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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Un militare di mestiere<br />

Fino a quel momento, la carriera di Halder era stata tra le più brillanti. Nato a<br />

Würzburg, in Franconia, nel 1884 da una famiglia di solide tradizioni militari, all’età di<br />

diciotto anni è già sottotenente, e due anni dopo tenente. Partecipa alla guerra<br />

mondiale prima al fronte francese, nelle fila di un reggimento scelto bavarese, poi entra<br />

nello Stato Maggiore del principe Rupprecht von Wittelsbach. Dopo la resa e il diktat di<br />

Versailles, è naturalmente tra i revanchisti e aderisce immediatamente alla Reichswehr,<br />

l’«esercito dei centomila».<br />

Le promozioni si susseguono abbastanza rapidamente, tenendo conto delle scarse<br />

possibilità di carriera che c’erano allora per la limitatezza degli organici voluta dagli<br />

alleati: il 1° febbraio 1929 è tenente colonnello, colonnello il 1° dicembre 1931, allorché<br />

viene nominato capo di Stato Maggiore della 6ª Divisione. Al momento della presa del<br />

potere da parte dei nazionalsocialisti, Halder non trova nulla da eccepire: monarchico e<br />

autoritario da sempre, nazionalista, abituato alla disciplina militare, è uno di quegli<br />

ufficiali un po’ «con la puzza al naso» che, sia pure correttissimi (tra l’altro Halder è<br />

molto religioso) considerano con bonaria diffidenza i «civili» e guardano agli ebrei con<br />

non celata antipatia. Come quasi tutta la Generalität, non può soffrire i marxisti e i<br />

polacchi. Peccato che quei nazisti abbiano maniere così volgari.<br />

Promosso maggiore generale il 1° luglio 1934, il 1° ottobre dell’anno successivo viene<br />

posto alla testa della 7ª Divisione. Sono gli anni in cui il Führer proclama la<br />

restaurazione del servizio militare di leva in Germania, in aperta violazione del trattato<br />

di Versailles e avvia il riarmo.<br />

Il 4 febbraio 1938 è la data che segna il grande passo avanti nella carriera militare di<br />

Halder. È il giorno nel quale viene deciso da parte del Führer l’allontanamento del<br />

ministro della Guerra, von Blomberg (per avere sposato una donnina allegra) e di von<br />

Fritsch, comandante in capo dell’esercito, perché sospetto – a torto – di omosessualità.<br />

In realtà, Hitler ha afferrato l’occasione per imporre la sua assoluta volontà ai dirigenti<br />

delle forze armate. Agli Esteri, Ribbentrop sostituisce von Neurath. La ruota del destino<br />

accelera i giri verso la guerra.<br />

Nel vortice di nuove nomine agli alti gradi dell’esercito, c’è anche Halder. Nominato<br />

generale d’artiglieria, nel luglio dello stesso anno viene designato primo quartiermastro<br />

generale, vale a dire vice capo di Stato Maggiore, e appena un mese dopo, il 27 agosto<br />

1938, succede al generale Ludwig Beck nella carica di capo di Stato Maggior Generale,<br />

diventando il collaboratore immediato di von Brauchitsch, successore di von Fritsch a<br />

comandante in capo dell’esercito.<br />

A partire dal 1939, e sempre a fianco di von Brauchitsch, Halder prepara i piani delle<br />

singole operazioni. È preciso, minuzioso, cauto, forse non troppo audace. Ma i fatti gli<br />

danno ragione. In Polonia, le cose vanno come aveva previsto.<br />

Promosso colonnello generale il 19 luglio 1940 (Io stesso giorno della «grande<br />

infornata» di marescialli, in occasione del discorso in cui Hitler celebrò la sua gloria e<br />

offrì, per così dire, un simulacro di pace agli inglesi) Halder ritorna al suo tavolino e alle<br />

sue mappe preparando i piani per l’invasione della Jugoslavia e della Grecia (ma<br />

respingerà l’accusa di essere in qualche modo corresponsabile del feroce<br />

bombardamento di Belgrado) e infine – con la collaborazione diretta del generale von<br />

Paulus – prepara anche i piani per la campagna di Russia.<br />

Cospiratore discreto<br />

L’inizio è folgorante e Halder, che ogni sera annota diligentemente ciò che gli è<br />

accaduto durante la giornata, fonte di infinite informazioni per lo storico, scrive in data<br />

24 giugno: «L’Armata Rossa, malgrado tutti gli avvertimenti [inglesi] e i numerosi segni

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