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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Elephant come vennero soprannominati al fronte, proposti dall’ambizioso dottor<br />

Ferdinand Porsche, l’ingegnere della Auto Union creatore della Volkswagen. In<br />

complesso c’è una grande confusione, non solo nella costruzione dei mezzi ma anche<br />

nel loro approntamento e nella loro distribuzione. È urgente anche risistemare tutto<br />

l’ordine delle priorità fra carri armati e semoventi. Questa volta, nella scelta dell’uomo<br />

adatto per l’incarico adatto, Hitler ha la mano felice: nomina ispettore generale dei<br />

panzer il Generaloberst Heinz Guderian, che ha condotto all’attacco le sue colonne<br />

vittoriose in Polonia, in Francia e poi in Russia fino al dicembre 1941. Ora da più di un<br />

anno, dopo essere stato bruscamente licenziato da Hitler, è disoccupato. Ma adesso il<br />

Führer ha bisogno di lui, è di nuovo gentilissimo: «Caro generale, dal 1941 le nostre<br />

strade si sono separate. A quell’epoca vi furono molti malintesi, dei quali mi<br />

rammarico». E continua dicendo (parole che suonano come una dolce melodia<br />

all’orecchio di quel rude uomo d’armi) di avere «riletto gli scritti d’anteguerra di<br />

Guderian sulle truppe corazzate e aveva osservato che fin da allora lui, Guderian, aveva<br />

esattamente profetizzato il corso degli avvenimenti futuri».<br />

Malgrado tutti gli sforzi, la situazione dei mezzi corazzati resta tutt’altro che<br />

soddisfacente. Contrariamente alla stessa dottrina della Blitzkrieg, che suggeriva la<br />

formazione di unità mobili rapide e forti, negli ultimi tempi si assiste ad una costante e<br />

graduale diminuzione dell’organico delle divisioni-tipo Panzer. Da un massimo di quattro<br />

battaglioni corazzati per divisione durante la campagna di Francia, si era scesi a tre<br />

all’inizio dell’Operazione Barbarossa e infine a due. Inoltre il numero di carri armati m<br />

ogni compagnia è sceso dai normali ventidue a diciassette e in alcuni casi a quattordici.<br />

Il fatto era dovuto in parte al ritiro dal servizio dei Pz.Kpfw. II (le «bare di latta»), in<br />

parte al fatto che era quasi impossibile ottenere che i nuovi carri venissero assegnati a<br />

vecchie formazioni, in quanto i nuovi mezzi consegnati dall’industria alle forze armate<br />

venivano impiegati per creare nuove divisioni, secondo quella che era ormai diventata<br />

un vera ossessione di Hitler di avere a disposizione, fosse pure sulla carta, un numero<br />

sempre crescente di grandi unità. Inoltre i comandanti dei reparti erano restii a<br />

permettere che i carri danneggiati fossero rimandati alle grandi officine di riparazione e<br />

tendevano piuttosto a far fare le riparazioni in officine divisionali quasi di fortuna: la<br />

conseguenza fu che un’alta percentuale di carri finì per diventare inutilizzabile.<br />

Conclusione: proprio in questa campagna russa, dove le distanze si fanno sterminate e<br />

le unità operanti dovrebbero godere di un massimo di autonomia, «come una divisione<br />

di incrociatori pesanti nel grande mare oceano», proprio ora le Panzerdivision si trovano<br />

a disporre di una forza ben raramente superiore ai cento carri, anzi generalmente sui<br />

settanta-ottanta.<br />

Mentre Hitler riorganizza le sue armate, la situazione sul fronte sud è ancora grave, la<br />

spinta sovietica susseguente a Stalingrado è ancora lontana dall’esaurirsi. Il 14 febbraio,<br />

dopo tanto premere, i russi finalmente arrivano a Rostov, ma l’armata di Kleist ha già<br />

completato la sua avventurosissima ritirata dal Caucaso. Il giorno 17 il Gruppo Hollidt<br />

riattraversa il Mius. Le armate tedesche sono ritornate alle posizioni della primavera<br />

precedente. In sette mesi hanno avanzato e si sono ritirate per ottocento chilometri.<br />

Sullo slancio la 40ª Armata sovietica, guidata dal generale Moskalenko, si getta su<br />

Kharkov. Hitler ordina di difendere la seconda maggiore città ucraina (900.000 abitanti)<br />

fino all’ultima cartuccia. Ma questa volta i generali trovano il coraggio di disubbidire:<br />

l’Oberstgruppenführer Hausser, comandante del Corpo corazzato SS, abbandona<br />

Kharkov senza combattere. Il comandante superiore Manstein lo appoggia in pieno in<br />

un incontro avuto a Zaporozhe, il 17 febbraio, con lo stesso Hitler. Spiega a lungo il suo<br />

piano, che deve «fermare una volta per sempre» l’intera spinta sovietica sul settore<br />

meridionale. Questo piano consiste in una grande controffensiva «a controbordo»,

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