20.05.2013 Views

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

La politica francese del «doppio binario»<br />

Reduce da Monaco, poco dopo arriva Laval. Pétain vorrebbe ordinare il cessate il fuoco<br />

nel Nord Africa, ma Laval ha uno scatto d’ira. «Bisogna che si possa dire che ci siamo<br />

battuti fino al limite delle nostre forze», esclama. «Se cessiamo di combattere, i<br />

tedeschi si vendicheranno sul territorio metropolitano. Si può rifare un impero, ma non<br />

si rifà la Francia. Tra poche settimane i tedeschi avranno riconquistato l’Africa. Se non li<br />

aiutiamo, quelli se la tengono». Nel pomeriggio, durante la seduta del Consiglio dei<br />

ministri, Pétain cede alle insistenze di Laval, che così può impartire alle truppe nel Nord<br />

Africa un ordine di resistere ad ogni costo, reso vano dall’armistizio di Darlan.<br />

«L’11 novembre», ha scritto Robert Aron nella sua storia della Francia di Vichy, «segna<br />

veramente l’inizio dell’agonia di Vichy; è anche il giorno in cui comincia un dramma<br />

atroce in Tunisia, dramma di cui saranno vittime diverse migliaia di francesi che, non<br />

essendo riusciti a capire, tra gli ordini e i contrordini di Vichy, la politica di Pétain,<br />

faranno involontariamente il gioco dei tedeschi».<br />

Nelle prime ore del mattino il ministro della Guerra telegrafa in Tunisia che i tedeschi<br />

sono autorizzati allo sbarco. Meglio, comunque, evitare ogni contatto con loro. Le forze<br />

francesi, senza lasciare il Paese, dovranno raggrupparsi in aree appositamente<br />

predisposte. Alle 8, da Biserta, l’ammiraglio Derrien telefona ad Algeri per avere<br />

direttive più precise. Dalle vaghe risposte che gli danno l’ufficiale ricava l’impressione<br />

che ci si debba mantenere neutrali. Passano le ore, nell’incertezza e nella confusione.<br />

Alle 17, da Algeri, Juin telefona a Derrien che «è cambiato tutto, bisogna battersi contro<br />

l’Asse». «Posso dirlo alle mie truppe?», chiede l’ammiraglio. «Certamente», risponde<br />

Juin. Derrien chiama un furiere e gli detta il seguente proclama: «Dopo due giorni di<br />

discussioni e di confusione mi è appena giunto l’ordine, formale e preciso, che designa il<br />

nemico contro il quale state per scontrarvi. I nostri nemici sono i tedeschi e gli italiani!<br />

Soldati, marinai, aviatori della difesa di Biserta, ora sapete ciò che dovete fare: gettatevi<br />

con tutto il vostro slancio contro gli avversari del 1940; dobbiamo prenderci una<br />

rivincita. Viva la Francia!».<br />

La lettura di questo messaggio suscita entusiasmo fra le truppe. Un entusiasmo di breve<br />

durata, perché un paio d’ore dopo l’ammiraglio Estéva, residente generale in Tunisia,<br />

costringerà Derrien ad annullare il proclama ordinandogli di mantenere una rigorosa<br />

neutralità. Non è l’ultimo colpo di scena di quel giorno così movimentato. Passa infatti<br />

un altro quarto d’ora ed ecco che arriva dalla Francia l’ordine di resistere agli Alleati<br />

approvato dal Consiglio dei ministri. Il nemico ha di nuovo cambiato faccia.<br />

Il 12 novembre, giovedì, cominciano a sbarcare le truppe dell’Asse. Approfittando della<br />

confusione provocata da quest’incredibile sequela di ordini e contrordini, i tedeschi<br />

occupano rapidamente Biserta, Tunisi e il litorale. Entro la fine del mese le forze<br />

dell’Asse in Tunisia ammonteranno a quindicimila soldati di prima linea, cento carri<br />

armati, sessanta pezzi di artiglieria da campagna e trenta cannoni anticarro. I<br />

bombardieri in picchiata, dislocati nei vari aeroporti, saranno un duro ostacolo per<br />

l’avanzata delle truppe alleate, che avranno bisogno di sei mesi per sloggiare tedeschi e<br />

italiani da questa piccola fetta d’Africa.<br />

Fu saggia la decisione di Hitler di creare la testa di ponte tunisina? Strategicamente<br />

parlando, forse no. «La Tunisia era una trappola», scrive il generale americano<br />

Marshall, «nella quale il comando tedesco continuò a rovesciare grandi quantità di<br />

uomini e materiali». Era però evidente che gli Alleati, cacciando l’Asse dall’Africa,<br />

avrebbero inferto alla Germania una botta niente male e all’Italia forse il colpo di grazia.<br />

«Da sud». scrive Guido Gigli, «s’aprono tre vie d’accesso all’Europa: le penisole iberica,

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!