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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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un’altra circostanza sarà addirittura il mare a venire in aiuto dell’Afrikakorps gettando<br />

sulla spiaggia, tra El Agheila e Mersa Brega, i bidoni di carburante di un mercantile<br />

silurato nel Mediterraneo. Un miracolo, non mancherà di osservare qualcuno.<br />

Più dei miracoli contano i genieri del generale Karl Buelowius. l’uomo che sa di dovere<br />

fare l’impossibile per ritardare l’inseguimento di Montgomery. E Buelowius, nella fuga da<br />

El-Alamein, darà fondo a tutto il suo vasto repertorio: campi minati truccati, cosparsi di<br />

rottami metallici per trarre in inganno il nemico; edifici abbandonati imbottiti di<br />

esplosivo il cui innesco è costituito dal rubinetto di un lavandino o da un quadro storto<br />

(se lo raddrizzi la casa salta in aria).<br />

L’accurato lavoro di Buelowius può ritardare la marcia di un Montgomery fin troppo<br />

prudente, ma non certo rovesciare le sorti di una campagna il cui esito finale appare<br />

ormai scontato. È vero. Dal giorno dello sbarco alleato Rommel, sempre più debole e<br />

depresso, pensa solo a ritirarsi. Sintomatico il fatto che a metà dicembre, in una lettera<br />

inviata segretamente alla moglie, chieda un dizionario inglese-tedesco. Cosa possono<br />

significare le sue parole («penso che potrà essermi assai utile») se non che il<br />

feldmaresciallo teme ormai, o forse spera addirittura, di cadere prigioniero degli Alleati?<br />

L’11 novembre Galeazzo Ciano ha scritto nel suo Diario: «Anche in Libia la ritirata di<br />

Rommel continua con ritmo accelerato: ormai Mussolini pensa che sarà da ringraziare<br />

Iddio se arriverà a fermarsi sulla solita linea di Agedabia». Questi tedeschi cominciano a<br />

deludere. In realtà, negli stessi giorni, Rommel sta pensando addirittura all’evacuazione<br />

della Cirenaica. Il dissidio tra lui e il comando italiano, ostinatamente attaccato alla<br />

concezione di una difesa territoriale per linee di resistenza successive, è ormai<br />

insanabile. Ma anche Hitler comincia a vedere con sospetto quel generale indisciplinato<br />

e disfattista che oltre a lasciare il posto di comando senza nemmeno chiedergli il<br />

permesso non sa proporgli altro che fughe e ritirate. Per non parlare di Mussolini che,<br />

standosene comodamente a Roma, vorrebbe difendere Tripoli «strada per strada, casa<br />

per casa, come a Stalingrado» e che invece la vede abbandonare da «quel pazzo di<br />

Rommel che non pensa ad altro che a ritirarsi in Tunisia».<br />

Tripoli cade il 23 gennaio 1943, dopo che i resti della Panzerarmee hanno ripiegato, in<br />

due tappe, da Buerat a Homs e da Homs alla frontiera tunisina. È un regalo di Rommel<br />

a Montgomery, che si vede offrire Tripoli su un piatto d’argento quando aveva<br />

praticamente già deciso di rinunciare ad attaccarla. Ricorda Alan Moorehead: «Le<br />

cornamuse scozzesi entrarono nella piazza principale della città, suonando i loro<br />

strumenti; e finalmente, dopo trenta mesi di guerra, i malconci e laceri soldati del<br />

deserto poterono contemplare da vicino, con meraviglia ed emozione, le belle fontane di<br />

Tripoli. Fu un momento straordinario della guerra, paragonabile solo all’ingresso dei<br />

tedeschi a Parigi, dei Giapponesi a Singapore e al ritorno dei russi a Stalingrado». Aveva<br />

detto pochi giorni prima Bottai: «In fondo è un’altra meta raggiunta: Mussolini nel 1911<br />

pronunciò il “Via dalla Libia”. Dopo trentadue anni lo ha mantenuto».<br />

L’ultima ritirata di Rommel, da tutti giudicata «prematura», ha guastato definitivamente<br />

i rapporti tra il feldmaresciallo e gli italiani. Mentre a Roma, da settimane, s’intriga per<br />

togliergli il comando, Rommel scrive profeticamente alla moglie: «Ma, come puoi<br />

facilmente immaginare, i più grossi grattacapi mi vengono dai nostri cari alleati. Era fin<br />

troppo prevedibile che alla fine si rivelassero infidi. Non credo che saranno nostri alleati<br />

ancora a lungo».<br />

Il 25 gennaio la Panzeramee entra in Tunisia. Le forze dell’Asse danno un addio alla<br />

Libia, lasciandosi dietro le tombe di diecimila soldati tedeschi e italiani. Sotto una<br />

pioggia torrenziale, la macchina di Rommel passa la frontiera alle 5.59 del 26 gennaio.<br />

Sei ore dopo, al nuovo quartier generale tunisino, arriva un dispaccio del comando<br />

supremo italiano. Rommel è esonerato dal comando.

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