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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Gianfranco Romanello<br />

Missione segreta<br />

Il racconto della pericolosa missione del generale americano Mark Clark<br />

nell’Africa francese per preparare lo sbarco alleato<br />

Il generale Eisenhower vuole che l’invasione dell’Africa del Nord avvenga senza<br />

spargimento di sangue. Perciò invia un ufficiale superiore del suo quartier generale a<br />

prendere contatto con i generali francesi antinazisti dell’Africa Settentrionale . La<br />

missione doveva muoversi in aereo e in sommergibile. Molti ufficiali si offrono volontari.<br />

Eisenhower sceglie il suo «vice», il generale Mark Wayne Clark. La sua scelta si rivela<br />

felice. Dal generale Clark e dal suo commando di nove uomini dipende in larga misura il<br />

successo dell’impresa progettata dal comando alleato.<br />

La spedizione riporta una quantità di informazioni preziose. Clark, ufficiale di notevole<br />

intelligenza e di grande coraggio, si rivela nel corso delle fasi successive della guerra un<br />

capo molto abile sul campo di battaglia.<br />

La spedizione comincia la notte dal 21 al 22 ottobre del 1941 e rischia anche di<br />

tramutarsi in un disastro. I commandos non sospettano che il nemico ha avuto sentore<br />

della loro missione. Un inglese, Godfrey B. Courtney, che partecipa all’impresa, ha fatto<br />

il racconto seguente.<br />

Allo Stato Maggiore delle operazioni anfibie di Mountbatten, la vita era una continua<br />

scommessa. Ciò spiega perché mi astenni da ogni pronostico quando ricevetti un bel<br />

giorno l’ordine di scegliere nel mio gruppo un buon navigatore e un pilota specialista di<br />

piccole imbarcazioni, e di raggiungere un sommergibile inglese. La mia scelta cadde sul<br />

capitano R.P. Livingson, capace di fare il punto in qualsiasi condizione e sul tenente J.P.<br />

Foote, un grande ragazzo di vent’anni, diventato maestro nell’arte di far fare evoluzioni<br />

alle piccole imbarcazioni. Ci presentammo tutti e tre a bordo del sommergibile<br />

chiedendoci di che cosa si trattasse. Mentre aspettavamo perdendoci in congetture,<br />

sentimmo del rumore davanti a noi. Restai di stucco vedendo un ufficiale americano con<br />

due stelle. Seguivano altri quattro americani. Dopo che furono passati, Livingson<br />

mormoro: «Accidenti, non si era mai visto nulla di più ridicolo». Il tipo altissimo vestito<br />

da generale non era certo fatto per un sommergibile: batteva continuamente la testa<br />

contro tubi e manette.<br />

Il comandante del sommergibile, che avevo già incontrato, ci presentò ai nostri<br />

compagni di viaggio. Il tipo altissimo era il generale di divisione Mark Clark, braccio<br />

destro di Eisenhower. Gli altri erano il generale di brigata Lemnitzer, il colonnello<br />

Holmes, il colonnello Hamblen e il capitano di Marina Wright. Non facemmo altre<br />

domande.<br />

Clark e i suoi compagni occupavano il quadrato ufficiali, mentre gli ufficiali del<br />

sommergibile dividevano con noi il nostro angolo. L’indomani chiesi a Clark l’obiettivo<br />

della spedizione. Promise di darmi istruzioni dopo la colazione.<br />

Tornai alla mia cuccetta per controllare le nostre razioni, i mitra e i pugnali. Livingson,<br />

persona erudita e architetto, oltre che navigatore esperto, era tutto immerso nella<br />

lettura di un grosso libro; Foote sembrava voler schiacciare un pisolino. Dopo la<br />

colazione, Clark mi disse che lui e i suoi uomini dovevano sbarcare sulla costa algerina<br />

per incontrarsi con certe persone, discutere certe cose, poi ripartire. Livingson, Foote e<br />

io avevamo la nostra parte da svolgere. Mi disse che c’era pure la possibilità che gli<br />

tendessero un tranello. Ma precisò che avrebbe fatto di tutto per evitare lo scontro. Poi

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