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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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notare che un perimetro di 700 chilometri è troppo lungo e che la resistenza<br />

dell’enorme testa di ponte «dipende dai rifornimenti». A Hitler, che il 13 marzo lo<br />

insignisce della croce di ferro con diamanti, rinnova la richiesta di poter ritirare i suoi<br />

soldati sulla linea di Enfidaville. E qualcosa, stavolta, riesce a ottenere, perché il Führer<br />

finalmente autorizza il ripiegamento della fanteria sulla linea di Uadi Akarit, lasciando le<br />

sole forze corazzate a presidiare quella del Mareth. «Per il momento», scriverà poi Hitler<br />

a Mussolini, «ho concesso al feldmaresciallo un congedo in modo da permettergli di<br />

curarsi a fondo, cosa assolutamente necessaria sia a giudizio dei medici sia per quanto<br />

ho potuto constatare con i miei occhi […]. Devo pregarvi di tenere assolutamente e ad<br />

ogni costo segreti la licenza di Rommel e il cambiamento di comando in Africa che essa<br />

rende necessario […]. Quale che possa essere il giudizio che i posteri daranno del<br />

feldmaresciallo Rommel, è certo che questi è stato amato dalle sue truppe, e<br />

particolarmente dai soldati tedeschi, in tutti i posti di comando da lui occupati. Dal<br />

nemico è stato sempre e continua ad essere temuto e rispettato». Tutto questo non ha<br />

forse l’aria di una giubilazione?<br />

Sul Mareth si combatte l’ultima battaglia<br />

Intanto, in Tunisia, preoccupato per l’insostenibile situazione strategica, von Arnim ha<br />

ordinato il ripiegamento verso la linea di Uadi Akarit. Subito dopo, però, il comando<br />

supremo tedesco è intervenuto per annullare l’ordine e così, il 16 marzo 1943, la<br />

battaglia del Mareth comincia in una confusione indescrivibile, mentre le forze dell’Asse<br />

stanno rioccupando le posizioni abbandonate in precedenza. Lo squilibrio tra le forze in<br />

campo è notevolissimo. Ai 620 carri dell’8ª Armata britannica la 1ª Armata italiana è in<br />

grado di opporne appena 94, mentre più bilanciato è il rapporto tra le artiglierie: 706<br />

cannoni inglesi contro 680 dell’Asse. Assoluto è il predominio alleato nei cieli, dove<br />

l’assenza dell’aviazione tedesca peserà in maniera decisiva sull’esito della battaglia.<br />

Malgrado la sproporzione tra le forze contrapposte, la 1ª Armata resiste inizialmente<br />

lungo l’Uadi Zigazou, smorza l’urto del 30° Corpo britannico e annulla il tentativo della<br />

50ª Divisione di creare una testa di ponte oltre il vallone. Contemporaneamente, ad<br />

ovest, l’offensiva del 2° Corpo americano viene bloccata dalla Centauro a Gafsa. A El-<br />

Hamma, tuttavia, dopo alcuni giorni di aspri combattimenti, Montgomery riesce<br />

finalmente ad aprire una breccia nello schieramento nemico, minacciando il fianco<br />

destro della la Armata. Il 26 marzo von Arnim è costretto a ordinare il ripiegamento<br />

sulla linea di Uadi Akarit. Il giorno seguente l’8ª Armata entra nel villaggio di Gabes,<br />

facendo prigionieri molte migliaia di fanti italiani rimasti senza mezzi di trasporto. Dieci<br />

giorni dopo l’8ª Armata attacca le posizioni nemiche a sud dell’Uadi Akarit: sei brecce si<br />

aprono nel fronte e von Arnim è nuovamente costretto, con le forze che gli restano, a<br />

fare un balzo indietro di circa 300 chilometri, da sud a nord, fino a Enfidaville.<br />

Alan Moorehead, che in quel momento era aggregato come corrispondente di guerra ai<br />

reparti della 1ª Armata americana, assisté al congiungimento di queste forze, che<br />

avanzavano da ovest verso est, e i reparti dell’8ª Armata britannica, che procedeva in<br />

direzione opposta. «Eravamo entrati nel villaggio [di Msaken] lungo una strada<br />

secondaria, e per un istante credemmo di avere preso un grosso abbaglio. I veicoli che<br />

vedevamo correre sulla strada principale erano tutti tedeschi o italiani. Poi, facendoci<br />

più sotto, notammo che gli autocarri erano carichi di truppe inglesi. Quei soldati del<br />

deserto assomigliavano a tutto fuorché a soldati. Ad una prima occhiata sembravano dei<br />

boy scout sporchi e malmessi, forse per via della camicia e dei pantaloncini cachi un po’

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