SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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20.05.2013 Views

Mackensen di «trovare un buon sonnifero per Ribbentrop il quale, con la sua insonnia, rompe le scatole a troppa gente». Vedo Messe, [di] ritorno di Russia. Il suo giudizio sul fronte orientale è che i bolscevichi non hanno forze per tentare azioni in grande, ma sufficienti per inchiodare la quasi totalità dell’esercito germanico nella steppa. Peggiore è la sua diagnosi per l’Africa: non crede che sia possibile fissare una nuova linea, e quindi giudica inevitabile la perdita della Tripolitania. Non ritiene neppure probabile che il tentativo di creare una testa di ponte in Tunisia possa avere un durevole successo. Buti informa che Weygand è stato arrestato dai Tedeschi. Il Duce approva con entusiasmo una tale decisione. 15 NOVEMBRE – L’incaricato d’Affari del Giappone chiede notizie sulla situazione e in maniera tale da lasciar comprendere che il suo Governo è molto ansioso di conoscere tutta la verità sulle vicende europee-africane. Lo rassicuro, naturalmente nei limiti del possibile. Il Duce oggi vede la situazione con maggiore fiducia ed è seccato con Cavallero il quale, mandato da lui giustamente in Libia, se ne è tornato subito, senza avere visto niente. Il motivo del ritorno, come lo stesso Duce afferma, è dovuto alla preoccupazione per la sua posizione personale. 17 NOVEMBRE – Il Duce è convinto che nei prossimi giorni si produrrà la crisi in Africa: o bene o male una colonna americana è a Sfax, oppure nelle vicinanze, altre colonne alleate avanzano su Biserta e su Tunisi, l’atteggiamento francese è molto ambiguo e bisogna contare più sull’ostilità che sull’indifferenza. Saranno le forze dell’Asse in grado di reggere all’urto? Dipende da quanto sarà possibile trasferire in Tunisia nei prossimi giorni. Per ora non si è fatto molto, e l’afflusso tedesco è di gran lunga inferiore alle speranze e alle promesse. Se la Tunisia dovesse cadere, perderemmo l’ultimo bastione difensivo, e la situazione italiana diverrebbe in breve estremamente difficile. Il Duce appare pensoso, ed oggi, più che nei giorni scorsi, il suo volto appariva marcato dalla stanchezza. […] 18 NOVEMBRE – Il Console Generale a Tunisi, Silimbani, ha lasciato Tunisi funzionari del Consolato. È rientrato in Italia anche l’Amm. Salza, Comandante della Commissione d’armistizio in Nord Africa. Silimbani al telefono dichiara che la situazione a Tunisi è intenibile, che gli americani avanzano incontrastati, che la città è già praticamente in mano ai gaullisti che insorgeranno al primo apparire del vessillo stellato. Il Duce non era informato della cosa: poi mi telefona domandando se Silimbani aveva avuto da noi, Esteri, l’ordine di partire e dicendo che Salza era rientrato temporaneamente e per altre ragioni. Aggiunge che la situazione militare si va «chiarificando». Silimbani è diventato pazzo o Cavallero mentisce come d’uso? […] 19 NOVEMBRE – Vedo il Re dopo molto tempo. Lo trovo fisicamente bene e spiritualmente sereno. Mi intrattiene in lungo colloquio: un’ora e venti. Vuole essere edotto su quanto si è fatto a Monaco e fa un largo giro d’orizzonte: chiede notizie particolarmente della Spagna, della Svizzera e della Turchia. Parla poco di quanto è avvenuto e avviene in Mediterraneo, ma si preoccupa soprattutto della scarsezza di forze in Italia e specialmente a Roma, donde sono stati allontanati anche i granatieri. Mi chiede di fare un’azione sul Duce per fare tornare truppe in Patria, pregandomi in pari tempo di non dire che è stato lui a parlarmene «perché non si pensi a traffici nascosti». Difende con passione le Forze Armate, non giudica Cavallero ma «se si pensasse ad un nuovo capo converrebbe prendere in esame i più vecchi che sono i migliori» e cita Ago, Amantea e Geloso. Parla con simpatia di Guzzoni. Come sempre non manca nelle sue parole una punta di germanofobia. Sull’andamento della guerra ripete una fiducia piuttosto generica, ma mi domanda molto di Washington e Londra e mi consiglia di

tenere caro qualsiasi filo che possa venire riannodato «anche se esile come la tela di ragno». Del Croix: è addolorato ma non sorpreso della situazione. Anche lui recrimina l’assenza dall’Italia delle migliori nostre divisioni. Se la prende con la dittatura di Mario «perché da noi tutte le dittature di plebei sono degenerate in tirannie» e aggiunge che l’unico grande merito di Mario fu quello di avere battuto i Teutoni. 21 NOVEMBRE – Consiglio dei Ministri di ordinarissima amministrazione. Alla fine ha parlato il Duce per riassumere e lumeggiare la situazione attuale. Ha, in breve, detto questo: a) che la situazione alimentare è di gran lunga migliore delle previsioni che erano state molto oscure; b) che la situazione militare in Cirenaica è tale da consentire l’arresto del nemico a Agheila-Marada e forse da riprendere il sopravvento mentre in Tunisia l’andamento delle operazioni è favorevole all’Asse; c) che la situazione interna è solida eccezion fatta per i «bracaioli», neologismo del quale ha vantato la paternità, cioè dei soliti individui «che stanno con le brache in mano non appena l’orizzonte si oscura»; d) che Hitler sollecitato da lui, ha consentito ad inviare cento batterie antiaeree per la protezione delle nostre città, che ogni notte subiscono un severo castigo da parte della RAF. Stanotte, infatti, è stata la volta di Torino, oggetto di un bombardamento ben più pesante di tutti i precedenti attacchi, compresi quelli di Genova. Ciò pone adesso dei gravi problemi: evacuazione delle città, rifornimenti ed infine riduzione del potenziale industriale dell’Italia. E poi, è inutile farci illusioni: anche sul morale ciò grava molto duramente e lo spirito di resistenza è minore di quanto non si creda. Non dobbiamo confondere la sopportazione con la resistenza: sono due cose molto diverse. 22 NOVEMBRE – Il Duce fa cenno che anche a lui S. Maestà ha parlato della sostituzione di Cavallero, facendo gli stessi nomi che ha fatto a me. ma Mussolini – che in questi giorni è nuovamente ottimista – dice che non è il caso di procedere a fare cambiamenti nel Comando mentre si è impegnati su due fronti. Un’offensiva russa sul Don ha raggiunto notevoli successi e merita attenzione. 23 NOVEMBRE – Bismarck dice che il Generale von Pohl, tornato dalla Libia, ha espresso il suo pessimismo sulla situazione nonostante il fatto che «Rommel sia di ottimo umore». Dalle confidenze che il colonnello Montezemolo, dello Stato Magg. Generale, ha fatto al nostro funzionario di collegamento, risulta che i tedeschi intendono ancora compiere qualche tentativo per salvare la Tripolitania, mentre noi penseremmo più utile concentrare tutto il possibile in difesa della Tunisia. Ciò determina uno stato di disagio nel nostro Comando, tranne naturalmente in Cavallero che, asservito com’è ai tedeschi, pospone la sua volontà e gli interessi dell’Italia al suo contingente interesse personale. Nel Paese, il pessimismo e la preoccupazione crescono a dismisura: non si può parlare con una persona, di qualunque classe e di ogni levatura, che non si esprima nello stesso tono. 24 NOVEMBRE – Tutta l’Africa Occidentale ha aderito al movimento Darlan. Il fatto è di grande importanza: una grande riserva di uomini passa a disposizione degli Alleati, nonché la base di Dakar e una cospicua aliquota di navi da guerra. Le reazioni sono ancora modeste ma l’avvenimento è grosso. […] 26 NOVEMBRE – Le notizie africane sono, nel complesso, peggiori: sia in Tunisia che in Tripolitania la posizione delle nostre forze si fa più critica mentre aumenta la pressione nemica. Ieri sera, quaranta carri americani sono giunti alle porte di Tunisi. Fougier, che è un realista ed è onesto, pensa che in pochi giorni saremo eliminati da Tunisi e nel giro di un mese da tutta l’Africa. Anche Mussolini deve essere più o meno in questo ordine di idee, poiché telefonandomi per l’accordo commerciale con la Romania, ha detto: «Non è

Mackensen di «trovare un buon sonnifero per Ribbentrop il quale, con la sua insonnia,<br />

rompe le scatole a troppa gente».<br />

Vedo Messe, [di] ritorno di Russia. Il suo giudizio sul fronte orientale è che i bolscevichi<br />

non hanno forze per tentare azioni in grande, ma sufficienti per inchiodare la quasi<br />

totalità dell’esercito germanico nella steppa. Peggiore è la sua diagnosi per l’Africa: non<br />

crede che sia possibile fissare una nuova linea, e quindi giudica inevitabile la perdita<br />

della Tripolitania. Non ritiene neppure probabile che il tentativo di creare una testa di<br />

ponte in Tunisia possa avere un durevole successo.<br />

Buti informa che Weygand è stato arrestato dai Tedeschi. Il Duce approva con<br />

entusiasmo una tale decisione.<br />

15 NOVEMBRE – L’incaricato d’Affari del Giappone chiede notizie sulla situazione e in<br />

maniera tale da lasciar comprendere che il suo Governo è molto ansioso di conoscere<br />

tutta la verità sulle vicende europee-africane. Lo rassicuro, naturalmente nei limiti del<br />

possibile.<br />

Il Duce oggi vede la situazione con maggiore fiducia ed è seccato con Cavallero il quale,<br />

mandato da lui giustamente in Libia, se ne è tornato subito, senza avere visto niente. Il<br />

motivo del ritorno, come lo stesso Duce afferma, è dovuto alla preoccupazione per la<br />

sua posizione personale.<br />

17 NOVEMBRE – Il Duce è convinto che nei prossimi giorni si produrrà la crisi in Africa:<br />

o bene o male una colonna americana è a Sfax, oppure nelle vicinanze, altre colonne<br />

alleate avanzano su Biserta e su Tunisi, l’atteggiamento francese è molto ambiguo e<br />

bisogna contare più sull’ostilità che sull’indifferenza. Saranno le forze dell’Asse in grado<br />

di reggere all’urto? Dipende da quanto sarà possibile trasferire in Tunisia nei prossimi<br />

giorni. Per ora non si è fatto molto, e l’afflusso tedesco è di gran lunga inferiore alle<br />

speranze e alle promesse. Se la Tunisia dovesse cadere, perderemmo l’ultimo bastione<br />

difensivo, e la situazione italiana diverrebbe in breve estremamente difficile. Il Duce<br />

appare pensoso, ed oggi, più che nei giorni scorsi, il suo volto appariva marcato dalla<br />

stanchezza. […]<br />

18 NOVEMBRE – Il Console Generale a Tunisi, Silimbani, ha lasciato Tunisi funzionari<br />

del Consolato. È rientrato in Italia anche l’Amm. Salza, Comandante della Commissione<br />

d’armistizio in Nord Africa. Silimbani al telefono dichiara che la situazione a Tunisi è<br />

intenibile, che gli americani avanzano incontrastati, che la città è già praticamente in<br />

mano ai gaullisti che insorgeranno al primo apparire del vessillo stellato. Il Duce non era<br />

informato della cosa: poi mi telefona domandando se Silimbani aveva avuto da noi,<br />

Esteri, l’ordine di partire e dicendo che Salza era rientrato temporaneamente e per altre<br />

ragioni. Aggiunge che la situazione militare si va «chiarificando». Silimbani è diventato<br />

pazzo o Cavallero mentisce come d’uso? […]<br />

19 NOVEMBRE – Vedo il Re dopo molto tempo. Lo trovo fisicamente bene e<br />

spiritualmente sereno. Mi intrattiene in lungo colloquio: un’ora e venti. Vuole essere<br />

edotto su quanto si è fatto a Monaco e fa un largo giro d’orizzonte: chiede notizie<br />

particolarmente della Spagna, della Svizzera e della Turchia. Parla poco di quanto è<br />

avvenuto e avviene in Mediterraneo, ma si preoccupa soprattutto della scarsezza di<br />

forze in Italia e specialmente a Roma, donde sono stati allontanati anche i granatieri. Mi<br />

chiede di fare un’azione sul Duce per fare tornare truppe in Patria, pregandomi in pari<br />

tempo di non dire che è stato lui a parlarmene «perché non si pensi a traffici nascosti».<br />

Difende con passione le Forze Armate, non giudica Cavallero ma «se si pensasse ad un<br />

nuovo capo converrebbe prendere in esame i più vecchi che sono i migliori» e cita Ago,<br />

Amantea e Geloso. Parla con simpatia di Guzzoni. Come sempre non manca nelle sue<br />

parole una punta di germanofobia. Sull’andamento della guerra ripete una fiducia<br />

piuttosto generica, ma mi domanda molto di Washington e Londra e mi consiglia di

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