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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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A Vichy s’aggira «un cadavere vivente»<br />

Ancora per due giorni Laval cerca disperatamente di temporeggiare. Spiega a<br />

Ribbentrop che la Costituzione non permette di decidere una guerra senza il consenso<br />

del parlamento e gli propone di convocarlo. Chiede di essere ricevuto dal Führer, pur<br />

sapendo che incontrerà un rifiuto. Nel frattempo si danna e si arrabatta per ottenere da<br />

Pétain un’abdicazione in suo favore. «La dichiarazione (di guerra)», spiega ai membri<br />

del governo, «è inutile, pericolosa, incostituzionale. Noi non la pronunceremo. Ma io ho<br />

respinto un’importante richiesta della Germania. Devo darle una contropartita, e questa<br />

contropartita è che io prenda i pieni poteri». Con il conferimento dei pieni poteri a Laval,<br />

avvenuto il 18 novembre, il maresciallo si trasforma in un capo di Stato puramente<br />

rappresentativo. D’ora in poi, come dice Robert Aron, sarà solo un «cadavere vivente».<br />

A partire da questo momento, per impedire che il suo paese faccia la fine della Polonia,<br />

Laval prende una strada di progressivi cedimenti in fondo alla quale crede ancora di<br />

poter trovare, nell’ipotesi di una vittoria della Germania, cui è sempre fedele, un<br />

«onorevole trattato di pace». È una strada molto rischiosa perché i tedeschi, la guerra,<br />

potrebbero anche perderla. «Se i tedeschi saranno sconfitti», riconosce il primo<br />

ministro, «tornerà il generale de Gaulle. Egli ha dietro di sé – non mi faccio illusioni in<br />

proposito – l’ottanta o il novanta per cento dei francesi, e io sarei spacciato». Ed è<br />

quello che effettivamente succederà.<br />

Alla fine di novembre, in pochi giorni, Vichy perde le ultime due carte che le restavano<br />

ancora da giocare: i resti dell’impero coloniale e la flotta. Accertata l’autenticità del<br />

telegramma cifrato con cui Pétain accordava la sua fiducia a Darlan, il 23 novembre<br />

l’Africa orientale francese si unisce alle forze dissidenti. Le vicende della flotta sono<br />

invece più complesse e per ricostruirle bisogna risalire ai giorni immediatamente<br />

successivi allo sbarco anglo-americano nel Nord Africa.<br />

Le navi che nel novembre 1942 si trovano nel porto di Tolone appartengono a due<br />

categorie. C’è la flotta d’alto mare agli ordini dell’ammiraglio Jean de Laborde,<br />

comprendente cinque incrociatori, una portaerei, dieci cacciatorpediniere, tre<br />

torpediniere e altre venti unità da battaglia. E ci sono altre 135 navi di tutti i generi, tra<br />

le quali due caccia, due torpediniere, diciassette petroliere e quattro sommergibili, agli<br />

ordini dell’ammiraglio Marquis, comandante del dipartimento marittimo di Tolone.<br />

A questi due ufficiali, dopo avere firmato l’armistizio con gli Alleati, Darlan cerca<br />

d’imporre la propria autorità. Hitler ha assicurato Pétain che la base navale di Tolone<br />

non sarà occupata né dai tedeschi né dagli italiani, ma la flotta è un bocconcino che di<br />

certo fa gola anche a lui. Se si vuole salvarla, occorre agire con tempestività. L’11<br />

novembre parte da Algeri per Tolone un telegramma di Darlan: reca l’ordine di salpare<br />

subito per l’Africa. La risposta dell’ammiraglio de Laborde, suggeritagli dai suoi<br />

sentimenti antibritannici, non è molto elegante ma chiarisce ottimamente il suo<br />

pensiero. Consiste di un’unica parola, quella usata da Cambronne durante la battaglia di<br />

Waterloo: « Merde!».<br />

Fallito il tentativo di Darlan, non resta ai francesi che ripiegare sulla neutralità. Gli ordini<br />

impartiti dal segretario di Stato alla Marina, ammiraglio Auphan, lo stesso giorno ai due<br />

ammiragli di Tolone sono i seguenti: «1) Opporsi, senza spargimento di sangue,<br />

all’ingresso di truppe straniere negli edifici, basi aeree, impianti della marina. 2)<br />

Impedire nello stesso modo – cioè senza spargimento di sangue – alle truppe straniere<br />

di salire a bordo delle unità della flotta; attraverso negoziati locali, sforzarsi di giungere<br />

ad un accordo. 3) Qualora ciò non sia possibile, affondare le navi».

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