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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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grande emozione; anche in Germania e in Italia molti non nascondono l’ammirazione<br />

per il gesto della Marina francese, che ricorda quello della flotta imperiale germanica a<br />

Scapa Flow alla conclusione della Prima Guerra Mondiale.<br />

Passato il breve momento di solidale emozione con i marinai che hanno affondato la<br />

flotta, piuttosto che consegnarla al nemico, i francesi si pongono quesiti amari e comici.<br />

Perché, si domandano, le navi non hanno raggiunto a tempo, quando ancora potevano<br />

prevenire l’attacco tedesco, le coste del Nord Africa? Perché l’ammiraglio de Laborde<br />

non ha sentito l’imperativo di infrangere il suo dovere di obbedienza a Pétain quando<br />

era chiaro che, con l’occupazione della zona libera della Francia, erano i tedeschi a<br />

infrangere i patti e l’ostinazione del vecchio maresciallo a esservi fedele non poteva che<br />

contribuire a danneggiare ancora di più l’onore e l’integrità della Francia?<br />

De Laborde: protagonista e vittima<br />

La questione non è così semplice. Fino all’11 novembre la flotta francese avrebbe<br />

potuto lasciare Tolone e forse raggiungere senza grossi danni Algeri. In quel momento,<br />

però, l’invasione tedesca era appena scattata e la situazione ad Algeri era oltremodo<br />

confusa, con fazioni che si combattevano le une contro le altre, francesi contro francesi;<br />

la leadership e il prestigio di de Gaulle, ancora tenuto esule a Londra dalla miopia<br />

anglo-americana (che puntava piuttosto sull’infido Darlan e su Giraud), erano ancora<br />

deboli. E uomini come de Laborde vedevano una sola garanzia: la fedeltà alla «Francia<br />

legale» rappresentata dall’eroe di Verdun.<br />

Dopo l’11 novembre, il dispositivo aereo tedesco era diventato tale da rendere ogni<br />

tentativo d’uscita della flotta dalla rada di Tolone un’operazione destinata ad un<br />

disastroso suicidio.<br />

Per la Francia di Vichy, la perdita della flotta, una forza in qualche modo di garanziaricatto<br />

nei confronti dei tedeschi fin quando stava all’ancora in un porto non controllato<br />

dalla Wehrmacht, si accompagnava al definitivo capovolgimento di fronte dei francesi<br />

nell’ex impero e alla perdita di quel barlume di indipendenza rappresentato fino al 1942<br />

dall’ampia zona di territorio nazionale non occupato.<br />

Da quel momento Pétain diventa un penoso simbolo di cartapesta e Laval il servo<br />

sciocco di Berlino, trattato con sempre maggiori arroganza e insofferenza da Hitler.<br />

Quanto a de Laborde, nel 1947 sarà processato e condannato a morte. Avendo avuta<br />

commutata la pena all’ergastolo, riacquisterà in età molto avanzata la libertà e morirà, a<br />

99 anni, nel 1977. Nessuno in Francia gli perdonerà, malgrado le polemiche si sopiscano<br />

con gli anni la sua cieca obbedienza a Philippe Pétain.<br />

Gianfranco Romanello<br />

L’occasione mancata<br />

L’analisi storica di Robert Aron sulle soluzioni possibili a Pétain<br />

prima della reazione italo-tedesca del novembre 1942<br />

Il 9 novembre, l’invasione della zona libera sembra imminente.<br />

L’esercito francese limitato dalle clausole dell’armistizio si prepara a riprendere le<br />

ostilità. Le sue forze sono molto ridotte: non è mai riuscito nemmeno a reclutare i<br />

100.000 uomini previsti dalla convenzione. Le otto divisioni di cui esso si compone, con<br />

un’artiglieria ippotrainata e una fanteria completamente appiedata, costituiscono un<br />

esercito d’altri tempi capace appena di assicurare l’ordine pubblico. Naturalmente lo<br />

stato maggiore dell’esercito ha preparato clandestinamente un piano di mobilitazione,

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