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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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scrivevo da scuola, ricevevo sempre una lettera in risposta benché fosse Primo Ministro<br />

e impegnato in cose molto più importanti. Ho avuto con lui un rapporto molto affiatato,<br />

e rimpiango il fatto che la gente lo rappresenti nelle statue come un uomo molto duro,<br />

crudele, quasi come un mostro. Per me era la persona più gentile, educata, sagace,<br />

divertente e spiritosa con cui fossi mai stato».<br />

«Nelle critiche che gli vengono rivolte, si dice che era un grande capo in guerra ma non<br />

in pace. È vero?».<br />

«In un certo senso sì. Ma bisogna considerare che mio nonno è stato Primo Ministro<br />

durante la guerra. E poi, dal 1951 al 1955, quando ormai aveva quasi ottant’anni. E<br />

quello fu un periodo di grande pace, di prosperità che aumentava rapidamente per la<br />

Gran Bretagna. L’unico mio rimpianto è che il nonno non era più abbastanza giovane e<br />

abbastanza vigoroso da poter portare l’Inghilterra nella Comunità Europea».<br />

«Durante il conflitto ci furono dei momenti fondamentali. Potrebbe dirci qualcosa per<br />

ricostruire lo stato d’animo e le reazioni di Churchill in alcune circostanze determinanti?<br />

Per esempio quando cadde Parigi».<br />

«Fu per lui un grande shock. Ma l’emozione era arrivata il mese prima con l’invasione<br />

dei tedeschi a Sedan, dal 14 al 15 maggio 1940. La notizia venne accolta con stupore<br />

da mio nonno e da molta gente che apprezzava l’esercito francese, e non si rendeva<br />

conto di come fosse crollato con tanta rapidità».<br />

«Suo nonno temeva che la Gran Bretagna fosse invasa?».<br />

«Sì. Hitler aveva piani precisi. Aveva ammassato una grande flotta di navi a fondo piatto<br />

nei porti del Canale della Manica che si affacciavano sull’Inghilterra, e se fosse stato in<br />

grado di raggiungere la superiorità con le sue forze aeree, avrebbe potuto far salpare la<br />

sua marina per l’invasione».<br />

«E come visse i mesi della grande battaglia aerea nell’estate del 1940?».<br />

«Credo che quei duelli, con Dunkerque, furono i due momenti fondamentali della nostra<br />

guerra. Dunkerque fu un’operazione estremamente riuscita. Tutti gli ufficiali e gli uomini<br />

vennero portati in salvo in Inghilterra. Se avessimo perso quell’esercito non ci sarebbero<br />

rimaste forze militari addestrate a difendere l’isola. La battaglia aerea della Gran<br />

Bretagna fu egualmente decisiva perché Hitler non poteva permettersi di far avanzare le<br />

sue truppe attraverso la Manica senza la sicurezza in cielo».[…]<br />

«Churchill parlando dei piloti della battaglia d’Inghilterra disse che mai nella storia del<br />

conflitto umano fu dovuto, da molti, a così pochi. L’azione della Royal Air Force fu<br />

davvero determinante?».<br />

«Fu un periodo decisivo della guerra, perché se Hitler non avesse potuto piegare gli<br />

inglesi in quel momento, sarebbe stato destinato a perdere tutto. Così l’avvenire del mio<br />

paese stava nelle mani di quei giovani piloti di 18, 19, 20 anni al massimo.<br />

Ad un certo punto avevamo tutte le nostre riserve nel cielo e se i tedeschi avessero<br />

insistito nell’attacco solo due giorni di più, ci saremmo trovati in una situazione in cui gli<br />

aerei, trovandosi sulle piste per essere riforniti, sarebbero stati bombardati».<br />

«Che parte ebbe Churchill nello sviluppo della operazione militare in Africa?».<br />

«Si prese la responsabilità di mandare in Africa una intera armata al tempo in cui<br />

minacciavano di invaderci».<br />

«E che rapporto aveva con Montgomery?».<br />

«Ottimo. Lo ammirò enormemente come comandante. Molto spesso doveva scusarsi<br />

per lui con Eisenhower e appianare le divergenze tra i due, perché Montgomery era un<br />

grande generale ma non molto diplomatico».<br />

«Che cosa rappresentò El-Alamein nello svolgimento della guerra?».<br />

«Significò la prima vera sconfitta dell’Asse. Un mese più tardi arrivò Stalingrado e con<br />

queste due vittorie la fiducia di Hitler venne a mancare».

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