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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Documenti e testimonianze<br />

Harriman, l’uomo di Roosevelt<br />

Ho parlato a lungo con Averell Harriman – uomo politico e, soprattutto, uomo di<br />

Roosevelt – di uno dei cruciali periodi della Seconda Guerra Mondiale, l’inizio dei<br />

rapporti fra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica dopo l’aggressione nazista e l’attacco<br />

giapponese di Pearl Harbor.<br />

«Governatore Harriman, com’era l’Inghilterra nel 1941?».<br />

«Fu l’esperienza più esaltante della mia vita. Avvenne durante il periodo in cui l’Europa<br />

fronteggiò da sola la prima furia di Hitler: c’era pericolo d’invasione; gli inglesi avevano<br />

vinto la battaglia in cielo, con un margine molto piccolo l’estate precedente, ma<br />

nell’inverno c’erano pericoli molto gravi per via dei sottomarini. Circa il 10% di tutte le<br />

navi che navigavano verso l’isola venivano affondate, e non era difficile immaginare che<br />

non ci sarebbe voluto molto prima che il Paese si trovasse letteralmente a morire di<br />

fame. La Gran Bretagna importava metà dei suoi viveri e praticamente tutte le materie<br />

prime. Conoscevo Churchill molto bene. Mi trovavo là in missione, mandato da<br />

Roosevelt per vedere cosa si potesse fare per aiutarli. Di solito passavo il fine settimana<br />

con lui e in breve egli arrivò ad essere molto franco con me. Sapeva che non potevano<br />

vincere senza l’aiuto dell’America, ma il suo obiettivo era di resistere e lo spirito della<br />

popolazione era meraviglioso».<br />

«Lei rappresentò Roosevelt nell’incontro fra Churchill e Stalin nell’estate del 1942. Chi<br />

erano, secondo lei, questi due uomini?».<br />

«Beh, Churchill andò in Russia con una missione molto sgradevole. Doveva dire a Stalin<br />

che noi non avremmo avuto il secondo fronte. Per Stalin significava l’invasione della<br />

Francia e faceva molte pressioni perché aveva grandi difficoltà. Voleva che ci fosse<br />

qualche azione in occidente che sottraesse almeno 40 divisioni tedesche dal settore<br />

orientale.<br />

Il primo incontro fu uno scambio di vedute e andò piuttosto bene. Nel secondo Stalin<br />

consultò solo il suo stato maggiore e i suoi colleghi; ritornò ed attaccò Churchill nel<br />

modo più insultante. Disse che mai nella storia la Marina britannica si era ritirata e che<br />

se solo gli inglesi avessero avuto il coraggio di combattere Hitler si sarebbero accorti<br />

che i tedeschi non erano uomini alti due metri e mezzo. Churchill rispose in maniera<br />

avvincente. Fece uno dei discorsi più brillanti della sua vita. Non fece mai menzione al<br />

fatto che Stalin aveva fatto un trattato con Hitler che aveva lasciato la Gran Bretagna<br />

isolata. Semplicemente gli disse ciò che il suo paese aveva fatto, ciò che stava facendo<br />

e ciò che erano pronti a fare, e su che cosa Stalin poteva fare affidamento. L’interprete<br />

aveva molta difficoltà nel tenere il passo. Penso che sia molto difficile trovare parole<br />

russe per l’inglese churchilliano: così Churchill lo incalzava e diceva: “e gli hai detto<br />

questo?” e “gli hai detto quello?”.<br />

Stalin si rese conto che c’era una certa confusione e cominciò a ridere e disse: “Le tue<br />

parole non sono importanti, ciò che è vitale è il tuo spirito”. Penso che quell’episodio<br />

creò un cameratismo tra i due uomini che durò per tutta la guerra. Cenarono insieme e<br />

passarono la notte conversando. Stalin riconobbe in Churchill un uomo di grande<br />

coraggio, e nel corso di un brindisi ad una cena, si riferì a lui come al “mio compagno

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