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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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dei moderni calcolatori elettronici – tenute in una stanza chiamata «camera nera». A<br />

dire il vero i criptoanalisti della marina degli Stati Uniti già dal 1920 utilizzano la<br />

«camera nera» e possono «leggere» qualsiasi dispaccio giapponese, ma nel 1929<br />

l’allora segretario di stato, Stimson, l’ha fatta chiudere stimando «illecito e scorretto»<br />

ficcare il naso nei fatti altrui. Così, per dieci anni, la «camera nera» è rimasta inattiva<br />

finché, sotto l’amministrazione Roosevelt e con l’aggravarsi della tensione nel Pacifico,<br />

la marina ha ottenuto l’autorizzazione a riaprirla. Gli esperti di criptoanalisi, però,<br />

apportano una serie di innovazioni tecniche alle macchinette ribattezzandole «sistema<br />

Magic»; la «camera nera», col metodo dei calcolatori a schede IBM, riesce adesso ad<br />

analizzare l’intero codice segreto giapponese costituito di 45.000 gruppi di cinque cifre,<br />

più altri 100.000 gruppi addizionali.<br />

Nel tardo pomeriggio del 13 aprile 1943, dunque, un ascoltatore della «Fleet Radio<br />

Unit», fra centinaia di messaggi trasmessi da un lontanissimo marconista giapponese ne<br />

capta uno che gli sembra «particolarmente interessante», sia perché il dispaccio è stato<br />

diretto ad un numero insolito di destinatari, sia perché gli sembra debba provenire dal<br />

comando dell’8ª Flotta nipponica. Due minuti dopo le 17.55, ora del «ricevuto»<br />

l’ascoltatore, servendosi direttamente della tastiera «kana» in giapponese, invia il<br />

dispaccio agli esperti del centro di Wahiawa, noti come «gruppo Hypo», segnalandone<br />

l’importanza. La «camera nera» è stata istruita per decifrare il codice del servizio di<br />

sicurezza nipponico, che i criptoanalisti indicano con la sigla «JN-25». Nella notte fra il<br />

13 e il 14 aprile i migliori cervelli del centro si mettono al lavoro. Alle ricerche, condotte<br />

dal capitano Wesley Wright e dal tenente colonnello dei marines Alva B. Lasswell,<br />

prende parte anche il «padre della criptoanalisi meccanica», il capitano di corvetta<br />

Thomas H. Dyer. È proprio lui a scoprire, per primo, che il messaggio nemico è firmato<br />

dall’ammiraglio Samejina, capo dell’8ª Flotta giapponese e che quindi si deve<br />

effettivamente trattare di un dispaccio importante.<br />

L’agguato sul mare al bimotore luccicante del «pavone» Yamamoto<br />

Con le schede infilate l’una dopo l’altra nel calcolatore elettronico della «camera nera» i<br />

gruppi di cifre cominciano ad essere tradotti in «ipotesi di parole» abbastanza<br />

interessanti: RXI potrebbe voler dire «Buin», cioè indicare una delle basi giapponesi a<br />

Bougainville, RR significherebbe «Rabaul», altra importante base nipponica della Nuova<br />

Britannia, RXE starebbe per «Shortland», isoletta fortificata dell’arcipelago di<br />

Bougainville, RXZ corrisponderebbe a «Ballale», grosso atollo presso Shortland. All’alba<br />

del 14 la tensione dei criptoanalisti sale al massimo. Il gruppo XXIE è stato appena<br />

interpretato come «comandante supremo flotta» e VZW, quasi certamente, significa<br />

«giro di ispezione». C’è abbastanza materiale per svegliare l’ammiraglio Halsey e<br />

avvertirlo. Sempre più rapidamente i criptoanalisti portano in chiaro le 170 parole del<br />

messaggio – siglato dai giapponesi come «urgente e riservatissimo» – che risulterà uno<br />

dei più importanti di tutta la guerra nel Pacifico. Il dispaccio annuncia infatti ai comandi<br />

periferici, e in modo particolare a quelli dell’arcipelago delle Salomone, che l’ammiraglio<br />

Yamamoto, domenica 18 aprile 1943, arriverà a Ballale, Shortland e Buin per una<br />

ispezione che durerà dalle 8 del mattino alle 15.40 del pomeriggio; viaggerà a bordo di<br />

un bombardiere bimotore scortato solamente da sei caccia.<br />

Un libro di Burke Davis, Uccidete Yamamoto, narra, in una ricostruzione fedele e<br />

avvincente, quanto accadde subito dopo questa straordinaria scoperta. li mattino dopo,<br />

il ministro della marina, Knox, raggiunge il presidente Roosevelt – che sta compiendo<br />

un giro nelle basi militari del sud degli Stati Uniti – per sottoporgli la notizia e ottenere il<br />

suo consenso ad una operazione destinata ad intercettare e abbattere l’aereo di<br />

Yamamoto. Il libro di Davis, fra l’altro, sfata la leggenda delle esitazioni del presidente

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