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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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mercantili vengono adibiti i cacciatorpediniere di squadra e le poche corvette – tra cui le<br />

splendide unità della classe «Gabbiano» – che i cantieri riescono a consegnare alla<br />

Marina.<br />

In queste condizioni operative è facile capire il perché della denominazione di «rotta<br />

della morte» data dai marinai a quelle poche miglia di mare che separano Marsala da<br />

Capo Bon, senza contare l’ecatombe di navi affondate nei porti (il 60% del naviglio<br />

perduto in questa campagna) a causa dell’assoluta prevalenza aerea degli alleati in tutto<br />

il bacino sud-occidentale del Mediterraneo.<br />

A questo proposito è interessante notare che del restante 40% di navi perdute in mare,<br />

il 4% andò a fondo per attacchi di navi di superficie, il 13% per i sommergibili, il 18%<br />

per gli aerei, il 5% per le mine, il 3,5% per altre cause.<br />

Nonostante tale fosco panorama la Marina italiana, attraverso questa impossibile rotta e<br />

in condizioni di assoluta inferiorità, riesce a far giungere in Tunisia il 93% del personale<br />

trasportato, il 71% dei materiali, il 71% dei carburanti e combustibili. Riesce quindi a<br />

compiere un vero e proprio miracolo di eroismo, tenacia e valore i cui meriti sono<br />

ancora oggi in grande parte misconosciuti. Sulla «rotta della morte» pesa poi, in<br />

maniera determinante, l’organizzazione di ULTRA, di cui ormai è noto quasi tutto dopo<br />

le rivelazioni inglesi e i recentissimi studi italiani. Nel volume Il vero traditore di Alberto<br />

Santoni (Mursia, 1981) si afferma, a proposito del traffico tunisino, che «il ritmo degli<br />

affondamenti in mare attribuibili a ULTRA fu di 5,3 navi da carico al mese e che anche<br />

quando ULTRA non condusse per vari motivi all’affondamento in mare dei mercantili<br />

essa impose un supplementare sforzo protettivo e di vigilanza all’inconsapevole Regia<br />

Marina, che logorò uomini e navi in misura altrimenti inevitabile».<br />

Anche per effetto di ULTRA, proprio durante il periodo della «rotta della morte»<br />

peggiorarono i rapporti tra la nostra Marina e quella tedesca. Scrive sempre il Santoni:<br />

«Nel corso di una visita a Roma dell’ammiraglio Dönitz, nuovo capo della Kriegsmarine, i<br />

tedeschi finirono per ottenere il 17 marzo una notevole vittoria sulle antiche resistenze<br />

dell’alleato mediterraneo in materia di autonomia operativa. Al termine delle discussioni<br />

bilaterali, infatti, i tedeschi ottennero che ufficiali e marinai germanici imbarcassero su<br />

tutte le unità impegnate nel traffico tunisino e fossero assegnati ai comandi navali di<br />

Napoli, Palermo, Messina, Trapani e Tunisi; che ufficiali della Kriegsmarine si<br />

alternassero a quelli italiani nell’incarico di capo convoglio; che il viceammiraglio Ruge,<br />

già responsabile della sicurezza delle scorte tedesche nella Manica, fosse aggregato a<br />

Supermarina con il suo Stato Maggiore per “collaborare” nelle questioni concernenti il<br />

traffico con la Tunisia; che tutte le navi presenti nei porti italiani e riconosciute<br />

utilizzabili per la scorta dei convogli fossero requisite e date in consegna a personale<br />

tedesco».<br />

In cambio di questa vera e propria «resa» italiana la Kriegsmarine prometteva<br />

l’addestramento di nostro personale all’impiego di apparati contraerei, di ricerca<br />

«antisom» e di dragaggio.<br />

Il rospo venne ingoiato con comprensibile amarezza dai marinai italiani che pure nulla<br />

avevano da rimproverarsi sulla loro condotta in mare. In realtà – come ricorda lo storico<br />

navale Giorgio Giorgerini – le difficoltà, quasi insuperabili «in cui si dibatteva la Marina<br />

erano ormai prodotte da cause di carattere generale nazionale. Era il Paese che andava<br />

esaurendo le sue risorse… Il problema non era di energia o di capacità, ma solo di<br />

mezzi in una situazione bellica generale che evolveva ai nostri danni con impressionante<br />

rapidità e per ragioni che andavano ricercate ben addietro nel tempo».

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