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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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il sempre ottimista Kesselring, è che «ci impegniamo tutti per il totale annientamento<br />

degli americani». Dopodiché, rimasto a quattr’occhi con von Arnim, lo esorta ad<br />

esercitare la virtù della pazienza: «Diamo a Rommel la sua ultima occasione di gloria<br />

prima che se ne vada dall’Africa».<br />

La duplice offensiva, sferrata con qualche giorno di ritardo per le cattive condizioni del<br />

tempo, ottiene un successo superiore alle più rosee previsioni. Colti di sorpresa dalle<br />

due Panzerdivisionen di von Arnim (la 10ª e la 21ª), gli americani battono in ritirata<br />

perdendo una quantità di cannoni e carri armati. Lo stesso Eisenhower rischia di cadere<br />

prigioniero. A Gafsa, presa da Rommel senza colpo ferire perché evacuata prima ancora<br />

del suo attacco, il feldmaresciallo comincia a carezzare l’idea di portarsi alle spalle, con<br />

una rapida manovra avvolgente, dell’intero schieramento nemico in Tunisia. Con una di<br />

quelle spettacolari avanzate che lo hanno reso celebre, l’affannosa ritirata del Combat<br />

Command A potrebbe trasformarsi in una rotta, trascinando nel crollo tutto il fronte. Ma<br />

von Arnim non è un Rommel, e non vede o non sa cogliere l’occasione. Tra proposte,<br />

controproposte e obiezioni si perde del tempo prezioso. Il nemico si riorganizza e ferma<br />

i tedeschi sul passo di Kasserine.<br />

Gli americani battuti sul passo di Kasserine<br />

Per quattro giorni, sotto una pioggia scrosciante, Rommel incoraggia e incita i suoi<br />

uomini, bagnato fino al midollo e col pastrano incrostato di fango. Sembrano tornati i<br />

vecchi tempi. Gli americani vacillano sotto la pressione tedesca. Nelle retrovie, in<br />

previsione di una nuova ritirata, si evacuano aeroporti e si distruggono depositi di<br />

carburante e di rifornimenti. Ma a un tratto la pressione viene meno. Sul più bello<br />

Rommel rinuncia. Con sorpresa di tutti, sospende le operazioni nel settore di Kasserine<br />

e torna sul Mareth. Se la prende con questo e quello: con von Arnim che non gli ha<br />

dato i carri armati necessari; col comando supremo italiano che, a suo avviso, ha<br />

sabotato i suoi piani; con la pioggia che ha trasformato il terreno in un pantano. Eppure<br />

l’offensiva, fino a quel momento, era stata un notevole successo. «Per me», annota il<br />

23 febbraio l’aiutante navale di Eisenhower, «è evidentissimo che oggi i fieri e orgogliosi<br />

americani hanno subito l’umiliazione di una delle maggiori sconfitte della nostra storia:<br />

cosa particolarmente imbarazzante nei confronti degli inglesi, i quali si mostrano cortesi<br />

e comprensivi, ma è innegabile che le facce sono scure».<br />

Con la nomina di Rommel a comandante del gruppo di armate Africa, avvenuta subito<br />

dopo la battaglia di Kasserine, la confusione al vertice delle forze dell’Asse in Tunisia<br />

raggiunge il colmo. Gli italiani, si sa, non lo vogliono più tra i piedi: i loro piani<br />

prevedono un quartier generale congiunto con von Arnim al posto di Rommel. Il Führer,<br />

per motivi politici, è deciso a soddisfare la loro richiesta. Quanto a lui, il diretto<br />

interessato, dopo avere in un primo momento rifiutato l’offerta di Kesselring, non<br />

soltanto si risolve ad accettarla ma accoglie la nomina con l’aria di chi vuol fare sul<br />

serio.<br />

Non per questo si chiariscono le cose. Von Amim prepara le sue offensive senza<br />

consultarsi con lui. Roma lo scavalca per trattare direttamente con Messe e con von<br />

Arnim. Kesselring, dopo averlo promosso, lo ignora. Il 27 febbraio 1943 l’ammiraglio<br />

Canaris, recatosi in Tunisia per compiervi un’ispezione, raccoglie uno sfogo di von<br />

Amim: «L’organizzazione del comando continua ad essere un enigma totale. Nessuno sa<br />

chi comandi davvero, qui in Tunisia. Forse Rommel, che è sul punto di tornarsene a<br />

casa, ma sta preparandosi ad un attacco per conto proprio con due divisioni nel settore

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