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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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questo tema, ma anche dai giapponesi sempre prodighi di consigli). Del resto non è<br />

pensabile, in questo momento di una guerra atroce, che sussista ancora una qualsiasi<br />

possibilità di «abborracciare una pace tipo Brest-Litovsk» con i sovietici che ora<br />

avvertono di poter vincere. Oppure scatenare nella prossima estate una nuova<br />

offensiva, ancora più poderosa di quelle del 1941 e 1942, ed effettuare così un estremo<br />

tentativo di sfondare le linee sovietiche e costringere l’avversario alla resa. Un gioco<br />

d’azzardo, certo, ma Hitler è ormai ossessionato dalla sua «missione storica» di<br />

annientare il bolscevismo. Il suo pensiero, sempre logico e freddo quando elabora piani<br />

strategici, sembra adesso avviarsi ad una forma di esaltata paranoia. Respinge ogni<br />

mezzo termine, rifiuta qualsiasi compromesso, proibisce al suo ministro degli Esteri<br />

Ribbentrop di cercare alcun contatto tramite le potenze neutrali, vuole andare fino in<br />

fondo. Per la prima volta affiorano nelle sue conversazioni quelle agghiaccianti<br />

espressioni che significarono morte per tante persone dal prezioso sangue tedesco: «Se<br />

perdiamo questa guerra vuol dire che il popolo tedesco non è stato degno di me. E<br />

allora può morire. Il futuro apparterrà alla razza slava, che si è dimostrata più forte sul<br />

campo di battaglia».<br />

Nessuna operazione militare ebbe forse una gestazione più lenta della «Cittadella» o<br />

«Zitadel». Con questo nome venne designata dagli ufficiali-burocrati della<br />

Bendlerstrasse un’azione ad obiettivo limitato – la riduzione del cosiddetto saliente di<br />

Kursk e la conseguente distruzione delle forze sovietiche in esso concentrate – ma che<br />

doveva essere messa in atto con una tale violenza e subitaneità da aprire una immensa<br />

breccia nella prima linea russa così da poter gettare a valanga tutte le unità corazzate a<br />

disposizione della Wehrmacht. In un certo senso Hitler si trovò ingannato dall’esito<br />

inaspettatamente favorevole della controffensiva di Manstein a Kharkov. Ritornava a<br />

pensare che non era poi necessario abbandonare il bacino del Donetz, con le sue risorse<br />

industriali, e accarezzò nuovamente l’idea preferita di lanciare una colossale manovra a<br />

tenaglia. Riprese anche a dubitare delle cifre che i suoi esperti del gruppo «Eserciti<br />

stranieri Est» gli trasmettevano sullo stato degli armamenti e delle riserve umane<br />

sovietiche.<br />

Certo, diceva, i russi dispongono di forze più ingenti di quanto i tedeschi avessero<br />

creduto in precedenza, ma le loro perdite erano state molto pesanti. Erano soltanto i<br />

«vecchi generali» – come affermava Hitler con aperto disprezzo – a credere che i russi<br />

disponessero di riserve inesauribili. Non solo, l’offensiva principale da scatenarsi sul<br />

fronte di Kharkov non doveva essere l’unica di quell’estate. Il programma hitleriano<br />

sembra farsi più ambizioso via via che il tragico evento di Stalingrado si allontana nel<br />

tempo. Ora prevede anche quell'attacco a fondo contro Leningrado che è già stato<br />

rinviato per due volte negli anni precedenti: l’assalto terrestre sarebbe stato aperto dalle<br />

due divisioni di un corpo paracadutisti appena costituito. Ma di questo piano non si farà<br />

nulla.<br />

I tedeschi preparano l’offensiva d’estate<br />

Il primo progetto concreto per l’Operazione Cittadella viene presentato a Hitler l’11<br />

aprile. Si tratta di un breve promemoria elaborato dal capo di Stato Maggiore Zeitzler,<br />

su direttive di massima impartite dallo stesso Hitler, nel quale si ipotizza un attacco<br />

convergente in direzione di Kursk affidato a Kluge (comandante del fronte centrale, con<br />

a disposizione la 9ª Armata di Model) e a Manstein (comandante del fronte meridionale,<br />

con a disposizione la 4ª Armata panzer di Hoth). Secondo Zeitzler sarebbero state

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