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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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evento fortunato; ci offre prospettive di vittoria che non ci saremmo mai immaginate<br />

senza di esso… ».<br />

Il fronte terrestre, quindi, dovrebbe avere ragione dell’avversario anche se gli<br />

affondamenti sulla «rotta della morte» stanno strangolando le forze italo-tedesche. Il 2<br />

febbraio 1943, nel nuovo quartier generale tedesco di Beni Zelten, in Tunisia, Rommel<br />

pranza col generale italiano destinato a prendere il suo posto alla testa della<br />

Panzerarmee. Giovanni Messe è un veterano del fronte russo, un uomo pratico e ben<br />

visto dai nazisti che gli hanno concesso un’alta onorificenza militare. Rommel non ha<br />

ancora digerito l’idea che a succedergli debba essere proprio un italiano, ma Messe,<br />

mostrando di non avere alcuna fretta di sostituirlo e dichiarando diplomaticamente che<br />

«il massimo onore della [sua] vita è di essere il successore del maresciallo Rommel», gli<br />

fa un’impressione migliore del previsto. Non che questo cambi alcunché. I suoi uomini<br />

sono ora attestati sulla linea del Mareth, un sistema di fortini e casematte costruito<br />

prima della guerra dai francesi alla frontiera tra Libia e Tunisia, ben difeso a sud e a<br />

ovest da una distesa di paludi salate. Ma «in Africa non c’è linea difensiva che non<br />

possa essere aggirata sul fianco», spiega Rommel cupamente al proprio successore, «e<br />

questo vale anche per la linea del Mareth».<br />

Il feldmaresciallo è malato. Da quando ha lasciato il deserto libico per le verdi e fertili<br />

colline della Tunisia, il suo umore è cambiato in meglio, ma continua a soffrire, scrive<br />

l’aiutante a sua moglie Lucie, di «crisi depressive durante le quali nulla gli appare più<br />

com’è in realtà, ma tutto gli sembra più nero e immerso in una luce pessimistica».<br />

Perché, allora, non se ne va? Perché non cede il comando, dal quale è stato esonerato il<br />

26 gennaio, e non torna in Germania a curarsi, come gli ha ripetutamente consigliato il<br />

professor Horster? Tutti sanno che Hitler e Mussolini vorrebbero affidare ad un uomo<br />

solo la responsabilità delle armate operanti in Tunisia, e che le loro preferenze vanno al<br />

generale von Arnim. Perché, dunque, Rommel, che ha perso già da tempo la fiducia del<br />

comando supremo, non si rassegna alla nuova situazione e non dice una buona volta<br />

addio all’Africa dopo due anni di guerra in quel continente?<br />

In parte, probabilmente, perché von Arnim gli era piuttosto antipatico. Hans-Jürgen von<br />

Arnim, l’aggressivo e ottimista comandante della nuova Panzerarmee, la 5ª, creata in<br />

fretta e furia in Tunisia per fronteggiare gli americani con i carri, le munizioni e il<br />

carburante che sarebbero spettati a Rommel, aveva tre anni più del maresciallo ma era<br />

di grado inferiore al suo. Pur trovandosi in Africa da dicembre, non si era mai curato di<br />

arrivare ad un accordo con Rommel sulle rispettive zone d’influenza. Quest’ultimo, che<br />

avrebbe voluto assumersi la responsabilità dell’intero teatro bellico africano, vedeva<br />

certamente in lui un rivale destinato prima o poi a fargli lo sgambetto. E perciò, a<br />

ragione o a torto, non esitava, quando ne aveva la possibilità, a mettergli i bastoni tra le<br />

ruote.<br />

Così, quando ai primi di febbraio la 21ª Panzerdivision di von Arnim strappa alla<br />

guarnigione francese l’importantissimo passo di Faid, gettando le basi di un attacco in<br />

forze contro gli americani, tra i due generali tedeschi cominciano le divergenze. Anche<br />

Rommel vede di buon occhio un’offensiva verso occidente: non gli dispiacerebbe<br />

mostrare al mondo intero che, dopo una ritirata di 3500 chilometri, i suoi soldati sono<br />

sempre in grado di battere i GI di Eisenhower, questi giovanotti ben equipaggiati ma<br />

inesperti che gli inglesi e i francesi fatti prigionieri chiamano, con una punta di<br />

disprezzo, «i nostri italiani». I piani elaborati da Rommel e da von Arnim sono però<br />

sostanzialmente diversi, e con una specie di bizzarro arbitrato Kesselring è costretto a<br />

intervenire per mettere d’accordo i comandanti e fissare l’ordine delle operazioni. Von<br />

Arnim comincerà il 12 febbraio con un’offensiva contro Sidi Bou Zid. Due giorni dopo<br />

Rommel attaccherà con una parte delle sue forze l’oasi di Gafsa. L’importante, sentenzia

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