SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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20.05.2013 Views

Rintelen, Kesselring andò poi in volo da Hitler, e ne tornò il 26 con una lettera del Führer per il duce. Hitler si diceva d’accordo con Mussolini sul pericolo di una sedizione della flotta militare francese ancorata nel porto di Tolone. Aveva quindi disposto di prenderne possesso all’improvviso, con l’aiuto delle forze italiane di occupazione. Raccomandava il segreto, e assicurava una equa ripartizione fra Italia e Germania della flotta mercantile francese catturata nei porti. e di quella militare che si fosse riusciti a catturare […]. Tolone fu occupata, un solo sommergibile francese fuggì, la flotta in gran parte si autoaffondò, ma varie unità furono prese intatte, altre erano recuperabili, e molte potevano essere demolite per utilizzarne il materiale. Nuovamente assalito dai dolori di stomaco. Mussolini dovette allora restare a Villa Torlonia, mentre Rommel si recava il 28 da Hitler in volo per ottenere un ordine di sgombro dall’Africa: ordine che gli fu rifiutato. Dovette quindi tornare, e nel viaggio sostò a Roma insieme con Göring, venuto a sua volta per controllare l’organizzazione dei trasporti nel Mediterraneo, dai tedeschi giudicata difettosa. In tono aggressivo, con un radiodiscorso del 29, Churchill preannunciò intensificati bombardamenti delle città italiane, e attaccò Mussolini: «Sta al popolo italiano dire se vuole o no che questa terribile sciagura si rovesci sul suo paese. Un uomo, un uomo solo, ha condotto gli italiani a questo passo», ripeté, ed aggiunse i consueti argomenti contro la tirannia, mille volte ripetuti dalle radio inglese e americana. «Un uomo solo, ed il regime da lui instaurata hanno portato queste immense calamità sul popolo italiano, così laborioso, così ricco di doti, e un tempo, così felice». […] Il duce riprese la normale attività, relativamente ristabilito, il 1° dicembre. Aveva deciso di parlare l’indomani alla Camera, anche per replicare all’attacco di Churchill. […] E fu l’ultima volta davanti a quella assemblea, che Badoglio sciolse dopo il 25 luglio. Premise: «Vi è ben nota la mia riluttanza a parlare anche in tempi che comunemente si chiamano di pace o normali. Questo dipende da una mia convinzione, che cioè, su cento casi, ci si pente settantacinque per avere parlato, venticinque soltanto per avere taciuto. Tuttavia, dopo diciotto mesi di silenzio – siamo ormai entrati nel trentesimo mese di guerra – io ho la vaga impressione che buona parte del popolo italiano abbia il desiderio di riudire la mia voce». Ricordò la vasta amnistia concessa e le provvidenze sociali deliberate per il ventennale. Intorno alla guerra precisò che la potenza militare della Russia non l’aveva sorpreso in quanto, anni prima, il generale Grazioli, invitato ad assistere a grandi manovre dell’esercito sovietico, gli aveva riferito con esattezza sul grado di efficienza da esso raggiunto. Lui, Mussolini, ne aveva dedotto la necessità di prevenire un assalto della Russia alle spalle della Germania. La guerra all’oriente aveva assicurato all’Asse un vasto e fertile territorio, ricco di materie prime. Poi attaccò Roosevelt, come Churchill aveva attaccato lui: «Se vi è un uomo nel mondo che ha voluto diabolicamente la guerra, quest’uomo è il presidente degli Stati Uniti d’America. Le provocazioni che egli ci ha inflitto, le misure che egli ha preso contro di noi, l’opera della sua propaganda, il tutto dimostra che quest’uomo, il quale pure aveva fatto una sacra promessa alle madri americane che i loro figli non sarebbero mai andati a morire oltre i confini degli Stati Uniti, quest’uomo ha voluto deliberatamente la guerra». Esaltò l’intervento e i successi del Giappone. Ricordò – ed era vero – di avere intuito il proposito anglo-americano di sbarco nell’Africa francese. Disse che quella di El Alamein era stata, fino allora, l’unica vittoria conseguita dagli inglesi, e parlò dei bombardamenti indiscriminati contro le città italiane, delle loro vittime, dei caduti e dispersi in guerra. Elencò il naviglio mercantile e militare nemico affondato dalla Marina e dall’aviazione italiana, gli aerei abbattuti, i prigionieri catturati, che l’Italia trattava secondo le norme internazionali, mentre gli inglesi inumanamente vessavano i nostri.

Quindi rispose a Churchill, leggendo e confutando i passi del recente radiodiscorso del premier, relativi all’Italia e a lui personalmente. Sul punto di minaccia di intensificati bombardamenti, denunciò il fondo di barbarie e di ipocrisia della razza inglese. Rilevò che ormai non esisteva più distinzione di fronte interno ed esterno, ma un unico fronte da organizzare per la resistenza, e raccomandò lo sfollamento di cui aveva parlato fin dal 1938. Annunciò l’arrivo di batterie antiaeree tedesche. «Fino a prova contraria – esclamò – io mi rifiuto nella maniera più assoluta di credere che il popolo italiano sia di una tempra inferiore a quella del popolo inglese o del popolo russo: e se questo fosse, noi dovremmo definitivamente rinunciare alle nostre speranze di diventare un grande popolo». da Giorgio Pini e Duilio Susmel, Mussolini – L’uomo e l’opera, La Fenice, Firenze 195, Volume IV - «Dall’impero alla repubblica».

Quindi rispose a Churchill, leggendo e confutando i passi del recente radiodiscorso del<br />

premier, relativi all’Italia e a lui personalmente. Sul punto di minaccia di intensificati<br />

bombardamenti, denunciò il fondo di barbarie e di ipocrisia della razza inglese. Rilevò<br />

che ormai non esisteva più distinzione di fronte interno ed esterno, ma un unico fronte<br />

da organizzare per la resistenza, e raccomandò lo sfollamento di cui aveva parlato fin<br />

dal 1938. Annunciò l’arrivo di batterie antiaeree tedesche. «Fino a prova contraria –<br />

esclamò – io mi rifiuto nella maniera più assoluta di credere che il popolo italiano sia di<br />

una tempra inferiore a quella del popolo inglese o del popolo russo: e se questo fosse,<br />

noi dovremmo definitivamente rinunciare alle nostre speranze di diventare un grande<br />

popolo».<br />

da Giorgio Pini e Duilio Susmel, Mussolini – L’uomo e l’opera, La Fenice, Firenze 195,<br />

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