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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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azioni per cinque giorni. Giudicando imminente l’attacco, Vatutin ordina il<br />

bombardamento delle posizioni avanzate tedesche e dei punti di concentramento. Il<br />

bombardamento viene compiuto con notevole intensità per quattro ore dall’artiglieria di<br />

medio calibro russa, mentre i pezzi anticarro hanno ordini severi di non sparare per non<br />

rivelare le loro postazioni. Nello stesso momento i soldati tedeschi, in attesa di scattare<br />

all’attacco, ascoltano alla radio da campo un messaggio personale del Führer: «Soldati<br />

del Reich! Oggi voi dovete prendere parte ad una offensiva di tale importanza che tutto<br />

il futuro della guerra può dipendere dal suo risultato. Più di qualsiasi altra cosa, la<br />

vostra vittoria dimostrerà al mondo intero che è impossibile resistere alla potenza<br />

dell’esercito tedesco».<br />

Scatta «Zitadel»<br />

La grande offensiva tedesca si scatena nel primo pomeriggio, in un bizzarro tentativo di<br />

cogliere di sorpresa l’avversario. Esattamente alle 14 del 4 luglio escono fuori dai<br />

sentieri incassati e dalle balkas asciutte dove sono rimasti in agguato i carri armati della<br />

Wehrmacht, circa duemila alla prima ondata, in grande maggioranza Pz.Kpfw. III dotati<br />

di nuovi cannoni da 50/60 in grado di perforare la corazza del T-34 a corta e media<br />

distanza e Pz.Kpfw. IV armati con il 75/46 che lo mette su piede di parità con il 76/42<br />

del carro armato sovietico. Vi sono anche inizialmente 90 Tiger e 200 Panther.<br />

L’artiglieria russa è incomparabilmente più forte degli attaccanti, per potenza, numero e<br />

modo di impiego delle bocche da fuoco.<br />

I carri germanici si muovono lentamente, con i portelli chiusi, in continuo contatto radio<br />

fra loro e con il comando, attraverso un mare di messi verdi e gialle sui campi appena<br />

ondulati della valle superiore del Donetz. Il radiotelegrafista di un Tiger scriverà:<br />

«Mentre avanzavamo, l’artiglieria russa arava il terreno tutto intorno a noi. Ivan, con la<br />

solita furberia, non aveva sparato nelle settimane precedenti e nemmeno quella<br />

mattina, quando i nostri cannoni lo bombardavano. Ma ora tutta la linea del fronte era<br />

una girandola di lampi. Sembrava come se avanzassimo in un anello di fuoco. Per<br />

quattro volte il nostro bravo “Ronzinante” sussultò sotto un colpo diretto, e noi<br />

ringraziammo il fato per la durezza del nostro buon acciaio Krupp».<br />

I cannoni e i carri di Manstein e di Kluge si trovano subito davanti ad un compito<br />

difficilissimo, le due branche della tenaglia germanica avanzano con estrema lentezza,<br />

non riescono né a scardinare la prima fascia difensiva russa né ad aprire sufficienti<br />

varchi attraverso i campi minati. Molti carri armati di Hoth vengono danneggiati dalle<br />

mine al primo chilometro e in breve vengono superati dalla loro stessa fanteria<br />

d’appoggio. L’ordine è di andare avanti a qualsiasi costo, senza badare alle perdite. In<br />

particolare sono state date disposizioni ai comandanti dei reparti corazzati che «… in<br />

nessun caso i carri si fermeranno per aiutare quelli che sono stati danneggiati. Il<br />

recupero è compito esclusivamente dei reparti genieri. I comandanti carristi devono<br />

avanzare verso l’obiettivo finché sono in condizioni di muoversi. Se un carro viene<br />

immobilizzato ma il pezzo è efficiente (cioè se si tratta di un incidente meccanico o se<br />

vengono danneggiati i cingoli) l’equipaggio continuerà ad effettuare un tiro d’appoggio<br />

da fermo». È un ordine che equivale ad una condanna a morte per gli uomini dei carri<br />

immobilizzati: l’artiglieria anticarro russa è cosi fitta sul terreno, i campi di tiro così<br />

preparati, che un carro il quale avesse urtato contro una mina e fosse restato immobile<br />

sui suoi cingoli, veniva centrato in pieno in pochi minuti.

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