere», nel 72° Reggimento di fanteria, nel<br />

giugno 1912 esce dalla Scuola di Guerra (si classifica tra i primissimi del suo corso) ed è<br />

promosso tenente. La Prima Guerra Mondiale lo vede lontano dai campi di battaglia, nel<br />

novembre 1914 è stato assegnato al Grande Stato Maggiore con il grado di capitano.

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