SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea
SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea
Germania, e magari impedirgli di fare altrettanto? Così pensano Peter Calvocoressi e Guy Wint, secondo i quali «lo scopo più pressante della dichiarazione era quello di rinsaldare la grande alleanza in un momento in cui Stalin era deluso e arrabbiato» per la mancata apertura del secondo fronte e «il Giappone e l’Italia si adoperavano per una pace separata tra la Germania e l’URSS». C’era, insomma, il pericolo che l’alleanza anglo-russo-americana andasse in frantumi. Roosevelt se ne accorse e con le sue parole, solo apparentemente incaute, provvide a scongiurarlo. Vincenzo Mayda Il Tiger e il Lee/Grant Il Tiger può essere considerato il più famoso carro armato prodotto in Germania nel corso della Seconda Guerra Mondiale. La sua celebrità fu dovuta al formidabile armamento (un pezzo da 88 mm), che lo aveva messo in condizione di superiorità sui mezzi alleati – nei mesi seguenti la sua apparizione sul fronte tunisino (anche se fu a Leningrado nel settembre 1942 che apparvero i primissimi esemplari) e fino a che non entrarono in campo dei mezzi in grado di ristabilire l’equilibrio – e allo spessore delle piastre della corazzatura che gli offriva una protezione pressoché totale essendo impenetrabile a gran parte dei cannoni anticarro in servizio con gli eserciti alleati. L’esemplare illustrato, lo Ausf.H, appartiene al primo modello entrato in produzione ed è dotato di filtri tropicali «Feifel» sulle prese d’aria in previsione dell’impiego in terreni sabbiosi. I Tiger presenti in Tunisia furono in tutto 19, inquadrati, con la 10ª e la 21ª Panzerdivision, nella 5ª Armata corazzata posta agli ordini del generale von Arnim. Lo M.3 Lee/Grant fu il primo carro di concezione moderna realizzato in serie negli USA dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. La produzione venne avviata in breve tempo. I primi esemplari destinati ad equipaggiare le divisioni corazzate americane furono ceduti agli inglesi quando le sorti del conflitto in terra africana volgevano a loro sfavore, e il loro arrivo in quel fronte di guerra contribuì in misura determinante alla loro ripresa. Lo M.3 ebbe come tutti i carri armati americani un soprannome e fu chiamato «Lee», mentre la versione realizzata per gli inglesi fu chiamata «Grant». Il Lee illustrato nel disegno appartiene alla 1ª Divisione corazzata ed è presentato nella finitura che aveva nell’aprile del 1942 durante il periodo di addestramento svolto a Fort Benning, in Georgia. Ai primi del 1942 i Grant furono distribuiti in Nord Africa al 3° e 5° Royal Tank Regiment e all’8° Ussari, unità inquadrate nella 4ª Brigata corazzata della 7ª Divisione corazzata britannica. La loro prima rilevante azione fu quella del 27 maggio 1942, nel corso della battaglia di Ain el-Gazala. Gli americani li usarono in combattimento nel novembre del 1942, in occasione dell’invasione del Marocco francese e, quasi contemporaneamente, contro i giapponesi nel Pacifico meridionale. La battaglia di Kasserine Dal 14 al 21 febbraio del 1943 una grande battaglia di mezzi corazzati è combattuta sul colle di Kasserine in Tunisia. La battaglia avviene dopo l’inutile tentativo da parte alleata di conquistare Tunisi e Biserta come seguito logico dell’operazione Torch. Questo
tentativo è del dicembre del 1942. La tempestiva entrata in scena delle truppe di von Arnim dal nord della Tunisia e l’arrivo delle forze di Rommel, reduci dalla sconfitta di El- Alamein, ma sganciatesi dalla pressione dell’8ª Armata senza grossi danni lungo tutta la Libia, rende vano il tentativo alleato. Sull’infruttuosa puntata di americani, inglesi e francesi verso la Tunisia ha giocato anche l’ambigua posizione di alcuni francesi fino all’ultimo fedeli di Vichy, oltre che la tempestività delle truppe aerostrasportate del Terzo Reich. Attestatosi sulla linea del Mareth, ora Rommel medita, proprio in Tunisia, una rivincita su El-Alamein, mettendo in crisi i nuovi venuti (gli americani sbarcati in Algeria), in mancanza di possibilità di rivalsa verso gli inglesi di Montgomery, veterani della guerra del deserto e reduci da un’importante vittoria, anche se col fiato grosso e in crisi logistica dopo la lunga corsa da El-Alamein al confine libico-tunisino. L’obiettivo di Rommel è di forzare le fragili posizioni americane sul colle di Kasserine e quindi puntare su Tebessa, ad ovest, dilagare nella pianura algerina e accerchiare in tale modo le truppe alleate che fronteggiano l’Armata di von Arnim a nord. È un piano concepito ed eseguito con grande decisione e che richiederà tutto l’impegno degli Alleati per vanificarlo, a prezzo di gravi perdite I fattori combinati della superiorità aerea alleata e dell’intervento alle spalle degli italo-tedeschi dell’8ª Armata, coadiuvata efficacemente dalla divisione francese di Leclerc, fanno fallire il piano di Rommel. Ma pure dissensi tra Rommel e von Arnim (quest’ultimo fa mancare al collega l’appoggio massiccio dei carri Tiger al momento decisivo della puntata su Tebessa, temendo d’indebolire troppo le sue difese a sud-est) risulteranno determinanti. Il 3 febbraio Rommel preavvisa il Comando Supremo italiano delle sue intenzioni e la risposta è positiva, con la sola condizione di mantenere sul Mareth forze sufficienti per una efficace difesa nel caso d’una ripresa dell’offensiva britannica. Il piano è messo laboriosamente a punto, e in esso Rommel prevede il massiccio intervento delle due Divisioni corazzate di von Arnim, la 10ª e la 21ª. Giornata nera per i carristi americani L’attacco prevede il movimento lungo una linea che da Sidi Bou Zid, a nord, va a Gafsa. Verso il primo obiettivo von Arnim deve lanciare 120 carri armati, mentre Rommel, verso il secondo, dispone di 50 mezzi corazzati. Ognuno dei due comandanti tedeschi ha venti cannoni da 88 millimetri (che si dimostreranno i protagonisti della prima fase della battaglia, micidiale per i carri armati americani), mentre la Luftwaffe deve dare il suo appoggio con gli Stuka. Il 14 febbraio è una giornata nera per gli americani: 45 carri armati distrutti, insieme con molti cannoni semoventi. Dopo essersi ritirati su Feriana, le truppe americane del generale Robinett (il Combat Command C) tentano il contrattacco, che si risolve in modo ancora più disastroso: un centinaio di carri distrutti dal foco preciso degli 88 millimetri La fanteria americana perde il controllo della situazione, oltre 1400 uomini sono fatti prigionieri dai tedeschi. Gafsa cade nelle mani di Rommel, mentre von Arnim più a nord occupa Sidi Bou Zid. La «volpe del deserto» spinge la sua azione al logico sviluppo, forzando Kasserine, nel momento in cui il fronte alleato è in crisi, e punta su Tebessa. A questo punto è necessario a Rommel l’intervento della 21ª Panzerdivision, ma von Arnim non lo segue, teme di sguarnire troppo le difese al momento della riorganizzazione delle truppe alleate. È il Comando Supremo italiano a decidere tra i due e ad ordinare l’attestamento del fronte tra Thala e Le Kef, di fatto rinunciando al piano Rommel.
- Page 103 and 104: zone di operazioni stabilite, segna
- Page 105 and 106: de/le forze nel Mediterraneo è cam
- Page 107 and 108: comando supremo [italiano]. Quest
- Page 109 and 110: scendere sulla spiaggia fu annullat
- Page 111 and 112: Gianfranco Romanello Missione segre
- Page 113 and 114: La politica francese del «doppio b
- Page 115 and 116: A Vichy s’aggira «un cadavere vi
- Page 117 and 118: dei tedeschi. E aggiunge: «Saremo
- Page 119 and 120: La vigilia di Natale, raggiunto in
- Page 121 and 122: Il 4 febbraio, mentre le forze dell
- Page 123 and 124: d’armi durante questa guerra, un
- Page 125 and 126: truppe francesi pétainiste che avr
- Page 127 and 128: grande emozione; anche in Germania
- Page 129 and 130: esaminata la soluzione militare: a
- Page 131 and 132: Savoia a soddisfazione del re che a
- Page 133 and 134: tenere caro qualsiasi filo che poss
- Page 135 and 136: Un piccolo cargo americano, il Waln
- Page 137 and 138: In Italia c’è odore di crisi La
- Page 139 and 140: Quindi rispose a Churchill, leggend
- Page 141 and 142: mercantili vengono adibiti i caccia
- Page 143 and 144: La mattina del 1° dicembre contemp
- Page 145 and 146: evento fortunato; ci offre prospett
- Page 147 and 148: sud prima della partenza? Rommel è
- Page 149 and 150: sbiaditi, delle pentole e delle pad
- Page 151 and 152: Documenti e testimonianze Von Arnim
- Page 153: immediato di carattere territoriale
- Page 157 and 158: 620 carri alleati contro i 94 italo
- Page 159 and 160: ebbero perdite sino al giorno 7, ma
- Page 161 and 162: ifugiandosi nel mio, è l’afferma
- Page 163 and 164: Capitolo cinquantaduesimo La battag
- Page 165 and 166: Elephant come vennero soprannominat
- Page 167 and 168: questo tema, ma anche dai giappones
- Page 169 and 170: infischia profondamente se noi teni
- Page 171 and 172: Per la prima volta sul fronte russo
- Page 173 and 174: ovest per fronteggiare il pericolo
- Page 175 and 176: Un militare di mestiere Fino a quel
- Page 177 and 178: interruzioni per otto giorni; Vatut
- Page 179 and 180: Hitler lo delude Sul suo fianco sin
- Page 181 and 182: Kot: «Almeno per quanto riguarda i
- Page 183 and 184: Questa minaccia che pesa sulla loro
- Page 185 and 186: fiume Sosna, impedendo che le forze
- Page 187 and 188: Di origine russa, perché nato a Pi
- Page 189 and 190: una quantità di loro diventeranno
- Page 191 and 192: Capitolo cinquantatreesimo Il front
- Page 193 and 194: Il partito nazionale fascista aveva
- Page 195 and 196: mette sotto inchiesta gli interi qu
- Page 197 and 198: Lo stesso 15 aprile c’è mobilita
- Page 199 and 200: Documenti e testimonianze Attolico,
- Page 201 and 202: Prima ipotesi d’accordo Su questa
- Page 203 and 204: itiro delle navi da battaglia itali
Germania, e magari impedirgli di fare altrettanto? Così pensano Peter Calvocoressi e<br />
Guy Wint, secondo i quali «lo scopo più pressante della dichiarazione era quello di<br />
rinsaldare la grande alleanza in un momento in cui Stalin era deluso e arrabbiato» per la<br />
mancata apertura del secondo fronte e «il Giappone e l’Italia si adoperavano per una<br />
pace separata tra la Germania e l’URSS». C’era, insomma, il pericolo che l’alleanza<br />
anglo-russo-americana andasse in frantumi. Roosevelt se ne accorse e con le sue<br />
parole, solo apparentemente incaute, provvide a scongiurarlo.<br />
Vincenzo Mayda<br />
Il Tiger e il Lee/Grant<br />
Il Tiger può essere considerato il più famoso carro armato prodotto in Germania nel<br />
corso della Seconda Guerra Mondiale. La sua celebrità fu dovuta al formidabile<br />
armamento (un pezzo da 88 mm), che lo aveva messo in condizione di superiorità sui<br />
mezzi alleati – nei mesi seguenti la sua apparizione sul fronte tunisino (anche se fu a<br />
Leningrado nel settembre 1942 che apparvero i primissimi esemplari) e fino a che non<br />
entrarono in campo dei mezzi in grado di ristabilire l’equilibrio – e allo spessore delle<br />
piastre della corazzatura che gli offriva una protezione pressoché totale essendo<br />
impenetrabile a gran parte dei cannoni anticarro in servizio con gli eserciti alleati.<br />
L’esemplare illustrato, lo Ausf.H, appartiene al primo modello entrato in produzione ed è<br />
dotato di filtri tropicali «Feifel» sulle prese d’aria in previsione dell’impiego in terreni<br />
sabbiosi.<br />
I Tiger presenti in Tunisia furono in tutto 19, inquadrati, con la 10ª e la 21ª<br />
Panzerdivision, nella 5ª Armata corazzata posta agli ordini del generale von Arnim.<br />
Lo M.3 Lee/Grant fu il primo carro di concezione moderna realizzato in serie negli USA<br />
dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. La produzione venne avviata in breve<br />
tempo. I primi esemplari destinati ad equipaggiare le divisioni corazzate americane<br />
furono ceduti agli inglesi quando le sorti del conflitto in terra africana volgevano a loro<br />
sfavore, e il loro arrivo in quel fronte di guerra contribuì in misura determinante alla loro<br />
ripresa. Lo M.3 ebbe come tutti i carri armati americani un soprannome e fu chiamato<br />
«Lee», mentre la versione realizzata per gli inglesi fu chiamata «Grant». Il Lee illustrato<br />
nel disegno appartiene alla 1ª Divisione corazzata ed è presentato nella finitura che<br />
aveva nell’aprile del 1942 durante il periodo di addestramento svolto a Fort Benning, in<br />
Georgia. Ai primi del 1942 i Grant furono distribuiti in Nord Africa al 3° e 5° Royal Tank<br />
Regiment e all’8° Ussari, unità inquadrate nella 4ª Brigata corazzata della 7ª Divisione<br />
corazzata britannica.<br />
La loro prima rilevante azione fu quella del 27 maggio 1942, nel corso della battaglia di<br />
Ain el-Gazala. Gli americani li usarono in combattimento nel novembre del 1942, in<br />
occasione dell’invasione del Marocco francese e, quasi contemporaneamente, contro i<br />
giapponesi nel Pacifico meridionale.<br />
La battaglia di Kasserine<br />
Dal 14 al 21 febbraio del 1943 una grande battaglia di mezzi corazzati è combattuta sul<br />
colle di Kasserine in Tunisia. La battaglia avviene dopo l’inutile tentativo da parte alleata<br />
di conquistare Tunisi e Biserta come seguito logico dell’operazione Torch. Questo