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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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– il 3 maggio la motonave Belluno scortata dalla torpediniera Tifone, partendo da<br />

Trapani;<br />

– il 3 maggio il piroscafo Campobasso scortato dalla torpediniera Perseo, partendo da<br />

Pantelleria;<br />

– il 4 maggio il piroscafo Sant’Antonio con le torpediniere Groppo e Calliope, partendo<br />

da Napoli;<br />

– il 7 maggio i tre mezzi K.T.5, K.T.9, K.T.21, partendo da Trapani.<br />

Soltanto il Belluno giunse a destinazione.<br />

La fede nel fascismo<br />

Parte della gioventù italiana che combatteva nell’Africa Settentrionale<br />

credeva sinceramente nella causa del regime<br />

Lo studente Eduardo Carifi, di Visciano (Napoli ) cade appena ventenne il 23 febbraio<br />

1943, nei dintorni di Mareth, in Tunisia: urta una mina ed è dilaniato. Carifi,<br />

universitario della classe 1922, si era arruolato volontario nella Divisione «Giovani<br />

Fascisti» ed aveva combattuto a Bir el-Gobi, in un battaglione di giovanissime Camicie<br />

Nere che erano state addestrate alla caccia dei carri armati nemici con rudimentali<br />

ordigni esplosivi. Dopo il novembre 1942, alla conclusione della battaglia di El-Alamein,<br />

il reparto di Carifi era stato riorganizzato anche con unità minori della disciolta Divisione<br />

corazzata Ariete.<br />

«Esempio tipico dell’adolescente vissuto in una città di provincia ed allevato da una<br />

modesta famiglia ai dogmi del fascismo», nota acutamente Bianca Ceva in Cinque anni<br />

di storia italiana: 1940-1945 (Edizioni di Comunità, Milano 1964), «ai quali tutti intorno<br />

a lui credono con cieca fede». Carifi esprime tutta la sua ingenua passione in queste<br />

due lettere, la prima all’insegnante di religione, la seconda al padre.<br />

(27 novembre 1942) Il cannone ha cessato di tuonare, il vento ha disperso le nubi, un<br />

raggio di sole filtra da un buco della tenda illuminando con la sua luce il mio corpo<br />

affaticato quasi per ridonarmi vigoria e forza.<br />

[…] Di fronte a me c’è il nemico, le sue artiglierie incessantemente hanno battuto le<br />

nostre linee: ora è calma, tutto è immerso nel silenzio.<br />

Altri pochi minuti e il sole sparisce dietro l’orizzonte del deserto, lasciando sua sorella: la<br />

notte. Minuti di pace, solo nella mia buca ho ringraziato Dio, l’ho pregato per le sorti<br />

delle nostre armi.<br />

[…] Io vorrei che in Patria i buoni Italiani credessero in voi, avessero fede, fossero certi<br />

che i nostri caduti saranno vendicati e che la Vittoria è più bella e più sacra dopo avere<br />

duramente lottato.<br />

Chiedo a Dio con le mie preghiere e sono certo che Egli dall’alto dei cieli mi ascolta,<br />

guidandoci lui stesso verso la Vittoria. Non siano i caduti dimenticati: essi marciano con<br />

noi, fianco a fianco, per tornare in quelle terre dove già il vessillo tricolore trionfò.<br />

(Zona di Operazioni 6 febbraio 1943) Ho compreso nella tua del 23 u. s. quanto sia<br />

stato grande il dolore per te con la triste sorte che il destino avverso ha gettato su di<br />

noi. In quell’ora in cui la radio annunciava la caduta di Tripoli ti sei sentito in dovere di<br />

stringerti più che mai a me, organo combattente di tale fronte, di affiancarti con tutta la<br />

forza del tuo animo al mio sempre degno e certo di fede. Come due vasi comunicanti; in<br />

quel momento che Tripoli cadeva, il tuo spirito, la tua fede s’è sprigionata dal tuo animo

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