SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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20.05.2013 Views

orientale e Churchill voleva essere aiutato dagli americani. Io andai con degli esperti e il viaggio gettò le basi per l’enorme spedizione di armi. Ero presente al Cairo quando Churchill spostò il generale Auchinleck e Alexander fu messo alla guida di tutte le forze britanniche nella zona. Alexander era un uomo di grande abilità: Montgomery fu scelto per il comando dell’esercito nel deserto e aveva una personalità opposta. Mentre Alexander era un “tranquillo”, Montgomery era sempre in cerca di pubblicità. Posso anche aggiungere che nei precedenti 15 mesi, sotto il comando di Sir Alan Cunnigham giunsero in Africa molti rifornimenti e quindi Montgomery, quando ebbe il comando, aveva già tutto il materiale a disposizione e pertanto non gli rimase altro da fare che aspettare finché non fu pronto». Enzo Biagi Tolone: il secondo dramma della flotta francese Lo sbarco alleato dell’8 novembre 1942 in Marocco e Algeria fa precipitare la situazione in Francia, fino a quel momento regolata dal difficile equilibrio, e dagli equivoci, tra la parte occupata dai tedeschi e la zona «libera» governata dal regime di Vichy. Le forze francesi in Nord Africa, dopo alcuni isolati episodi di resistenza agli Alleati (secondo le direttive di Pétain), si allineano con la nuova situazione; l’ammiraglio Darlan, già uomo di fiducia di Pétain, conclude un rapido accordo con gli americani (e dopo qualche giorno cade vittima di un attentato di elementi filo-gollisti che temono il suo doppio gioco, e vogliono punire la sua passata fedeltà agli accordi-capestro di Vichy con i nazisti). L’11 novembre la zona «libera» della Francia pétainista è invasa dalle forze dell’Asse: i tedeschi in un primo tempo si fermano ai margini della zona di Tolone, nella cui rada è ancorato il grosso della flotta francese rimasto nei porti della madrepatria. Invano da Algeri Darlan ha ordinato all’ammiraglio de Laborde di raggiungerlo con la sua flotta. L’enigmatico ammiraglio, noto per le sue simpatie verso l’Inghilterra (che si erano però molto attenuate dopo la pagina nera di Mers-el-Kébir e gli saranno rimproverate da Hitler) non pensa neppure per un istante di disobbedire all’autorità legittima del suo Paese, che identifica nel Maresciallo Pétain. Nello stesso tempo de Laborde è ben deciso a non consentire che la sua flotta cada nelle mani dei tedeschi. A Vichy il ministro della Marina, ammiraglio Auphan, tenta invano di convincere Pétain, prima di lasciare la Francia e di raggiungere Algeri, ad autorizzare almeno la flotta a raggiungere il Nord Africa. Mentre la zona «libera» della Francia è occupata dalle truppe dell’Asse, i tedeschi continuano a mostrare di voler rispettare i termini dell’armistizio del 1940, lasciando alla flotta d’alto mare francese la sua indipendenza. Si pensa anche, o almeno qualche ufficiale francese s’illude che ciò sia possibile, di creare una specie di territorio intorno a Tolone, una terra di nessuno che garantirebbe la libertà della flotta di de Laborde. Apparentemente i tedeschi pongono una sola condizione: la flotta dovrà partecipare alla difesa delle coste mediterranee della Francia a fianco dell’Asse nel caso d’invasione alleata. Hitler vuole la flotta Ben presto i francesi si accorgono che dietro queste proposte tedesche si celano i preparativi per impadronirsi di Tolone e delle sue navi. Pochi giorni dopo avere ricevuto dai tedeschi l’offerta di creare una zona di «isolamento» intorno a Tolone, presidiata da

truppe francesi pétainiste che avrebbero garantito il rispetto delle clausole armistiziali, si vedono bruscamente cambiare le carte in tavola: niente zona di isolamento, mentre agli aerei francesi viene tolta l’autorizzazione di sorvolare Tolone e la città è invece sorvolata con sempre maggiore frequenza dalla Luftwaffe. Le notizie peggiori arrivano dall’entroterra, alle spalle della città. Movimenti di truppe corazzate naziste sono segnalati con insistenza in Provenza, mentre centinaia di marinai della Kriegsmarine stanno avviandosi a Marsiglia con l’evidente scopo di tenersi pronti a sostituire gli equipaggi francesi una volta occupata Tolone. Dal punto di vista tedesco, nella più ampia strategia della guerra, le operazioni a danno della Francia di Vichy hanno parecchie valide motivazioni. Dopo il «tradimento» di Darlan, nel momento in cui si profila la sconfitta in Africa Settentrionale che l’operazione Torch ha ancora più avvicinato, mentre un secondo, terribile inverno russo comincia all’insegna del disastro di Stalingrado, Hitler non può certo permettersi di avere alle spalle, in Occidente, un regime insicuro. Anche se governato dall’uomo di fiducia di Berlino, Pierre Laval, il regime di Vichy s’incarna pur sempre nel vecchio maresciallo Pétain. Intorno a lui si raccolgono elementi militari che sono sì legati ad una visione rigidamente legalitaria della nazione (come de Laborde), ma il successo degli Alleati in Africa Settentrionale, il passaggio sempre più frequente di unità e comandanti alla militanza gollista li rendono ogni giorno più irrequieti. Nei progetti del Führer c’è il successivo trasferimento delle navi da guerra di Tolone alla flotta italiana. li dittatore tedesco sa che difficilmente riuscirà ad impadronirsi di tutta la flotta, ma di quello che rimarrà (e fida sul blitz delle sue truppe corazzate) vuol fare dono a Mussolini, anch’egli in cerca di un’iniezione di ottimismo dopo i rovesci in Nord Africa. Si arriva al 24 novembre, quando a Marsiglia si tiene un «vertice» militare tedesco. Sono presenti il generale Sperrle, l’ammiraglio Wever e i’Obergruppenführer Hausser. Si stabilisce che l’attacco avverrà il giorno 27. L’operazione è, o pare, perfettamente organizzata in ogni dettaglio. All’alba scatterà la Divisione Waffen SS Das Reich (la stessa famigerata unità della strage di Oradour), seguita immediatamente dopo dalla 7ª Divisione corazzata della Wehrmacht. Due gruppi di combattimento assalteranno e occuperanno la penisola di Saint-Mandrier e i forti Faron e Grand Saint-Antoine. Ad un gruppo della 7ª Divisione corazzata toccherà l’obiettivo principale: penetrare nell’arsenale di Tolone, mentre le SS della Divisione Das Reich occuperanno il forte Lamalgue (dove il comando navale francese ha trasferito il suo centro operativo), per investire e impadronirsi subito dopo dell’arsenale Mourillon. La Luftwaffe, agli ordini di Sperrle, ha a sa volta un compito di estrema importanza. Nella notte tra il 26 e il 27 una squadriglia di aerei che portano mine magnetiche sorvolerà la rada per impedire alla flotta un’uscita a sorpresa. La rada sarà illuminata a giorno, fino all’alba, dai bengala lanciati dagli aerei, consentendo così di tenere sotto stretto controllo visivo eventuali movimenti navali. Ma la Luftwaffe tiene pronta anche una squadriglia di Stuka. In caso di resistenza francese si leveranno in volo e attaccheranno massicciamente installazioni, forti, e, se necessario, le navi. Poi c’è il problema di arrivare tempestivamente ai moli, di dare l’assalto alle navi cercando di catturarle intatte. Non è compito facile, soprattutto per truppe di terra che facilmente possono perdere tempo nel dedalo delle installazioni e fallire la sorpresa. Per questo duecento marinai provenienti dalla base di Lorient, guideranno le truppe di terra attraverso gli approdi, fino alle navi, cercando di porre fine in breve tempo all’operazione. Il fallimento dell’Operazione Lila

truppe francesi pétainiste che avrebbero garantito il rispetto delle clausole armistiziali, si<br />

vedono bruscamente cambiare le carte in tavola: niente zona di isolamento, mentre agli<br />

aerei francesi viene tolta l’autorizzazione di sorvolare Tolone e la città è invece sorvolata<br />

con sempre maggiore frequenza dalla Luftwaffe.<br />

Le notizie peggiori arrivano dall’entroterra, alle spalle della città. Movimenti di truppe<br />

corazzate naziste sono segnalati con insistenza in Provenza, mentre centinaia di marinai<br />

della Kriegsmarine stanno avviandosi a Marsiglia con l’evidente scopo di tenersi pronti a<br />

sostituire gli equipaggi francesi una volta occupata Tolone.<br />

Dal punto di vista tedesco, nella più ampia strategia della guerra, le operazioni a danno<br />

della Francia di Vichy hanno parecchie valide motivazioni. Dopo il «tradimento» di<br />

Darlan, nel momento in cui si profila la sconfitta in Africa Settentrionale che l’operazione<br />

Torch ha ancora più avvicinato, mentre un secondo, terribile inverno russo comincia<br />

all’insegna del disastro di Stalingrado, Hitler non può certo permettersi di avere alle<br />

spalle, in Occidente, un regime insicuro. Anche se governato dall’uomo di fiducia di<br />

Berlino, Pierre Laval, il regime di Vichy s’incarna pur sempre nel vecchio maresciallo<br />

Pétain. Intorno a lui si raccolgono elementi militari che sono sì legati ad una visione<br />

rigidamente legalitaria della nazione (come de Laborde), ma il successo degli Alleati in<br />

Africa Settentrionale, il passaggio sempre più frequente di unità e comandanti alla<br />

militanza gollista li rendono ogni giorno più irrequieti.<br />

Nei progetti del Führer c’è il successivo trasferimento delle navi da guerra di Tolone alla<br />

flotta italiana. li dittatore tedesco sa che difficilmente riuscirà ad impadronirsi di tutta la<br />

flotta, ma di quello che rimarrà (e fida sul blitz delle sue truppe corazzate) vuol fare<br />

dono a Mussolini, anch’egli in cerca di un’iniezione di ottimismo dopo i rovesci in Nord<br />

Africa.<br />

Si arriva al 24 novembre, quando a Marsiglia si tiene un «vertice» militare tedesco.<br />

Sono presenti il generale Sperrle, l’ammiraglio Wever e i’Obergruppenführer Hausser. Si<br />

stabilisce che l’attacco avverrà il giorno 27. L’operazione è, o pare, perfettamente<br />

organizzata in ogni dettaglio. All’alba scatterà la Divisione Waffen SS Das Reich (la<br />

stessa famigerata unità della strage di Oradour), seguita immediatamente dopo dalla 7ª<br />

Divisione corazzata della Wehrmacht. Due gruppi di combattimento assalteranno e<br />

occuperanno la penisola di Saint-Mandrier e i forti Faron e Grand Saint-Antoine.<br />

Ad un gruppo della 7ª Divisione corazzata toccherà l’obiettivo principale: penetrare<br />

nell’arsenale di Tolone, mentre le SS della Divisione Das Reich occuperanno il forte<br />

Lamalgue (dove il comando navale francese ha trasferito il suo centro operativo), per<br />

investire e impadronirsi subito dopo dell’arsenale Mourillon.<br />

La Luftwaffe, agli ordini di Sperrle, ha a sa volta un compito di estrema importanza.<br />

Nella notte tra il 26 e il 27 una squadriglia di aerei che portano mine magnetiche<br />

sorvolerà la rada per impedire alla flotta un’uscita a sorpresa. La rada sarà illuminata a<br />

giorno, fino all’alba, dai bengala lanciati dagli aerei, consentendo così di tenere sotto<br />

stretto controllo visivo eventuali movimenti navali. Ma la Luftwaffe tiene pronta anche<br />

una squadriglia di Stuka. In caso di resistenza francese si leveranno in volo e<br />

attaccheranno massicciamente installazioni, forti, e, se necessario, le navi.<br />

Poi c’è il problema di arrivare tempestivamente ai moli, di dare l’assalto alle navi<br />

cercando di catturarle intatte. Non è compito facile, soprattutto per truppe di terra che<br />

facilmente possono perdere tempo nel dedalo delle installazioni e fallire la sorpresa. Per<br />

questo duecento marinai provenienti dalla base di Lorient, guideranno le truppe di terra<br />

attraverso gli approdi, fino alle navi, cercando di porre fine in breve tempo<br />

all’operazione.<br />

Il fallimento dell’Operazione Lila

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