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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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In Italia c’è odore di crisi<br />

La cronaca eccezionale dei drammatici giorni dell’autunno 1942,<br />

quando un nuovo fronte venne aperto in Africa del Nord<br />

e la guerra si avvicinò pericolosamente alle sponde mediterranee dell’Italia<br />

Per stanchezza e mancanza di mezzi, anche l’impeto e l’abilità manovriera di Rommel<br />

erano esauriti. Contro i pareri del comando italiano e dello stesso Kesselring, il<br />

maresciallo tedesco continuò ininterrottamente a retrocedere, anche dai luoghi dove si<br />

sarebbe potuta opporre al nemico almeno una resistenza ritardatrice. Per la prima volta<br />

Churchill poté esaltare una vittoria inglese determinante. In Italia, per contraccolpo, «il<br />

respiro della nazione divenne pesante: finché nel Mediterraneo c’era soltanto<br />

l’Inghilterra – scrisse poi Mussolini – l’Italia, col concorso della Germania, poteva con<br />

sacrificio sempre più grave, tenere e resistere: l’apparizione dell’America turbò gli spiriti<br />

dei meno forti, aumentò di milioni e milioni le schiere già numerose degli ascoltatori<br />

delle radio nemiche: lo sbarco anglo-americano ad Algeri forniva ai traditori che non<br />

avevano ancora osato rivelarsi l’alibi della condotta futura». Nelle carte di Rommel è<br />

stato trovato questo suo appunto in data 14 novembre: «Da Roma ci sono giunte<br />

preoccupanti notizie sulla situazione italiana. Al comando supremo italiano l’atmosfera è<br />

oscillante, grigia e gravida di elettricità. Si teme che negli ambienti della Corte vi siano<br />

correnti che premono sul re d’Italia perché prenda in mano la situazione interna italiana<br />

e limiti l’autorità del primo ministro. Voci darebbero per sicuro al nostro servizio<br />

informazioni che la principessa ereditaria Maria José avrebbe avuto, tramite una sua<br />

amica francese, dei contatti con diplomatici americani ed inglesi in Svizzera per una<br />

pace separata».<br />

Cavallero, tornato in Africa per combinare una Linea di resistenza ad Agheila, non riuscì<br />

a prendere contatto con Rommel sempre in movimento ed irreperibile. Il comandante<br />

tedesco era a Bengasi con le sue forze in ritirata, quando, il 17, avvenne il primo<br />

scontro fra reparti tedeschi e americani in Tunisia. In quell’epoca il generale Messe<br />

rientrava in patria dalla Russia, e Del Croix mormorava con Ciano che «da noi tutte le<br />

dittature di plebei sono degenerate in tirannie».<br />

Il 19, Mussolini propose a Hitler un nuovo incontro. Il Führer rispose il 20 che era<br />

pronto a rivederlo; che era d’accordo sulla opportunità di resistere ad Agheila; che a<br />

tale scopo avrebbe inviato armi ed aerei; che divisioni scelte tedesche affluivano in<br />

Tunisia, e che batterie antiaeree sarebbero state inviate in Italia per una maggiore<br />

difesa dei centri principali dalle incursioni aeree. […]<br />

Durante il Consiglio dei ministri del 21 novembre, il duce si sfogò: «È inutile, la razza è<br />

quello che è; e non la si corregge dall’oggi al domani. Ho inventato un neologismo: i<br />

bracaioli, per quelli che stanno sempre con le brache in mano; e dinanzi ad ogni<br />

difficoltà blaterano che non c’è nulla da fare. Se invece di difendere la città, strada per<br />

strada, casa per casa, stanza per stanza, gabinetto per gabinetto, i russi fossero stati<br />

dello stesso parere, Stalingrado non avrebbe resistito».<br />

In quel frattempo la fame e la propaganda straniera facevano muovere le prime<br />

ribellioni in Grecia, Il re aveva insinuata l’opportunità di sostituire Cavallero e i russi<br />

avevano iniziata una controffensiva. A sua volta Cavallero tornò in Africa per indurre<br />

Rommel a non ripiegare subito su Buerat, come il tedesco voleva fare e poi fece onde<br />

evitare uno scontro ad Agheila, secondo lui di sicuro esito catastrofico. I due marescialli<br />

si incontrarono, senza accordarsi, all’Ara dei Fileni, il 24, presenti Kesselring, Bastico e

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