SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea
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Anche a Port-Lyautey e a Safi le operazioni di sbarco sono portate rapidamente a termine benché, a differenza di Fedala, la reazione dei francesi qui sia più pronta e più decisa e si arrivi – per la prima e ultima volta in tutta la Seconda Guerra Mondiale – ad una vera e propria battaglia franco-americana per il Marocco: davanti a Casablanca, infatti, lo Jean Bart, che è immobilizzato nel porto, alle 7 comincia a sparare sulla corazzata Massachusetts e un aereo da caccia francese, che tenta di intercettare un bombardiere americano, viene abbattuto dalla contraerea delle navi in rada. Anche a Orano i francesi resistono e rispondono prontamente allo sbarco: due incrociatori inglesi che trasportano fanteria americana – l’Hartlord e il Walney – sono affondati mentre stanno dirigendosi al porto; le vittime sono oltre duecento. Soltanto ad Algeri, grazie anche alla cooperazione effettiva organizzata tra le autorità americane (Murphy) e il fronte clandestino francese, lo sbarco evita di tramutarsi in una tragedia. Tutte le perdite, dall’una e dall’altra parte, sono ridotte a pochi morti e feriti e al bombardamento prolungato dal cacciatorpediniere inglese Brooke che cercava di penetrare nella rada di Algeri (la nave, duramente colpita, finirà per affondare). Già nel pomeriggio alle 16, dopo un incontro col generale Ryder – dal quale i francesi sono stati accompagnati da un ufficiale inglese appena sbarcato, Randolph Churchill, figlio di Winston – si firma un armistizio locale. I combattimenti più duri – a Casablanca, a Safi, a Orano e a Port-Lyautey – durano ancora l’indomani, 9 novembre, e il giorno seguente, 10, quando si raggiunge l’accordo per il «cessate il fuoco» e Orano capitola mentre Casablanca sta per essere bombardata. In tutta l’Operazione Torch non hanno avuto alcuna parte i Francesi Combattenti di de Gaulle. Addirittura, per esplicito desiderio di Roosevelt, Churchill non ha informato de Gaulle, neppure con pochi giorni di anticipo, dello sbarco che stava per avvenire. Il futuro presidente della Francia apprende ufficialmente dell’operazione in Africa del Nord soltanto a mezzogiorno dell’8 novembre. I seguaci di de Gaulle condannano lo sbarco in Nord Africa con termini di una durezza senza precedenti: «L’occupazione da parte dei nostri alleati americani di una terra a noi costata tanto sangue», scrive il giornale La Marseìllaise, diffuso in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, «colpisce il nostro paese più gravemente dell’occupazione hitleriana dei dipartimenti francesi, perché lo colpisce nell’onore». E Churchill commenta: «Tutti noi dobbiamo portare una croce, io ho sulle spalle quella di Lorena». Giuseppe Mayda Direttiva n. 47 La Direttiva n. 47 del Führer per il comando e la difesa del settore Sud-Est dello scacchiere europeo L’8 novembre 1942, subito dopo la sconfitta di Rommel a El-Alamein, le forze angloamericane sbarcano in Marocco e in Algeria e occupano Casablanca e Algeri. L’Ammiraglio Darlan, ministro della Marina di Vichy, che si trova per caso ad Algeri, si allinea a fianco degli Alleati e ordina alla flotta francese di Tolone di raggiungerlo. Hitler reagisce immediatamente. L’Operazione Attila, prevista dalla «Direttiva 19» del Führer è subito applicata, la Francia di Vichy occupata, mentre la flotta francese, per non cadere nelle mani dei tedeschi, si autoaffonda a Tolone. Grazie a misure d’emergenza e alla complicità del governo collaborazionista di Vichy, i tedeschi riescono a sbarrare la strada agli Alleati in Tunisia, dove il generale Rommel avrebbe potuto ritirare le sue truppe dopo la ritirata dalla Libia. Ma tutto l’equilibrio
de/le forze nel Mediterraneo è cambiato e si è modificato in un momento in cui i tedeschi sono stati fermati, circondati e quasi «ibernati» sul fronte orientale. In queste circostanze Hitler lancia una nuova direttiva. In essa è riflessa la sua permanente inquietudine per la situazione nei Balcani. È un fianco vulnerabile che aveva sistemato alla meno peggio prima di cominciare la campagna di Russia e che ora, nel momento in cui l’andamento di questa campagna volge al peggio per i tedeschi, risulta di nuovo molto esposto. Quartier generale, 28 dicembre 1942 Direttiva n. 47 I. La situazione nel settore mediterraneo rende possibile in un prossimo futuro un attacco contro Creta, i punti d’appoggio tedeschi e italiani nel Mare Egeo e nella penisola balcanica. Bisogna prevedere che questa offensiva verrà sostenuta da movimenti di rivolta nei paesi dell’Occidente balcanico. L’influenza crescente delle potenze anglosassoni sulla Turchia esige anch’essa una maggiore attenzione in tale direzione. II. In base a questa situazione e al suo sviluppo in Africa del Nord, affido la difesa del settore Sud-Est, comprese le isole avanzate, al comandante della Wehrmacht «Sud-Est» che mi risponderà personalmente in quanto «comandante in capo del settore Sud-Est». Per la difesa delle coste restano in vigore i principi della Direttiva n. 40. Le forze terrestri dei nostri alleati resteranno, per lo stretto necessario e soprattutto nel caso d’un attacco nemico, direttamente subordinate sul piano tattico al comandante in capo del settore Sud-Est. Le forze di mare e dell’aria alleate saranno poi trasferite, sul piano tattico, sotto la direzione superiore degli organi di comando corrispondenti dei diversi servizi della Wehrmacht. Questi rapporti di subordinazione entreranno in vigore con un ordine speciale. Per la preparazione di questi combattimenti difensivi, al comandante superiore del settore Sud-Est incombono i compiti seguenti: 1. Preparazione della difesa sulle coste avente, come centro di gravità, il Dodecaneso, Creta e il Peloponneso, che devono essere organizzati e fortificati (ad eccezione di Mitilene e di Chio); 2. Pacificazione definitiva delle retrovie e annientamento dei ribelli e delle bande d’ogni sorta, in collegamento con la 2ª Armata italiana; 3. Preparazione di tutte le misure che si riveleranno necessarie in caso di attacco nemico con l’aiuto o il consenso della Turchia contro i Balcani; tali misure dovranno essere prese d’intesa con il comando superiore bulgaro. Inoltre, il comandante in capo del settore Sud-Est organizza per tutto il settore tedesco: il coordinamento dei movimenti e dei trasporti marittimi nel Mare Egeo, compresa Creta, e la loro sicurezza; l’approvvigionamento per via marittima o terrestre di tutte le unità tedesche impegnate nel settore Sud-Est secondo le loro richieste e in funzione del tonnellaggio disponibile per questo scopo; la decisione su tutte le questioni di coordinamento per l’organizzazione dei trasporti e delle trasmissioni nel settore Sud-Est, riguardante, le tre armi della Wehrmacht. III. Organizzazione del comando A) Nel settore tedesco: 1. Il comandante in capo del settore Sud-Est è il più alto rappresentante della Wehrmacht ed esercita pieni poteri nei territori occupati dalle truppe tedesche. Con-
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Anche a Port-Lyautey e a Safi le operazioni di sbarco sono portate rapidamente a<br />
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decisa e si arrivi – per la prima e ultima volta in tutta la Seconda Guerra Mondiale – ad<br />
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infatti, lo Jean Bart, che è immobilizzato nel porto, alle 7 comincia a sparare sulla<br />
corazzata Massachusetts e un aereo da caccia francese, che tenta di intercettare un<br />
bombardiere americano, viene abbattuto dalla contraerea delle navi in rada. Anche a<br />
Orano i francesi resistono e rispondono prontamente allo sbarco: due incrociatori inglesi<br />
che trasportano fanteria americana – l’Hartlord e il Walney – sono affondati mentre<br />
stanno dirigendosi al porto; le vittime sono oltre duecento.<br />
Soltanto ad Algeri, grazie anche alla cooperazione effettiva organizzata tra le autorità<br />
americane (Murphy) e il fronte clandestino francese, lo sbarco evita di tramutarsi in una<br />
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al bombardamento prolungato dal cacciatorpediniere inglese Brooke che cercava di<br />
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pomeriggio alle 16, dopo un incontro col generale Ryder – dal quale i francesi sono stati<br />
accompagnati da un ufficiale inglese appena sbarcato, Randolph Churchill, figlio di<br />
Winston – si firma un armistizio locale.<br />
I combattimenti più duri – a Casablanca, a Safi, a Orano e a Port-Lyautey – durano<br />
ancora l’indomani, 9 novembre, e il giorno seguente, 10, quando si raggiunge l’accordo<br />
per il «cessate il fuoco» e Orano capitola mentre Casablanca sta per essere<br />
bombardata.<br />
In tutta l’Operazione Torch non hanno avuto alcuna parte i Francesi Combattenti di de<br />
Gaulle. Addirittura, per esplicito desiderio di Roosevelt, Churchill non ha informato de<br />
Gaulle, neppure con pochi giorni di anticipo, dello sbarco che stava per avvenire. Il<br />
futuro presidente della Francia apprende ufficialmente dell’operazione in Africa del Nord<br />
soltanto a mezzogiorno dell’8 novembre. I seguaci di de Gaulle condannano lo sbarco in<br />
Nord Africa con termini di una durezza senza precedenti: «L’occupazione da parte dei<br />
nostri alleati americani di una terra a noi costata tanto sangue», scrive il giornale La<br />
Marseìllaise, diffuso in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, «colpisce il nostro paese più<br />
gravemente dell’occupazione hitleriana dei dipartimenti francesi, perché lo colpisce<br />
nell’onore». E Churchill commenta: «Tutti noi dobbiamo portare una croce, io ho sulle<br />
spalle quella di Lorena».<br />
Giuseppe Mayda<br />
Direttiva n. 47<br />
La Direttiva n. 47 del Führer per il comando e la difesa<br />
del settore Sud-Est dello scacchiere europeo<br />
L’8 novembre 1942, subito dopo la sconfitta di Rommel a El-Alamein, le forze angloamericane<br />
sbarcano in Marocco e in Algeria e occupano Casablanca e Algeri.<br />
L’Ammiraglio Darlan, ministro della Marina di Vichy, che si trova per caso ad Algeri, si<br />
allinea a fianco degli Alleati e ordina alla flotta francese di Tolone di raggiungerlo. Hitler<br />
reagisce immediatamente. L’Operazione Attila, prevista dalla «Direttiva 19» del Führer è<br />
subito applicata, la Francia di Vichy occupata, mentre la flotta francese, per non cadere<br />
nelle mani dei tedeschi, si autoaffonda a Tolone.<br />
Grazie a misure d’emergenza e alla complicità del governo collaborazionista di Vichy, i<br />
tedeschi riescono a sbarrare la strada agli Alleati in Tunisia, dove il generale Rommel<br />
avrebbe potuto ritirare le sue truppe dopo la ritirata dalla Libia. Ma tutto l’equilibrio